Poesie d'Autore


Scritta da: Ludo Criacci
in Poesie (Poesie d'Autore)

Povera Italia

Al giorno d'oggi tutto è precario
lavoro non esiste, è solo un calvario
sogni infranti, speranze recise
progetti nulli, famiglie divise
genitori separati, politici corrotti
carceri affollate, poveri galeotti
giovani sbandati, donne malmenate
casalinghe povere, mignotte ben pagate
scandali vergognosi, malcostume dilagante
chi troppi vestiti, chi senza mutande
manager faccendieri, pensionati accattoni
leggi inique, sindacati coglioni,
stupri, violenze, reati mafiosi,
quelli dei crimini atroci ed odiosi,
vite affermate, vite di stenti,
disordini, caos, ed altri mille tormenti.
Dov'è il frutto di tanto impegno
profuso dai Padri col loro contegno
tanto di sforzi, tanto di mazzo
a cosa è servito in quest'Italia di cazzo!?
Composta venerdì 31 maggio 2013
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Gabriella Stigliano
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La campana della sera

    Fuggiva la barca sull'onda fuggitiva;
    la notte allungandosi in pacifica sera
    alla luna in cielo pallida, meditativa,
    fornica un dolce riparo nel suo abito nero;

    Nella brumosa lontananza una campana lamentosa
    sospira il pio suono dal campanile del maniero;
    scorre all'orecchio attento il santo rumore,
    come un'ombra che a tratti l'occhio crede d'intravedere;

    Alla devota voce la docile navicella
    sull'onda fremente s'arresta, vacilla,
    e sul flutto dormente, senza svegliarlo, s'assopisce;

    Mosso il nocchiero da una mano rude e degna
    curva la fronte rugosa, devoto si degna,
    e riprende la barca verso il porto il cammino.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Zio Steve
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Un album il mio passaporto
      Ed una valigetta di colori

      I miei sono disegni,
      il mio non è dipingere,
      mi piacerebbe, ma non lo è.

      Tracciare le linee essenziali
      Di ciò che vedo,
      sarebbe complicato;
      soprattutto,
      la vera difficoltà,
      è nell'essenziale stesso.

      Pastelli,
      acquerelli,
      colori a cera,
      per tecniche
      di un repertorio dell'infanzia.

      Prendo un foglio
      E vedo una balena;
      spruzza acqua,
      il blu diluito con il bianco
      ora è azzurro,
      acqua limpida e fresca,
      per questo caldo.

      Se devo disegnare il cielo,
      vedo nuvolette bianche,
      l'azzurro diventa blu
      con piccole stelline
      ed una mezza luna.

      Un Sole grande grande,
      su qualche collinetta
      ed una casetta
      che sembra non cambiare mai,
      come il mistero che la avvolge
      da sempre,
      di cosa ci sia dentro di essa
      e quel viale che parte dalla casetta,
      percorrendolo all'inverso,
      dove conduce?

      E vola qualche foglio
      Del mio album
      Nella stanzetta
      Di un bimbo iraqeno,
      di un bimbo afghano,
      di un bimbo libanese,
      di un bimbo....
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Zio Steve
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Lenox Avenue, Park Ave
        Long Island I see you baby
        Jamaican Ave, Queens
        KRS, let's go!

