Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Come quel coltello del suo desiderio di
fanciullo,
dalle lame spiegate e dal bel manico rosso,
con il nome inciso. Ha trascorso anni
a inseguirlo tra i sogni: sottili frecce di
faggio
o intagli di animali in legno di noce,
il nodo antico di un cedro, il sangue di
un primo corpo.
Da grande, ne affila il taglio, conquistato
nella memoria
in cui abbatte le angosce che celano
i ricordi.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Radici

    Sono nato ai bordi di uno stagno tra
    i canneti,
    ho ancora addosso il sapore del germoglio
    e il freddo del vento che soffia tra
    le foglie;
    sono nato sotto la ragnatela e il nido
    del passero
    e ho visto luccicare il luccio quando
    veniva il temporale,
    e certi barconi avvicinarsi alla mia casa
    di canne
    come per prendermi con la loro civiltà
    e le loro regole,
    mi nascondevo tra i rami più folti, ero
    come una lucertola
    o un topo di campagna, ho sempre avuto
    un rifugio
    dove nascondermi agli uomini,
    sono invecchiato
    e conosco molto bene lo stagno, le canne,
    l'umido
    ma non so quasi niente di loro, miei simili.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Pene d'amore

      Tu non sai quant'è che ho pianto
      per l'amore che mi davi.

      Tu non sai cosa ho provato,
      Nei tuoi occhi ho trovato
      Quell'amore sempre sognato.

      Notti insonni tra i cuscini
      Il tuo viso incancellabile
      Il tuo profumo sulla pelle
      Illuminavano il mio cuore
      Di raggi di stelle.

      In un nome racchiudo
      Il fascino del tuo sorriso
      Che mi ha coinvolto i sensi
      In un amore segreto
      Forse troppo discreto.

      Anna non capisci
      Che l'amore è nel cuore
      Di chi ti guarda con passione
      Non ti dirò quanto ho pianto

      Per amore dignitoso
      Come il vento di tempesta
      Andrò via in silenzio

      Ma se provi qualche cosa
      Per quest'anima infranta
      Dalla luce delle tue emozioni
      Potrai ancora fermare il vento
      Chiudendolo nel tuo cuore.

      Mano nella mano
      Un arcobaleno ci farà camminare
      Sopra tutti i problemi
      E sorridendo nella luce
      Una nuova vita s'aprirà
      Davanti a noi.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Un dolore immenso
        Stringeva il mio esule
        Corpicino.
        Mi sentivo spingere
        Ma non capivo
        Cosa stesse succedendo.
        In un attimo
        Vidi un chiarore accecante
        In lontananza.
        Poi raggiunsi quel chiarore
        E capii che era luce.
        Sentivo la mamma
        Che urlava,
        non avevo mai sentito
        la mamma urlare.
        Non sapevo
        Se le urla
        Fossero bene o male…
        Forse la mamma
        Provava male
        Come me.
        Una bella signora
        Mi stava prendendo…
        Ma c'erano più signore
        Attorno a me.
        Una di loro
        Mi ha liberato
        Da un fastidio
        Dentro la pancia
        È ho pianto per il male.
        Un'altra signora
        Mi ha fatto conoscere
        La mamma.
        È bella
        La mia mamma.
        La signora
        Mi ha preso
        E mi ha lavata.
        Ma c'era anche un signore
        Con loro
        E sono stato con lui in braccio:
        ho scoperto
        chi è il mio papà.
        Ho chiesto al papà
        Di ringraziarvi
        Per avermi aiutato
        A nascere.
        Ringrazio la signora
        Che mi ha preso la testina,
        la signora che bagnava
        la mia mamma,
        la signora che ha tagliato
        la mamma
        per farmi uscire più comoda,
        e la signora che mi ha lavato
        e la signora che ha fatto le punture
        per non fare sentire dolore
        alla mia mamma.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Scirocco

          Mi sveglio con le nubi negli occhi,
          lo specchio è uno schermo spento,
          il vetro rigato d'acqua non da luce,
          una lieve oscurità si diffonde attorno,
          il giorno avanza timido e faticoso.

          Il mare dall'alto sembra un vetro sfregiato,
          le onde macchiano le rive stanche,
          e il vento solleva nugoli di speranze,
          le trasporta leggere sui tetti bagnati,
          verso finestre di uomini annegati in un confuso silenzio.

          Una vecchia donna guarda la piazza deserta,
          chiusa tra la roccia e le case vuote.
          Un gatto noioso chiama la sua fame,
          gli alberi si stirano appena svegli
          e i monti attorno forse sorridono.

          È un giorno senza nome, senza numero,
          caduto furtivo sulle nostre teste, ma non voluto,
          eppure lentamente va vissuto e consumato,
          come un regalo non desiderato, come la pioggia
          che asciuga l'acqua solo con altra acqua.
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