Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Uno per uno è uguale a uno
Ne consegue che in due sei comunque
solo
Ne consegue che in due sei una cosa sola
con l'altro
Ne consegue che l'altro è solo come te.
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Uno per uno è uguale a uno
Ne consegue che in due sei comunque
solo
Ne consegue che in due sei una cosa sola
con l'altro
Ne consegue che l'altro è solo come te.
Cantare come te
con le mani soltanto,
come te, che dici al vento
ogni bella parola immaginata.
Oblio, oblio, oblio
una scia d'oblio,
pietosa, aspettava
sui suoi fianchi delicatissimi,
dolce sudario
bordato dalla rugiada carnale
che alimentò l'ora
estrema
della mia carne,
solco dell'invisibile
che attraversò il cuore.
Quando rimani solo, sei lo specchio
di ciò che fosti:
una mattina
contemplata da sul balcone
socchiuso; alcuni passi
armoniosi ma non seguiti
per non disperdere il tuo gaudio;
qualche sparsa parola
che ti ha segnato più del tempo;
uno sguardo che come luce
ti affogò nelle vene;
un viaggio a cui mai avresti messo
fine; l'anima assente
di ciò che ti spettava
restando così solo.
Nel cerchio di un pensiero
a volte mi riposo sognando
e lí sta il tuo peccato
perché mi entri nel corpo
e il corpo si appassiona
gridando di un'estasi che non è sua
altri giovani amanti diciamo
che sono presenti
nei tuoi baci nelle mie disattenzioni
infatti su di me hanno camminato
le ombre dei morti
di coloro che sono inceneriti
in un letto
e non hanno mai avuto niente.
Se proprio devi odiarmi
fallo ora,
ora che il mondo è intento
a contrastare ciò che faccio,
unisciti all'ostilità della fortuna,
piegami
non essere l'ultimo colpo
che arriva all'improvviso
Ah quando il mio cuore
avrà superato questa tristezza.
Non essere la retroguardia
di un dolore ormai vinto
non far seguire ad una notte ventosa
un piovoso mattino
non far indugiare un rigetto già deciso.
Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo
quando altri dolori meschini
avran fatto il loro danno
ma vieni per primo
così che io assaggi fin dall'inizio
il peggio della forza del destino
e le altri dolenti note
che ora sembrano dolenti
smetteranno di esserlo
di fronte la tua perdita.
The past is such a curious creature,
To look her in the face.
A transport may reward us,
Or a disgrace.
Unarmed if any meet her,
I charge him, fly!
Her rusty ammunition
Might yet reply
Il Passato
È una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all'estasi
O alla disperazione.
Se qualcuno l'incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!
Non sono né un artista né un poeta.
Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,
ma non sono in sintonia
con i miei giorni e le mie notti.
Sono una nube,
una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi mai si unisce.
Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine,
la mia fame e la mia sete.
La calamità è che la nube, la mia realtà,
anela di udire qualcunaltro che dica:
<<Non sei solo in questo mondo
ma siamo due, insieme,
e io so chi sei tu>>.
La parola lungo il giorno la penna
come rottura: la porto alle labbra
come fosse un bacio
in una stalla.
È difficile amare in primavere
come questa che a Brera i contatori
Geiger denunciano carica di pioggia
radioattiva perché le hacca esplodono
nel Nevada in Siberia sul Pacifico
e angoscia collettiva sulla terra
non esplode in giustizia.
Potrò amarti
dell'amore virile che mi tocca, e riempirti
se minaccia l'uomo
sé nel suo genere?
O trasferisco in pubblico stridore
che è solo nostro, anzi tuo e mio?