Pace non trovo e non ho da far guerra, e temo e spero; ed ardo e son un ghiaccio; e volo sopra 'l cielo e giaccio in terra; e nulla stringo, e tutto 'l mondo abbraccio.
Tal m'ha in pregion, che non m'apre né serra, né per suo mi riten né scioglie il laccio; e non m'ancide Amore e non mi sferra, né mi vuol vivo né mi trae d'impaccio.
Veggio senza occhi e non ho lingua e grido; e bramo di perir e cheggio aita; ed ho in odio me stesso ed amo altrui.
Pascomi di dolor, piangendo rido; egualmente mi spiace morte e vita; iin questo stato son, Donna, per voi.
Non chiedere alla foglia di non muoversi. Non può... c'è il vento! Non chiedere al sole di rimanere immobile. Non può... c'è la notte! Non chiedere all'uomo di vivere in eterno. Non può... c'è la morte! Non chiedermi di non amarti. Non posso... ti ho vista!
Un battito d'ali un fruscio nel vento aleggiare di musica lontana primavera tramonti di seta risveglio mi guardo intorno colgo la vita il suo rinnovo luce ed è già sera.
Soffia dolcemente nella siringa panica aedo addossato al tronco di pacifico ulivo contorto d'anni. Dalle viscere interrotte sorgeranno genii evocati. Chiedi anche per me l'origine del seme.
Scossi polvere greve da calzari consunti. Oh, come lungo il cammino a ritroso! Ebbi gioia di ricordi ma lieve in memoria riarsa dove passioni ritte come grattacieli son diventate fauna di sottobosco. È calva la vita sotto stelle solerti che han lasciato il cielo con gioia vagabonda; ma la notte è ancora qui signora sopra il mio guanciale.
Non guardo fuori ma il doppio che si specchia nel vetro di una finestra la cui lamina argentata è di luci accese, di notti insonni e di viaggi di ritorno intorno a una stanza.
E sempre cercare le parole come per dire tutto e barare sulla realtà o siamo fragili, ché non c'è balzo di tigre né natura angelicata quando scalpita in noi la nostra storia unica ma poi niente di speciale.
Il poeta ha il mal d'amore come chi fuma sa di fumo e tu, turgida farfalla offesa, ritiri la spiritromba graziosa e mai più succhierai il niente dei suoi fiori artificiali.
Ti scrivo sulla Transiberiana con lo stesso paesaggio sotto gli occhi che abbiamo visto quando andavamo insieme. Colori più autunnali, tuttavia, evidenziando un'individualità in ogni pianta. Equiseti melanconici. Alberi di foglie gialle o dipinte a rosso antico o di foglie già perdute. L'erba insiste ancora nel suo verde ma sono secchi alcuni fiori ed è bruciata, qua e là, mentre intatti risultano alberi e cespugli. Forse il qua e il là è quello dove abbiamo visto salire dalla terra il fumo, nell'andata. Il fumo è svanito, a distanza di giorni.