        Krs One, New York New York

        Linea F

        Un sassofono
        Accende, spegne e poi riaccende
        Le finestre di questi
        Colossi contemporanei;
        Queensborough Bridge,
        Chinatown,
        Lettle Italy,
        l'"Urlo" Allen Ginsberg;
        blues nella downtown,
        Blecker Street,
        Terra Blues,
        Billie Holiday,
        Peggy Lee,
        Ruby Dee,
        Aretha Franklin,
        Dixie club, Colombous Circles,
        Cetral Park,
        Ellis in Wonderland,
        streets ad avenues,
        colori primari,
        colori impuri
        Piet Mondrian;
        MOMA,
        dripping,
        Jackson Pollock,
        Met,
        Frick Collection;
        afroamericani riempiono il cielo
        dalle chiese di Harlem,
        Malcolm X,
        RAP,
        Grandmaster Flash,
        Melle Mell,
        Furious Five,
        Kurtis Blow,
        Marley Marl,
        Salt and Peppa,
        Stetsasonic,
        Africa Bambaata,
        Vanilla Ice,
        B. I. G.
        KRS One,
        "if you don't stop [...]"
        Public Enemy;
        Fà la cosa giusta,
        Spike Lee,
        Il Cloisters (ricorda i versi di Borges)
        Washington Bridge,
        Broadway,
        Chorous Line,
        BB King pub and grill;
        City Hall, Brooklyn Bridge,
        York Street,
        Flatbush,
        Prospect Park,
        New York New York,
        cielo caleidoscopico,
        uno scratch,
        spray,
        un breacker.
        Different Strokes,
        I Jefferson,
        Fat Albert and the Cosby Kids,
        Keat Haring,
        Basquiat,
        Mapplethorpe,
        Lucio Amelio,
        Velvet Underground,
        Warhol;
        Dal Queens
        L'Exultet della periferia
        Sui muri di una vecchia fabbrica
        Ai piedi della City Bank,
        Electric Boogaloo,
        Wild Style;
        Metropolis, Fritz Lang,
        Manhattan, Woody Allen,
        tra i boondocks e l'oceano
        Coney Iseland
        e gira una ruota panoramica
        lasciando la scia di un taxi giallo.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Zio Steve
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Residui di saggezza popolare

          Percorro la strada che mi conduce a casa,
          percorso scandito dal lavoro, di una segheria;
          si sente un martello picchiettare.
          Antichi casali,
          stemmi dei Sanseverino sui portali,
          due stemmi, mi ricordano la Pietra del Sole,
          forse un culto apotropaico d'oltre Oceano,
          portato dai coloni.
          Un casale diventato poi,
          l'abitazione di Antonio Villari.
          Dal mio balcone,
          un albero di pepite di Amalfi,
          il campanile avverte, l'inizio della Messa;
          residui di saggezza popolare,
          seduti alle panchine,
          dove si innalza la chiesetta dedicata a Sant'Andrea;
          all'interno, una tela di Angelo Michele Ricciardi;
          nella piazzetta,
          un tiglio squarciato nel ventre, dal tempo,
          quanti bimbi ha visto uscire da scuola,
          quante parole di amici e di innamorati,
          ha conservato nel suo ventre dalla placenta di brina e resina,
          dove è collocata una Madonnina.
          Un colonnato di castagni, di quel che resta di un bosco.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Zio Steve
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            La zattera di filoni e vergelle

            Gli archivi sono vita,
            tra fogli e polvere,
            il tempo non è fermo,
            è in continuità,
            sudore, forse lacrime.
            Cerco in un faldone,
            come in un forziere,
            c’è una lettera di un emigrante.
            Attraversa l’oceano
            per “trovare l’America”,
            lasciando una scia di sacrificio,
            una scia che lo avvicina
            a chi aspetta
            all’altra sponda.
            Leggo, un’altra lettera,
            si rinnova in me,
            il tremore della voce,
            di chi pronunciava queste parole,
            mentre le scriveva.
            Emigrato in Argentina,
            qualche parola in spagnolo,
            quiero,
            falta.
            Un sospiro,
            lo sguardo nel buio,
            fissa il cono di luce della lampada,
            ritorna alla lettera,
            accanto c’è la foto dei bambini,
            la mano tra i capelli,
            un altro sospiro,
            deglutisce,
            un sorriso.
            Ritornerò,
            sto bene,
            non ti preoccupare,
            ti aspetto,
            tornerò presto,
            ti voglio bene,
            ti amo,
            salutami i bambini,
            a presto.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Zio Steve
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Incontri animati

