Poesie d'Autore


Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
In verità non so per chi diamine torni questa
luna balorda sui suoi passi al villaggio, ricade sulle mie
spalle mi dice la mamma, guarda davanti all'ufficio
postale, come fa penzolare l'edificio quasi fosse un sofà
giallo dal palo del telegrafo, come ha addentato due
falangi dei pioppi che costeggiano la stecconata, come ci ha
guardati fisso mimando il volto, orribilmente desolato,
del portalettere Mircicâ che è sottoterra, bell'e
morto, cioè trapassato, da quasi tre anni,
e, pian pianino, se n'è andata su, fin oltre l'abbaino
e ora spande un tuorlo d'uovo flaccido
sopra il tetto della casa.
Composta venerdì 15 maggio 2015
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    La strada vaga in calze di cemento i cani con
    lo zufolo di cera le erbacce rovi­stan­dosi nelle tasche,
    col paltò sulla schiena per scap­pare dal paese mentre
    il vento al di sopra del gra­no­turco avanza col carro fune­bre un
    imbal­lag­gio ad un piano con tende di pelle di pollo
    e a sua volta il con­ta­bile Ilie mor­dic­chiando la pel­li­cina delle unghie
    con i denti della bocca di chiunque mi dice:
    signora mia, fatti i cazzi tuoi l'estate
    ti sputa nel caffè fatti una doccia
    fredda, dav­vero, fai qualcosa.
    Composta venerdì 15 maggio 2015
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Alla sera
      Ogni albicocca
      Caccia in pancia
      Un sassolino
      Ad un' altra anche
      Noi due terzi
      Di tutti i gatti
      Si sentono nel
      Quinto anno di vita
      Camminano ariosi nell'incognito - In borsette
      Giusto ancora i capelli e dalla diga ferroviaria
      S'avventura la luna per lo stadio
      Come un pallone in casa ha con sé 11 unghie
      Fissate ad una corda guarda
      Ho un "faible" per il numero 3.
      Composta venerdì 15 maggio 2015
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La parola perduta

        Non so più
        dove cantano gli uccelli
        o
        se c'è un pianto nel mare
        dove gli angeli del profondo
        scrollano via tremando il divino terrore
        d'essere rapiti nell'aria -

        Non saprò mai
        se i voraci desideri
        questi pesci-spada
        che trapassano
        meraviglie dell'anima dolcemente sgusciate
        si consumano nell'ardente mandorla della terra
        e se con un soffio l'universo offeso
        nel volgere di una notte
        non ha spento la mia luce nera

        perché di nuovo ho perduto dormendo
        una parola d'amore.
        Composta giovedì 14 maggio 2015
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Perché mai questa tristezza?
          Questo completo defluire del mondo
          Perché nei tuoi occhi
          gocce di luce,
          la luce di cui si compone il morire

          Leggeri scivoliamo giù per questa ripida roccia dell'orrore

          essa ci guarda con le morti pregne di stelle
          con queste placente irrigidite nella polvere
          nelle quali fluiva il canto degli uccelli
          mentre il labbro seppelliva il vino del linguaggio

          O raggio che ci hai risvegliato:
          come hai potuto prendere tra le tue braccia
          che sempre più oscurano ogni patria
          il nostro farci-stanchi
          come hai potuto poi lasciarci soli nella notte.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Con labbra rosse di tempo

            Nel mare è maturata la bocca
            le cui parole qui la sera ridice
            al cospetto dei suoi paesi.
            Mormorando essa le ridice
            con labbra rosse di tempo.

            Bocca, che evocarono le maree,
            nel mare in cui natava il tonno
            nello splendore
            che irraggia dagli uomini.

            Argento del tonno toccato dal raggio,
            argento specchiante del tonno:
            improvvisa agli occhi riluce
            la seconda, la migrante
            aureola
            delle fronti.

            Argento ed argento.
            Doppio argento del profondo.

            Rema con la barca fin laggiù,
            fratello.
            Lancia le tue reti,
            fratello.

            Tiralo su,
            gettalo nelle nostre case,
            gettalo sulle nostre tavole,
            gettalo sui nostri piatti -

            Guarda, le nostre labbra si fanno turgide,
            anch'esse rosse di tempo come la sera,
            mormoranti anch'esse -
            e la bocca sorta dal mare
            già emerge
            al bacio infinito.
            Composta sabato 9 maggio 2015
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