Voi intrecciate il vostro sangue, stendendo le razze l'una incrociata nell'altra, vite su vite, volti riconoscibili agli occhi talvolta. Scendete lungo la camera buia delle tempeste-età, brucate la prateria del mare, attraversate il telo celeste ma io riempio il vostro passaggio di solitudine: dove andranno le ore dell'estate? Dove rispunterà il cielo di ieri? Poi scendete dall'albero della creazione, cigolate appena sul carrello, rientrate nella polvere fine. Sempre io vi tormento dalla mia zolla, dalla nube aerea, generazioni, ere incerte e febbrili. E non avete ancora camminato abbastanza.
Sfoglia i tuoi ricordi cuci per loro una coperta di stoffa. Scosta le tende e cambia l'aria. Sii per loro cordiale, leggero. Questi ricordi sono tuoi. Pensaci mentre nuoti nel mare dei Sargassi della memoria e l'erba marina crescendo ti cuce la bocca. Questi ricordi sono tuoi, non li dimenticherai fino alla fine.
Per tutta la notte i grilli gridarono: "Luna! Grande luna... "
Per tutta la notte i rami, braccia tese dalle quali salivano al cielo i sospiri sensuali e la brezza arresa ai decreti degli dèi misteriosi e sconosciuti e i mille respiri segreti nella vita occulta della terra e la lucciola nel suo cerchio luminoso e vagante e l'inquietudine sul soffitto di legno e Laila dietro il velo e le rane nello stagno tutti insieme, tutti insieme incessantemente fino al chiarore gridarono: "Luna! Grande luna... "
Per tutta la notte luna fiammeggiò sulle terrazze Era il cuore solitario della sua notte, dorata e nodo in gola stava scoppiando in lacrime.
Tra le mute radici che sostentano il bosco, arcangelo mio d'ombra, nell'insistente quiete sotterranea, apriamo rose d'amore, trasudiamo il vino dell'uva unica, dolce sole della genesi perenne, che le nostre labbra invitano a godere dal clamore dell'umida erba che ci protegge.
Il vento mi ha portato il tuo profumo come una carezza della sera e io lo tengo stretto nelle mie narici ... che bello respirare di te... Dolce fiore di primavera.
Stamane ho visto una farfalla nel mio parco, ha indugiato a lungo sopra il bel rosaio. Ma non si è posata, poi ha planato verso le petunie, ma non si è fermata... infine si è posata sul geranio quasi spampanato, non sempre nel fiore più bello c'è il nettare migliore.
Il sole fa scivolare la mano attraverso il fogliame del giorno e lancia sull'ammattonato la moneta del nostro pezzo Assolo d'ombre e di voce affinché vi troviamo la forza di scambiare il presente per il futuro come un bambino con i suoi occhi e somigliamo abbastanza agli uccelli per credere all'albero fraterno che ci spartiamo.