              Io e Dorothy in mezzo al bosco,
              a cercare le scarpette rosse.
              Il grillo parlante istruisce il nostro percorso,
              il gufo Anacleto vola su di noi.
              Uomini di latta in cerca dell’amore,
              lungo il cammino.
              Una casetta di marzapane,dolce tentazione.
              Il Bianconiglio ha tanta fretta,
              due porcellini senza casa,
              per aver disobbedito al terzo.
              Fermiamoci qui, in questa casetta,
              due ciotole piene ed una vuota,
              Riccioli d’oro dorme di sopra,
              Corriamo! Prima che arrivino i tre orsi.
              Dalla palude scandisce il tempo,
              il tic tac di una sveglia
              inghiottita da un coccodrillo;
              si sente la musica di una band di gatti,
              101 cuccioli ci fanno compagnia.
              Eccoci giunti al mare,
              un pescecane enorme,
              ha nel suo stomaco, il piccolo Pinocchio.
              Torniamo indietro,
              c’è un grande castello,
              è mezzanotte, Cenerentola scappa via,
              Semola ha estratto la spada dalla roccia.
              Uno Stregone dal cappello stellato,
              anima una ramazza.
              Un principe scambia il suo ruolo con un povero,
              Dumbo troppo timido inciampa su un orecchio.
              Le scarpette rosse erano solo un pretesto,
              per cominciare quest’avventura,
              che potrebbe continuare,
              lascio spazio ad Alice e ad Andrea
              per poterlo fare.
              Buon viaggio!!!
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Zio Steve
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Sure di zucchero

                Ho pregato,
                ho affidato la mia anima ad Allah,
                il mio corpo non ha avuto scelta
                qui, su questa terra.
                Guardo dalla finestra, c’è una grande Cupola,
                la sua convessità
                è interrotta da tante sfaccettature;
                il vetro diventa opaco d’improvviso,
                tante notti di tante lacrime,
                colmano i miei occhi.
                La mia vita avrebbe potuto avere la convessità
                di quella Cupola,
                avere un movimento ciclico,
                cercare un lavoro,
                scegliere un uomo.
                Forse, la mia vita,
                avrebbe potuto avere tante sfaccettature,
                come quella Cupola
                che vedo dalla mia finestra.
                Sembra la metà
                di un grande limone d’Amalfi,
                terra evidenziata dal mare, come la mia.
                Come un limone, intenso profumo,
                insito nella preghiera e del mio essere donna,
                succo amaro,
                addolcito da Sure di zucchero.
                Magari, sarei potuta essere un’ape,
                dolce e maliziosa,
                ronzare, pungere chi mi pare,
                libera di poter scegliere il mio fiore;
                usare il mio burka come un aquilone.
                Alzo gli occhi,
                tutto è più chiaro,
                una mezza luna sulla sommità della Cupola
                mi rassicura,
                posso ancora scegliere per la mia anima,
                scegliere di affidarla ad Allah.
                Una pesante mano
                Mi scuote la testa,
                cade un velo che mi copre anche gli occhi.
                I miei occhi,
                cosa potrebbero raccontare,
                delle lunghe conversazioni con il mio Etereo Sposo.
                la mia mente si confonde
                con la preghiera dell’Imam,
                che si diffonde dappertutto.
                La mia anima è al sicuro, così anche il mio corpo.
                Il mio Sposo tiene il mio capo poggiato al Suo petto,
                la pesante mano, diventa una candida carezza
                sotto il velo, mi accarezza i capelli.
                Ho pregato,
                Prego ancora.
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Zio Steve
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Dimmi tiresia [...] la conoscenza è distanza che separa la fatica di conoscere
                  è più grande fatica di essere creduti?
                  Tu che dimentichi e ricordi e poi dimentichi
                  e così purifichi
                  a che mi servirà sapere
                  vinicio capossela marinai, profeti e balene (2011) dimmi tiresia
                  ... e intanto il treno va...

