Telemaco alla porta aspetti il padre colui che mancò da remoti anni, le sue braccia son ricordo di piccoli vagiti e la madre racconta di tanti inganni ch'ebbero i Proci d'ambiziosi sogni, armi.
Tu principe sei di Itaca immensa mancando il verso della corona innata Argo ti guarda, indiscreto pensa a quant'è dolce la mente assonnata.
Troia non è la tomba del caro tuo maestro colui che finge la pazzia improvvisa e aduna le frecce e il dardo col destro vecchiaia divenuta forza che avvisa.
Telemaco tu, che alla vita tieni chiudi le porte ai malefici inganni così che ai Proci, il capriccio toglievi con il pensiero dolce di quei vetusti pan.
Da grande sognavo un futuro migliore, una vita serena, Sognavo un amore da stringere al cuore, Sognavo per lei ,le cose più belle le cose migliori, per farla felice, Sognavo di darle il paradiso. Ma ora ho capito che il mondo che sogni, non sempre si avvera, Ma spesso la sorte, ti cambia il destino. L'amore finisce, e tanta amarezza ti scende nell'anima stanca. Una vita distrutta, Un vuoto nel cuore, sei solo e assolto nei tristi pensieri, Ripensi al passato, e un po' disperato ti chiedi.. che vale amare una donna, Donarle il tuo cuore, soffrire per lei. La vita vissuta non tornerà più, Guarda al futuro e fuggi da lei, Da un amore sbagliato e così travagliato, Chiudi al passato, sei fiero, sei forte, mostra coraggio E cambia la sorte.
A Natale festa grande siamo sempre tutti buoni, Ci scambiamo tanti auguri, Ci scambiamo tanti doni, ma nei cuori noi ci odiamo. In ogni cuore, c'è un dolore, C'è chi è solo e abbandonato, C'è chi soffre per amore, C'è un bambino solo al mondo e non conosce un po' d'amore, C'è una mamma disperata dalla vita abbandonata, C'è un barbone che nel cuore tiene stretto il suo dolore. Poi, c'è un mondo tutto d'oro, suoni sfarzi e tanti onori, E non pensano a chi soffre , Perché loro son diversi.
Per la Patria siete morti nel fior di giovinezza, Forti e fieri e con ardore vi siete fatti servitori. Servitori della Patria, A Voi si inchina l'Italia intera, A Voi saluta la nostra Bandiera, Onori e gloria vi sarà dato Eroi D'Italia sarà scritto sul Sacrato, Noi vi ameremo, e vi ricorderemo nella memoria, Per sempre regnerete nella storia, E il vostro nome sulla lapide scritto resterà, e una medaglia in petto a chi vi ama sarà data, e come Eroi sarete ricordati.
Sento nell'aria una dolce melodia, un suono lontano dolce e soave, E' il suono di un violino o forse di un' arpa, che inebria la mente e arriva fino al cuore, Risveglia nell'anima dolci sentimenti, Momenti teneri, Ricordi felici e lontani, ma sempre presenti nella mente e nel cuore, Se chiudo gli occhi vedo un ombra, Agile e leggiadra accarezzare la sua arpa e sfiorare con tocchi magici le sue corde, E quei suoni divini ti fanno sognare, e i cuori innamorati fanno amare.
I vecchi sono i saggi della nostra vita, I vecchi amano la vita, I vecchi ci allungano una mano, I vecchi ci sorridono, I vecchi ci consigliano, ci sorreggono, e non chiedono mai nulla in cambio. I vecchi vorrebbero un abbraccio, un sorriso, Ma nessuno li guarda, Nessuno si cura di loro, Vorrebbero una carezza, Vorrebbero tenerezza come fa il padre ai loro figli, I vecchi aspettano la vita, che gli scorre al fianco come un fiume in piena, I vecchi vorrebbero fermarla come fa un bimbo con la sua palla, I vecchi amano la vita, Ma la vita non ama loro, Gli nega un sorriso, Gli nega l'amore gli affetti, li rende timidi e spaventati, I vecchi sono soli con i loro pensieri, con i loro dolori, E nessuno si cura di loro. Ama i vecchi presto sarai come loro.
I' potre' anzi ritornare in ieri e venir ne la grazia di Becchina, o 'l diamante tritar come farina, o veder far misera vit'a' frieri o far la pancia di messer Min Pieri, o star content'ad un piè di gallina, ched e' morisse ma' de la contina que' ch'è domonio e chiamas'Angiolieri. Però che Galieno ed Ipocràto, fossono vivi, ognun di lor saprebbe, a rispetto di lu', men che 'l Donato. Dunque, quest'uom come morir potrebbe, che sa cotanto ed è sì naturato che come struzzo 'l ferr'ismaltirebbe?
È sono sì altamente innamorato, a la merzé d'una donna e d'Amore, che non è al mondo re né imperadore a cui volesse io già cambiar mio stato: ch'io amo quella a cui Dio ha donato tutto ciò che convene a gentil core; donqua, chi di tal donna è servidore ben se pò dir che 'n buon pianeto è nato. Ed ella ha 'l cor tanto cortese e piano inver' di me, la mia gentile manza, che, sua mercé, basciata li ho la mano. E sì me diè ancor ferma speranza che di qui a poco, se Dio me fa sano, che compierò di lie' mia disianza.
Quando mie donn'esce la man' del letto che non s'ha post'ancor del fattibello, non ha nel mondo sì laido vasello, che, lungo lei, non paresse un diletto; così ha 'l viso di bellezze netto; infin ch'ella non cerne al burattello biacca, allume scagliuol e bambagello: par a veder un segno maladetto! Ma rifassi d'un liscio smisurato, Che non è om che la veggia 'n chell'ora, ch'ella nol faccia di sé 'nnamorato. E me ha ella così corredato, che di null'altra cosa metto cura, se non di lei: o ecc'om ben ammendato