L'amore per un posto è un affetto intimo. Ti possiede con tatto e ti preserva in ricordi che nulla, potrà cancellarli. È come un nido che sfida Scotland Yard coi mattoni rossi, oh my Bridal Suite guarisco a Londra m'è felice il petto solo baciando le nuvole pioggia o sole o api nelle arnie esposte sul piccolo terrazzo meraviglia s'incipria il viso con stemma nobile
basta un cioccolatino sul guanciale
e ti senti un fiore...
Ti porterò nei miei pensieri sempre e tornerò perché è come tornare a casa. L'ora del Tè nel salottino bohème, tonerò a girare l'angolo della strada mirando ai torrioni rossi, sarò come sposare la direzione giusta della sorte sempre. Good Morning Lady e s'apre sul marmo bianco un sorriso, giornata carica di luce e di affari. Polpa di fiori ovunque nei grandi vasi, che bellezza! Già mi manchi. Oggi ti penso.
Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco verso un paese di silenzio e di quiete: e presto anch'io dovrò preparare al viaggio le mie spoglie mortali.
O care foreste di betulle! E voi campi, sabbie delle pianure! Davanti a questa folla di emigranti non riesco a frenare la tristezza.
Forse ho creduto troppo qui nel mondo a ciò che veste l'anima di carne. Pace sui pioppi che l'ombrello dei rami hanno specchiato dentro l'acqua rosa.
Quanti pensieri chiusi nel segreto, quante canzoni composte a bassa voce: ma sì, felice sono in questo nero universo d'ogni respiro, d'ogni cosa vissuta.
Tu sai quello che ancora io non so l'inutile riposo della notte, la pace che spande la sua morta luce nelle taverne vuote, i borghi uccisi dalle ruspe. Le nude camelie nel terriccio, come rosari abbandonati dalle vecchie, altra stagione vogliono dirci. Ritorna il tempo della pesca: famelico, tu aneli con sacrale riverenza, nell'agonia d'un amo o d'una lenza, qualche sarago pizzuto. Non sa nulla la bestia marina d'una morte di buon mattino. Spera la fuga col fermo colpo d'una mascella nel mare sorrentino. Non sa che dietro ad ogni desiderio della vita c'è già la morte tutta della terra tu sai quello che ancora io non so le cose che io solo nomino e sono il mondo.
Sembra una suola che si stia scollando, il sorriso del vecchio senza denti o è un pianto con gli stessi sentimenti e non ricorda più se è maschio o donna e la sua pelle gialla è pane secco e per non esser solo nel dolore si guarda nello specchio mentre muore.
Di tutto restano tre cose: la certezza che stiamo sempre iniziando, la certezza che abbiamo bisogno di continuare, la certezza che saremo interrotti prima di finire. Pertanto, dobbiamo fare: dell'interruzione, un nuovo cammino, della caduta un passo di danza, della paura una scala, del sogno un ponte, del bisogno un incontro.
L'immaginario ha un torso di legni a contatto col sole e vicino alla fiamma ammazzo il tempo lungo le rive del fiume per assorbirne il senso ho ragione di credere ci siano fantasmi che si specchiano in queste acque tu mi hai mai visto così? così innamorato da avere paura? all'oste ubriaco non dare la bere l'acqua così come al sognatore non dire non dire dove guardare chiamami alza la mano sopra le teste dei passanti _ ancora non ti vedo c'è una buganvillea che azzarda un fucsia stridente contro le case ah i fiori _ i fiori sono il passato e il presente di tutti i grandi amori che si legano nella memoria ai loro profumi
a volte sopra gli scogli della vita si abbattono tempeste li smussano ma non cancellano quell'ostinazione con ci guardano al re oceano dotto di orgoglio oh no gli scogli sono soldati passivi per scelta di natura come i poeti che da insonni difendono gli ideali
a sto petto oggi mancano gli abbracci quanta Pandemia servirà per ricordarci la morte ho un mazzo di violette prese dai vasi del terrazzo ma non ho il coraggio e il piccolo diavolo in me ghigna oh traditore...
