Poesie d'Autore


Scritta da: Cristina Metta
in Poesie (Poesie d'Autore)

St. Ermin’s

L'amore per un posto è un affetto intimo.
Ti possiede con tatto e ti preserva in ricordi
che nulla, potrà cancellarli.
È come un nido che sfida Scotland Yard coi mattoni rossi,
oh my Bridal Suite guarisco a Londra
m'è felice il petto solo baciando le nuvole
pioggia o sole o api nelle arnie esposte sul piccolo terrazzo
meraviglia s'incipria il viso con stemma nobile

basta un cioccolatino sul guanciale

e ti senti un fiore...

Ti porterò nei miei pensieri sempre e tornerò
perché è come tornare a casa.
L'ora del Tè nel salottino bohème,
tonerò a girare l'angolo della strada mirando ai torrioni rossi,
sarò come sposare la direzione giusta della sorte sempre.
Good Morning Lady e s'apre sul marmo bianco un sorriso,
giornata carica di luce e di affari.
Polpa di fiori ovunque nei grandi vasi, che bellezza!
Già mi manchi.
Oggi ti penso.

Domani io torno.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco

    Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco
    verso un paese di silenzio e di quiete:
    e presto anch'io dovrò preparare
    al viaggio le mie spoglie mortali.

    O care foreste di betulle!
    E voi campi, sabbie delle pianure!
    Davanti a questa folla di emigranti
    non riesco a frenare la tristezza.

    Forse ho creduto troppo qui nel mondo
    a ciò che veste l'anima di carne.
    Pace sui pioppi che l'ombrello dei rami
    hanno specchiato dentro l'acqua rosa.

    Quanti pensieri chiusi nel segreto,
    quante canzoni composte a bassa voce:
    ma sì, felice sono in questo nero universo
    d'ogni respiro, d'ogni cosa vissuta.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      A mio padre

      Tu sai quello che ancora io non so
      l'inutile riposo della notte,
      la pace che spande la sua morta
      luce nelle taverne vuote,
      i borghi uccisi dalle ruspe.
      Le nude camelie nel terriccio,
      come rosari abbandonati dalle vecchie,
      altra stagione vogliono dirci.
      Ritorna il tempo della pesca: famelico,
      tu aneli con sacrale riverenza,
      nell'agonia d'un amo o d'una lenza,
      qualche sarago pizzuto.
      Non sa nulla la bestia marina
      d'una morte di buon mattino.
      Spera la fuga col fermo colpo
      d'una mascella nel mare sorrentino.
      Non sa che dietro ad ogni desiderio
      della vita c'è già la morte tutta della terra
      tu sai quello che ancora io non so
      le cose che io solo nomino
      e sono il mondo.
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        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Di tutto restano tre cose:
        la certezza che stiamo sempre iniziando,
        la certezza che abbiamo bisogno di continuare,
        la certezza che saremo interrotti prima di finire.
        Pertanto, dobbiamo fare:
        dell'interruzione, un nuovo cammino,
        della caduta un passo di danza,
        della paura una scala,
        del sogno un ponte,
        del bisogno un incontro.
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          Scritta da: Cristina Metta
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Bastille Requiem

          L'immaginario ha un torso di legni a contatto col sole
          e vicino alla fiamma
          ammazzo il tempo lungo le rive del fiume per assorbirne il senso
          ho ragione di credere ci siano fantasmi
          che si specchiano in queste acque
          tu mi hai mai visto così? così innamorato da avere paura?
          all'oste ubriaco non dare la bere l'acqua
          così come al sognatore non dire non dire dove guardare
          chiamami alza la mano sopra le teste dei passanti _ ancora non ti vedo
          c'è una buganvillea che azzarda un fucsia stridente contro le case
          ah i fiori _ i fiori sono il passato e il presente di tutti i grandi amori
          che si legano nella memoria ai loro profumi

          a volte sopra gli scogli della vita si abbattono tempeste
          li smussano ma non cancellano quell'ostinazione
          con ci guardano al re oceano dotto di orgoglio
          oh no gli scogli sono soldati passivi per scelta di natura
          come i poeti
          che da insonni difendono gli ideali

          a sto petto oggi mancano gli abbracci
          quanta Pandemia servirà per ricordarci la morte
          ho un mazzo di violette prese dai vasi del terrazzo
          ma non ho il coraggio e il piccolo diavolo in me ghigna
          oh traditore...

          c'è un genuflesso gargoyle che non teme la storia
          ha l'ardire di contrastare l'incendio del proprio corpo
          se Parigi non fosse Parigi ma un villaggio qualunque – ti direi scappa da ma
          ma tu resta _ questa è la città dove persino le nuvole contemplano l'amore
          dove persino i tetti sono colorati
          e la bocca delle metro invitano a cercarsi
          gli alberi sono muti non dicono niente
          verde è qualunque cosa abbia linfa mi duole poco di loro
          ma il fiume mi ricorda quando mi sei vicino
          e mi stringi
          ecco il senso delle guglie sopra un Duomo
          ecco il senso dei sogni nel profondo immaginario
          ecco il senso dei Gargoyle quando in strada cammina la morte
          noi siamo come gli angeli in missione che non hanno mai visto il volto di Dio ma concepiscono bene l'amore

          mi andrebbe del caffè ma i bar sono chiusi
          mi andrebbe del vino mai bistrot sono chiusi
          stessa cosa vale per tutto in tutto il mondo
          ma io ho fame
          ma io ho sete
          e voglio farlo mentre la gente cammina e ride
          mentre corre e si dispera
          voglio sognare mentre ti osservo il corpo
          mentre lo faccio mio
          mentre mi chiami _ ti ricordi il mio nome? ti ricordi che eri felice?
          il mio blasone va di moda solo tra i strafatti
          lo tengo solo per ricordarmi da dove vengo e dove voglio andare
          strade che mai vorrei finissero vuote
          quanta bellezza sprecata
          solo per gli occhi delle statue di pietra

          sono forse accecato da nostalgia?
          come un cane per il proprio padrone
          come una Bastiglia per i suoi rivoluzionari
          le donne... dicono gli altri... meglio se sono silenziose
          no! io voglio che parli
          che vivi che canti che imprechi che ami
          silenzio è solo per la tomba

