Su te, vergine adolescente, sta come un'ombra sacra. Nulla è più misterioso e adorabile e proprio della tua carne spogliata. Ma ti recludi nell'attenta veste e abiti lontano con la tua grazia dove non sai chi ti raggiungerà. Certo non io. Se ti veggo passare a tanta regale distanza, con la chioma sciolta e tutta la persona astata, la vertigine mi si porta via. Sei l'imporosa e liscia creatura cui preme nel suo respiro l'oscuro gaudio della carne che appena sopporta la sua pienezza. Nel sangue, che ha diffusioni di fiamma sulla tua faccia, il cosmo fa le sue risa come nell'occhio nero della rondine. La tua pupilla è bruciata dal sole che dentro vi sta. La tua bocca è serrata. Non sanno le mani tue bianche il sudore umiliante dei contatti. E penso come il tuo corpo difficoltoso e vago fa disperare l'amore nel cuor dell'uomo!
Pure qualcuno ti disfiorerà, bocca di sorgiva. Qualcuno che non lo saprà, un pescatore di spugne, avrà questa perla rara. Gli sarà grazia e fortuna il non averti cercata e non sapere chi sei e non poterti godere con la sottile coscienza che offende il geloso Iddio. Oh sì, l'animale sarà abbastanza ignaro per non morire prima di toccarti. E tutto è così. Tu anche non sai chi sei. E prendere ti lascerai, ma per vedere come il gioco è fatto, per ridere un poco insieme. Come fiamma si perde nella luce, al tocco della realtà i misteri che tu prometti si disciolgono in nulla. Inconsumata passerà tanta gioia! Tu ti darai, tu ti perderai, per il capriccio che non indovina mai, col primo che ti piacerà. Ama il tempo lo scherzo che lo seconda, non il cauto volere che indugia. Così la fanciullezza fa ruzzolare il mondo e il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto.
Non sono nulla, non posso nulla, non perseguo nulla. Illuso, porto il mio essere con me. Non so di comprendere, né so se devo essere, niente essendo, ciò che sarò. A parte ciò, che è niente, un vacuo vento del sud, sotto il vasto azzurro cielo mi desta, rabbrividendo nel verde. Aver ragione, vincere, possedere l'amore marcisce sul morto tronco dell'illusione. Sognare è niente e non sapere è vano. Dormi nell'ombra, incerto cuore.
Non sarà che alle nozze di animi costanti Io ammetta impedimenti, amore non è amore Che muta quando scopre mutamenti, O a separarsi inclina quando altri si separa. Oh no, è un faro irremovibile Che mira la tempesta e mai ne viene scosso; Esso è la stella di ogni sperduta nave, Remoto il suo valore, pur se il suo luogo noto. Amore non soggiace al tempo, anche se labbra E rosee guance cadranno sotto la sua arcuata falce. Amore non muta in brevi ore e settimane, Ma impavido resiste fino al giorno del Giudizio. Se questo è errore, e sarà contro me provato, allora io non ho mai scritto, e mai nessuno ha amato.
Poesie, Amore. Senza soldi perderti è normale amore ma reclamo per lo stile hai firmato sulle mie pezze al culo il foglio di via io mi giustificherò dicendo ho affittato una donna che ha dimenticato per mesi di azzerare il tassametro e regalerò un fiore a ognuno che ci crederà.
Se anche ci forzassero le ossa a stare insieme troverebbero un varco tra la terra magari implorando una radice a insinuarsi per la separazione e noi lavorammo col fiato dei raggiri a unire due chimiche solo perché ci chiesero di divorarci le carni all'insaputa degli occhi abbeverati sotto cieli distanti eppure insieme eravamo un temporale tu le nuvole io i lampi per la comune pioggia di amaro pianto segnato rosso al calendario tra il nero di lutto e odio ... amore... questo termine coniato al sublime sancì l'incontro di un disastro nel quale i cuori lucrarono soddisfatti ... sciacalli...
Zaffiri, smeraldi e rubini occhi, pietre preziose brillano vivi negli sguardi di menti intelligenti, si spengono tristi nella noia delle menti assenti. Rubini zaffiri e smeraldi occhi spenti in menti frizzanti trasformano la vita in novità continua, stress ed angoscia diventano cupi dalla frenesia. Smeraldi, rubini e zaffiri, telecamere incastonate dentro al cuore, brillano e si spengono come i sentimenti. Sono gli occhi preziosi dell'amore.
Nel buio della stanza vedo i tuoi occhi caldi come braci in un camino. Mi trasportano in un sogno travolgente di piacere. Guizzi di luce che trafiggono il buio fitto, profondo e nero rubini intensi che sfiorano la pelle con calma la mente mi accarezzano penetrano nel cuore dolcemente. Nella penombra della stanza i miei occhi azzurri come lame trafiggono i tuoi sensi accarezzano la pelle di sussurri diventano verdi... nel piacere. Alici che guizzano nel mare zaffiri color del cielo scuro, come pennelli dipingono il tuo corpo si fondono coi tuoi occhi caldi diventano foreste... di smeraldi.
MI alzo con le palpebre infuocate. La fanciullezza smorta nella barba cresciuta nel sonno, nella carne smagrita, si fissa con la luce fusa nei miei occhi riarsi. Finisco così nel buio incendio di una giovinezza frastornata dall'eternità; così mi brucio, è inutile - pensando - essere altrimenti, imporre limiti al disordine: mi trascina sempre più frusto, con un viso secco nella sua infanzia, verso un quieto e folle ordine, il peso del mio giorno perso in mute ore di gaiezza, in muti istanti di terrore...
Senza di te tornavo, come ebbro, non più capace d'esser solo, a sera quando le stanche nuvole dileguano nel buio incerto. Mille volte son stato così solo dacché son vivo, e mille uguali sere m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti le campagne, le nuvole. Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio della fatale sera. Ed ora, ebbro, torno senza di te, e al mio fianco c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte, e poi, per sempre. Io non so frenare quest'angoscia che monta dentro al seno; essere solo.