c'è un genuflesso gargoyle che non teme la storia ha l'ardire di contrastare l'incendio del proprio corpo se Parigi non fosse Parigi ma un villaggio qualunque – ti direi scappa da ma ma tu resta _ questa è la città dove persino le nuvole contemplano l'amore dove persino i tetti sono colorati e la bocca delle metro invitano a cercarsi gli alberi sono muti non dicono niente verde è qualunque cosa abbia linfa mi duole poco di loro ma il fiume mi ricorda quando mi sei vicino e mi stringi ecco il senso delle guglie sopra un Duomo ecco il senso dei sogni nel profondo immaginario ecco il senso dei Gargoyle quando in strada cammina la morte noi siamo come gli angeli in missione che non hanno mai visto il volto di Dio ma concepiscono bene l'amore
mi andrebbe del caffè ma i bar sono chiusi mi andrebbe del vino mai bistrot sono chiusi stessa cosa vale per tutto in tutto il mondo ma io ho fame ma io ho sete e voglio farlo mentre la gente cammina e ride mentre corre e si dispera voglio sognare mentre ti osservo il corpo mentre lo faccio mio mentre mi chiami _ ti ricordi il mio nome? ti ricordi che eri felice? il mio blasone va di moda solo tra i strafatti lo tengo solo per ricordarmi da dove vengo e dove voglio andare strade che mai vorrei finissero vuote quanta bellezza sprecata solo per gli occhi delle statue di pietra
sono forse accecato da nostalgia? come un cane per il proprio padrone come una Bastiglia per i suoi rivoluzionari le donne... dicono gli altri... meglio se sono silenziose no! io voglio che parli che vivi che canti che imprechi che ami silenzio è solo per la tomba
Eiffel faro spento faro triste senza traffico primavera per insetti felici noi – ammalati come in guerra una città vuota che chiama libertà quattro pareti e i loro soffitti sono un marziano – non mi contagia il male e ti amo questo dirò alla storia quando si tornerà in strada questo dirò al bicchiere di vino loquace all'oste ubriaco che non vorrà l'acqua gli dirò che tu parli che tu ami ora aspetto... violette... un fiume senza barche e il cielo terso
io non voglio essere un angelo voglio essere un uomo ogni giorno per il tempo che mi resta potere amare e dire come l'acqua del fiume ai romantici - la mia storia
Milky Way Man
noccioline cosmiche nelle teste dei malati di stelle notti di Luna cicciona splendente per le noccioline cosmiche nelle teste dei malati di stelle tenebra gotica mi trascino verso il tuo cuscino posso baciarti con tutti i fantasmi che danzano pirati su quest'isola di mortali chiamata Tortuga nella Via Lattea le tenebre della Terra sono un nodo per folli
assenzio sulle tue labbra lacrimo amore verrò domani mattina suonerò alla tua porta _ tu apri ci sono i giardini in fiore le strade formicolanti ti nasconderò in un bar per guardare la tua bellezza finché il caffè diventerà freddo le brioches perderanno il gusto e tu sarai più dolce le daremo in briciole agli uccellini la tua faccia sarà sorpresa e io mi sentirò un eroe
notti di noi prigionieri a fare staffetta con le ombre die mobili a rispolverare libri con copertine usurate finché gli occhi trasgrediscono alla storia per cercarsi altre mete in aria nel vuoto altrove
vengo da te mi arresteranno al confine del comune mi segnaleranno per ribelle rischierò il carcere ma sono bugiardo rischiare la tua vita per un mio ghippo di solitudine – jamais! troubadour in chioccia a casa col cuore sciroppo d'acero istigo alle api non sarò altro oggi per te
alla vita ritornare insieme vedere gente ascoltare i rumori e rubarti baci nei momenti più strani mentre il mondo avrà altro da fare da scrivere per il proprio destino oh prego che passi in fretta sta notte la Luna resterà al giorno come il sonno agli insonni saremo gazzelle romantiche in un giardino beato con tutto quello che hanno creato i poeti per amarci
notti di luna cicciona oh mia musa cantami dolce tornerò dal silenzio dei muri al tuo dormire quieto per un abbraccio.
Di primavera siete orditi, o amanti; di vento e d'acqua e terra e sole orditi. La montagna nei vostri petti ansanti e dentro gli occhi i campi rifioriti,
esibite una mutua primavera, di dolce latte impavidi e insaziati, ch'oggi v'offre la lùbrica pantera, prima che, torva, sul cammino guati.
Muovetevi, se l'asse della terra verso il solstizio dell'estate aberra – verde il mandorlo e vizza la violetta,
sete vicina, fonte non lontano – verso la sera amabile e perfetta con la rosa di fuoco nella mano.
Un giorno mi sorprese la primavera che in tutti i campi intorno sorrideva. Verdi foglie in germoglio gialle rigonfie gemme delle fronde, fiori gialli, bianchi e rossi davano varietà di toni al paesaggio. E il sole sulle fronde tenere era una pioggia di raggi d'oro; nel sonoro scorrere del fiume ampio si specchiavano argentei e sottili i pioppi.
Luna da mangiare da uno stagno stellato, in acque nere e argento, nuota poesia, un tuffo per toccare gli abissi celesti, mentre il mondo va in amore... oltre.
C'era una volta il coronavirus era una mosca rossa dispettosa in ogni mossa e il suo ronzio era fastidioso disturbava tutto ciò che era gioioso perché voleva un mondo noioso. Svolazzava su ogni cosa e seccava pure una rosa tanto era odiosa. Voleva catturare gli uomini per metterli nella sua prigione dove non esiste emozione. "Non dovete vedere arcobaleni" – diceva - "perché è meglio un mondo di veleni". Allora, giunse un gigante buono e del cuore si sentiva il suono. Era tutto colorato giallo, bianco, nero e aveva il mondo disegnato ed era pure "mascherato". Il coronavirus intimorito chiese: "dove va buonuomo così vestito?". "Voglio far volare il mondo come un aquilone" – rispose il gigante buono - "cielo azzurro e solleone". E soffiò forte ma forte che la mosca rossa non ebbe altra sorte se non di ridare la vita alla morte. Così tutto il mondo tornò colorato dalla paura liberato e di quelli che la mosca aveva imprigionato - e, purtroppo, mai liberato - rimase un arcobaleno tanto amato perché grazie a loro il gigante buono, finalmente, era arrivato.