Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

La cicala

Appare volontà quel che fu caso,
un eterno momento,
ma l'occhio il naso suggellò veloce
e la bocca nel vento
ambigua errò per voce
che sempre può parlare.

Questo il ritratto e questo è il mare,
un rudere che striscia
nel suo vecchio calore.

Così dall'ombra mosse
una piccola biscia
fuggendo il suo colore.
Apparvero le fosse
dei morti, il grigioverde
dei topi e dei soldati.

Ha i minuti contati
la morte che perde
e moltiplica i piedi.
Nel sole che vedi
è il sole che langue,
il formicaio del sangue.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Traccerò cerchi con ossidiana,
    segno per segno, seguendo il buio dei
    verbi
    quando il giorno sarà l'ultimo giorno
    in mezzo a bestie golose
    che con artigli lunari
    vorranno amare la vita di un solo verso
    beneficio di bussole indenni
    sotto colonne d'edera rannuvolate.
    Sarà così che non trascriveremo il corso
    di fiumi vivissimi.
    Resterò nei cerchi sotto nevi avverse
    e abolirò il mare che m'incendia
    la matita desolata di questi abissi.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Isola

      Padre, io a te
      io inchiodato a te su questo scoglio
      divino che conosci la tua alba
      e allacci la tua potenza al fulmine
      da questo culmine di spasimo
      io vinto mando a te
      vincitore di padri
      la prora disorientata delle mie parole.
      Concedi a coloro che erano ciechi
      e a dismisura adesso vedono,
      rotto il sigillo della fiamma,
      l'ustione della carezza, il fragore
      del pugno, ora che sanno
      il tossico del palmo e delle nocche
      ed è notte, profonda notte
      a occidente di ogni immaginare
      ora che le iridi conoscono
      le costellazioni del dolore e del piacere;
      concedi loro di sopportare
      per ogni ciglio sospeso alle tenebre
      al tramonto di ogni palpebra sfinita
      la pronuncia dell'alba e del crepuscolo
      e il rombo immenso, che sale dall'uomo.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Aprile, parco giochi

        D'aprile, da piccolo
        gli alberi mettevano mitrie
        alzavano le teste in lunghe
        lunghe liturgie
        e tempio era il silenzio
        luminoso delle nuvole;
        oggi
        un mezzo aprile di tanti anni fa
        per tutto questo silenzio
        nessuno nasconde la testa nelle mani
        seduto, metto le tempie nella chiarìa
        di un cielo
        che li vorrebbe amati
        amati tutti, ognuno da qualcuno;
        ciascuno invece scuote la sua cenere
        e vedo ombre che passano vivendo
        in festa come fossero vissute
        orfano di tutti i moventi
        la primavera è guardarne il riflesso
        sulla peluria degli avambracci al sole.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Gerico

          È raro sentire cantare in strada
          molto più raro sentire fischiare
          o fischiettare
          se qualcuno lo fa
          l'aria sembra fargli spazio
          ti sembra che un refolo muova
          la flora dei tuoi pensieri
          ti metta dove prima non eri;
          ma come passa chi fischia
          la noia stende le vertebre al sole
          e tu rientri dov'eri
          dietro il douglas dei serramenti
          dentro il livore
          degli appartamenti
          al tango delle dita sul tavolo ti chiedi
          da quali trombe scosse
          scrollate le mura
          per quali brecce potremo vedere
          – fresca –
          come un sogno appena sbucciato
          la terra che calpesteremo, allegri.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Verrà la morte

            Verrà la morte e mi coglierà di sorpresa.
            Questa morte che mi accompagna
            dalla mattina alla sera.
            Si nasconde tra i miei vestiti, tra i miei
            capelli.
            Spunta come un'improvvisa macchia sulla
            camicia.
            S'incolla come una mollica sul palato.
            O come un lieve brivido si sposta sulla
            pelle.

            Tu dormirai senza sospetto. Ma i tuoi seni
            staranno spaventati nel buio.
            Si sentiranno i passi sui gradini.
            Il cigolío della porta. Guarderanno
            le ombre sulle finestre per tutta la notte.

            Non avrò finito neppure questi versi.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Ode barbara XIII

              Miei vecchi amori. Ore visibili
              di un secolo che non vuole spirare.
              Lune intorno a me si spezzano
              di continuo.
              La luce che mi illumina sarà certo
              di stelle spente.

              Per tutta la notte sradico sentimenti
              dal mio petto che rimane sempre verde.
              Erba secca con radici di eternità.
              Mi confonde il rumore del tempo.
              Scendo.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                A cosa serve indugiare, rimanere
                dietro la tendina che si annerisce,
                guardare il miraggio in faccia,
                quando la malforme primavera fa scorrere
                la sua sciabica nell'isolato dei single:
                un balenio di nafta nel cervello,
                il ventilatore sfiletta il fumo,
                e nel nido di un palchetto sul retro
                gracchia una vecchia comédienne.

                Già il tuo profumo mi ferì.
                Quando ti scottasti le dita,
                sentii un bruciore in mano.
                Ma il periodo di grazia è passato,
                è tempo, finalmente, che finisca
                ciò che un tempo era eterno:
                l'accendino fiammeggia, tira via
                il miraggio dal volto,
                batto il pugno sul gioco, distruggo
                un'altra nave aliena.
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