                  uno sconfinato prato verde,
                  un cielo blu reso azzurro,
                  da tocchi di bianche nuvole, di zucchero filato,
                  mescolati, danno agli occhi,
                  il giallo dei campi di girasole,
                  che sotto l'egida del sole,
                  sembrano fondersi come candele.
                  Piccole casette, come briciole di cioccolato,
                  sembrano sciogliersi, sotto lo scettro del sole.
                  Sembra, il tocco del pennello,
                  del più grande artista dell'universo.
                  Tutto è giustapposto, persino qualche serra,
                  sembra faccia parte di questo melodico contrappunto,
                  magnifico spartito mozartiano.
                  Una casa, poi di nuovo il prato,
                  una serra, ecco di nuovo il grano,
                  punctum contra punctum,
                  spighe, fiere, sull'attenti,
                  nella loro corazza splendente,
                  i loro chicchi, come piccoli diademi,
                  in questo interminabile campo, dorato e incandescente.
                  Profumi circondano, questa cattedrale naturale,
                  odori estatici simili a quelli dell'incenso.
                  Un falco con le sue ali, fa piccoli tagli a questa tela,
                  è lui il principe di questo regno.
                  Lepri si rincorrono, in un'eterna acchiapparella,
                  battono con il loro salti, la terra arida.
                  Danno un ritmo, a questo torpore estivo.
                  Si dà inizio a danze tribali, le lepri con i loro giochi,
                  come colpi su di un tamburo,
                  girano intorno al fuoco eterno,
                  il sole.
                  E intanto la mente va,
                  il cuore va,
                  l'anima va,
                  e intanto il treno va.
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: Zio Steve
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    Storia e farfalle colorate

                    Minuscoli paesi della Bosnia,
                    tra montagne di cartapesta e corsi d'acqua
                    che massaggiano l'udito.
                    Stradine sinuose,
                    come i sentieri dinnanzi le casette,
                    nei disegni dei bambini.
                    Case in blocchi di pietra, come cubetti di zucchero
                    e tetti con piccole tegole rosse.
                    Piccoli bar, dove all'ombra siedono gli anziani;
                    donne affaccendate, vanno su e giù per le strade.
                    Il tempo scorre lentamente,
                    lo straniero viene osservato con curiosità.
                    Comignoli sbuffano un morbido fumo bianco,
                    simile a schiuma;
                    terra che non è mai sazia del Sole,
                    nessuno lamenta questo torpore,
                    anzi, sembrano attirati,
                    gli appartiene, corrono a nutrirsi
                    di questa esplosione, una filigrana di raggi,
                    attirati come un'ape al suo fiore.
                    Antiche civiltà, sulla collina,
                    hanno lasciato, un piccolo castello;
                    anch'io l'ho costruito, tempo fa,
                    sul fresco pavimento della mia stanza.
                    Ora sotto i miei piedi
                    sento salire, diretto al nucleo della mia anima,
                    fino a raggiungere la mia crosta terrestre
                    un caldo che non soffoca,
                    anzi, mi scuote dentro,
                    come il furore, che rende sempre più appassionati;
                    la sconfinata orbita,
                    raggiunta dopo un bacio o una carezza.
                    Terra calda, di questa campagna,
                    inondata da una cascata d'oro.
                    Non lontano dal centro,
                    monoliti, con ominidi muniti di arco,
                    pronti alla caccia;
                    su quanta Storia, i miei piedi mi conducono,
                    le gambe sono instabili per l'emozione.
                    Qualcosa di incandescente, corre lungo la schiena
                    e mi ricorda il Cilento.
                    Stolac, Ottati, Mostar,
                    storia e farfalle colorate;
                    a Jaice cade una limpida pioggia;
                    si abbraccia la cascata con il fiume,
                    brancusiano bacio terra e acqua;
                    acqua del cielo si mescola a quella della terra;
                    castello interiore,
                    Santa Teresa d'Avila,
                    calda Reminiscenza,
                    che trova refrigerio, nelle acque della Neretva,
                    come un purificante Giordano;
                    la storia ha solcato la terra,
                    sono evidenti le radici,
                    come il solco che a Sant'Angelo
                    ha lasciato il Fasanella,
                    come quello che il Sebeto
                    a Napoli ha scavato il suo vallone
                    La civiltà fa da perno,
                    alla musica Naturale che c'è intorno,
                    come un Derviscico volteggiare,
                    un rilassante carillon,
                    una ninna nanna di zenzero,
                    in una magica notte dal cielo pentagrammato,
                    le note di un'arpa, in un chiostro antico.
                    Vota la poesia: Commenta