Amore non dannarmi al mio destino tienimi aperte tutte le stagioni fa che il mio grande e tiepido declino non si addormenti lungo le pulsioni metti al passivo tutte le passioni dormi teneramente sul cuscino dove crescono provvide ambizioni d'amore e di passione universale, toglimi tutto e non mi fare male.
Il giorno era mite, la luce amichevole. Il tedesco sulla terrazza del caffè teneva un libricino sulle ginocchia. Sono riuscito a vedere il titolo: Misticismo per principianti. Subito ho capito che le rondini pattuglie sulle strade di Montepulciano con i loro versi striduli e le conversazioni pacate dei viaggiatori timidi dell'Est, la cosiddetta Europa centrale, e gli aironi bianchi fermi – ieri? Il giorno prima? – come suore in campi di riso, e il crepuscolo, lento e metodico, che offusca i contorni delle case medievali, gli olivi sulle basse colline, lasciate al vento e agli incendi, e la testa della Principessa sconosciuta che ho ammirato al Louvre e le vetrate delle chiese come ali di farfalla spruzzate di polline, e il piccolo usignolo che si esercita nella sua recita vicino all'autostrada, e ogni viaggio, ogni tipo di viaggio, sono solo misticismo per principianti, il corso introduttivo, propedeutico per un esame che è stato rinviato.
Dalle loro radici vorrebbero sollevarsi le felci, l'urogallo, il liruro, la mortella dalla palude, le acque del ruscello, le acque del ruscello nell'aria bruire vorrebbero, quando gli stivali neri vagano sul tappeto variopinto d'autunno della stanza: sacrificheresti un frammento dell'argento del tuo specchio, lo fonderesti in proiettile? Fenderesti col tuo proiettile la sorgente senza fondo del cuore? La Sposa del lupo la si può uccidere solo con un proiettile d'argento che spacca il cuore: nello specchio del cacciatore però rimarrà anche la traccia del proiettile.
Sono uno che non guarda di fino, non un pignolo; non uno spaccapelo, a me basta camminare accanto al carro, sentire lo zoccolo quieto, un toc dopo l'altro; e andare: a briglia sciolta mi scelgono le strade, come per la necessità del caso e se sono tanti gli imbocchi uno solo è lo sbocco: un prato dove ti troverò distesa e candida. Hai un vestito tutto ricamato a fiori e sei giovanissima, come me del resto che mi stendo accanto tra le labbra uno stelo e la camicia bianca e pulita e guardiamo tutti e due il cielo che non ha nuvole e posso toccarti come fossimo in vita; invece siamo eterni e vediamo ogni specie di fiore e di pianta e di animale e il cavallo che ha tanto faticato è lì anche lui e quieto.
Dalla vena minerale segreta, dalla venatura occulta, copiosamente emerge il silenzioso pensiero, memoria della terra, che si divide in tutto lo spazio, filone senza fine dell'oro delle aure di gloria, che trasfigurano i germogli naturali in bellezza.
Quando mi guardi i miei occhi sono chiavi, il muro ha segreti, il mio timore parole, poesie. Solo tu fai della mia memoria una viaggiatrice affascinata, un fuoco incessante.
La fiamma viva straziò l'aria, uní i volti in purpureo gesto, svegliò la freschezza delle bocche, fece delle braccia un nido, e dei corpi brezze nelle dune, cullarsi delle foglie nelle brezze.
Si intrufola dalla porta di servizio, di soppiatto oltrepassa la cucina, il salotto, l'ingresso, sale le scale ed entra in camera. Si china sul mio letto e dice che è venuto a uccidermi. L'opera la compirà a stadi.
Prima le unghie dei piedi verranno spuntate, poi gli alluci eccetera fino a che nulla rimanga di me. Stacca uno strumentucolo dal portachiavi, e inizia. Sento il Lago dei Cigni dallo stereo di un vicino e comincio a canticchiare.
Quanto tempo trascorra, non so dire. Ma quando torno in me sento che dice di essere al collo e che non è in grado di continuare perché è stanco. Gli dico che ha fatto abbastanza, che dovrebbe rincasare, riposare. Mi ringrazia e se ne va.
Resto sempre stupefatto da quanto si accontenti di poco certa gente.
Da questo momento vivrò senza amore. Libera dal telefono e dal caso. Non soffrirò. Non avrò dolore né desiderio. Sarò vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio.
Non pallida per la notte insonne – ma non più ardente il mio volto. Non immersa in abissi di dolore – ma non più verso il cielo in volo. Non più cattiverie – ma nemmeno gesti di apertura infinita. Non più tenebre negli occhi, ma lontano per me non s'aprirà l'orizzonte intero.
Non aspetterò più, sfinita, la sera – ma l'alba non sorgerà per me. Non mi inchioderà, gelida, una parola – ma il fuoco lento non mi arderà. Non piangerò sulla crudele spalla – ma non riderò più a cuore aperto. Non morrò solo per uno sguardo – ma non vivrò realmente mai più.