          Eiffel faro spento faro triste senza traffico
          primavera per insetti felici noi – ammalati come in guerra
          una città vuota che chiama libertà quattro pareti e i loro soffitti
          sono un marziano – non mi contagia il male
          e ti amo
          questo dirò alla storia quando si tornerà in strada
          questo dirò al bicchiere di vino loquace
          all'oste ubriaco che non vorrà l'acqua
          gli dirò che tu parli che tu ami
          ora aspetto... violette... un fiume senza barche e il cielo terso

          io non voglio essere un angelo
          voglio essere un uomo
          ogni giorno per il tempo che mi resta
          potere amare
          e dire come l'acqua del fiume ai romantici - la mia storia

          Milky Way Man

          noccioline cosmiche nelle teste dei malati di stelle
          notti di Luna cicciona
          splendente per le noccioline cosmiche nelle teste dei malati di stelle
          tenebra gotica mi trascino verso il tuo cuscino
          posso baciarti con tutti i fantasmi che danzano pirati
          su quest'isola di mortali chiamata Tortuga
          nella Via Lattea le tenebre della Terra sono un nodo
          per folli

          assenzio sulle tue labbra
          lacrimo amore
          verrò domani mattina
          suonerò alla tua porta _ tu apri
          ci sono i giardini in fiore
          le strade formicolanti
          ti nasconderò in un bar per guardare la tua bellezza
          finché il caffè diventerà freddo
          le brioches perderanno il gusto e tu sarai più dolce
          le daremo in briciole agli uccellini
          la tua faccia sarà sorpresa e io mi sentirò un eroe

          notti di noi prigionieri
          a fare staffetta con le ombre die mobili
          a rispolverare libri con copertine usurate
          finché gli occhi trasgrediscono alla storia per cercarsi
          altre mete
          in aria
          nel vuoto
          altrove

          vengo da te
          mi arresteranno al confine del comune
          mi segnaleranno per ribelle
          rischierò il carcere
          ma sono bugiardo
          rischiare la tua vita per un mio ghippo di solitudine – jamais!
          troubadour in chioccia a casa
          col cuore sciroppo d'acero istigo alle api
          non sarò altro oggi
          per te

          alla vita
          ritornare insieme
          vedere gente
          ascoltare i rumori
          e rubarti baci nei momenti più strani
          mentre il mondo avrà altro da fare
          da scrivere per il proprio destino
          oh prego che passi in fretta sta notte
          la Luna resterà al giorno come il sonno agli insonni
          saremo gazzelle romantiche in un giardino beato
          con tutto quello che hanno creato i poeti
          per amarci

          notti di luna cicciona
          oh mia musa cantami dolce
          tornerò dal silenzio dei muri
          al tuo dormire quieto per un abbraccio.
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            Rosa di fuoco

            Di primavera siete orditi, o amanti;
            di vento e d'acqua e terra e sole orditi.
            La montagna nei vostri petti ansanti
            e dentro gli occhi i campi rifioriti,

            esibite una mutua primavera,
            di dolce latte impavidi e insaziati,
            ch'oggi v'offre la lùbrica pantera,
            prima che, torva, sul cammino guati.

            Muovetevi, se l'asse della terra
            verso il solstizio dell'estate aberra –
            verde il mandorlo e vizza la violetta,

            sete vicina, fonte non lontano –
            verso la sera amabile e perfetta
            con la rosa di fuoco nella mano.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)

              La primavera sorrideva

              Un giorno mi sorprese la primavera
              che in tutti i campi intorno sorrideva.
              Verdi foglie in germoglio
              gialle rigonfie gemme delle fronde,
              fiori gialli, bianchi e rossi davano
              varietà di toni al paesaggio.
              E il sole
              sulle fronde tenere
              era una pioggia
              di raggi d'oro;
              nel sonoro scorrere
              del fiume ampio
              si specchiavano
              argentei e sottili i pioppi.
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                Scritta da: Antonio Belsito
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                C'era una volta il coronavirus

                C'era una volta il coronavirus
                era una mosca rossa
                dispettosa in ogni mossa
                e il suo ronzio era fastidioso
                disturbava tutto ciò che era gioioso
                perché voleva un mondo noioso.
                Svolazzava su ogni cosa
                e seccava pure una rosa
                tanto era odiosa.
                Voleva catturare gli uomini
                per metterli nella sua prigione
                dove non esiste emozione.
                "Non dovete vedere arcobaleni" – diceva
                - "perché è meglio un mondo di veleni".
                Allora, giunse un gigante buono
                e del cuore si sentiva il suono.
                Era tutto colorato
                giallo, bianco, nero
                e aveva il mondo disegnato
                ed era pure "mascherato".
                Il coronavirus intimorito
                chiese: "dove va buonuomo così vestito?".
                "Voglio far volare il mondo come un aquilone" – rispose il gigante buono -
                "cielo azzurro e solleone".
                E soffiò forte
                ma forte
                che la mosca rossa non ebbe altra sorte
                se non di ridare la vita alla morte.
                Così tutto il mondo tornò colorato
                dalla paura liberato
                e di quelli che la mosca aveva imprigionato
                - e, purtroppo, mai liberato -
                rimase un arcobaleno tanto amato
                perché grazie a loro
                il gigante buono, finalmente, era arrivato.
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