Come dicono i pompieri, non prendete mai camere oltre il quinto piano negli hotel di New York: ci sono scale che vanno piú su ma nessuno ci salirebbe. Come dice il "New York Times", l'ascensore cerca sempre da sé il piano in fiamme e si apre automaticamente e non si chiude piú. Sono questi gli avvisi che dovete dimenticare se volete uscire da voi stessi fino a catapultarvi in cielo.
Sono andata spesso oltre il quinto piano salendo a manovella, ma solo una volta andai fino in cima. Sessantesimo piano: cigni e pianticelle piegàti verso la propria tomba. Duecentesimo piano: montagne con la pazienza di un gatto, il silenzio in scarpe da tennis. Cinquecentesimo piano: messaggi e lettere millenari, uccelli da bere, una cucina di nuvole. Seicentesimo piano: le stelle, scheletri in fiamme con le braccia che cantano. E una chiave, una chiave enorme, che apre qualcosa (qualche utile uscio) da qualche parte, lassú.
S’agitano gli ulivi sorpresi tra i presepi dei nidi appena nati. Il grido del silenzio ha colto nei cristalli fontane a mezza luna. S’agitano sulle rive i biondi canneti del sole fioriti di farfalle. Naiadi azzurre vestite di crepuscolo danzano in trasparenze di veli fra oleandri dorati. O amore d’incensi e di cenere che diffondi il tuo silenzio nell’eco delle stelle ascolta questo canto che ho sparso nel vento con le mie bionde sabbie fino alle ultime lune. Nascosto dietro gli astri c’è il mio cuore bambino fra dune di rugiada.
Come saliva che scompare in bocche assetate così il tuo silenzio inghiotte il mio cuore amore di un tempo nell'odio di oggi
Vedo i tuoi passi riflessi dileguarsi sulla lastra di pioggia in quest'autunno che sembra la sala d'attesa di un mattatoio e le foglie rosse macchie di sangue nei disegni del vento
Distante dalle cose che ho amato coi coltelli degli anni alle spalle mi sento solo mentre disertano i più duri pensieri
Strappo la tua foto dagli occhi e irriducibile il disprezzo lancia uno sputo che si perde nell'acqua
Mi dico si è suicidato anche l'odio povero me sono solo sul banchetto degli anni addobbato coi fiori del male nell'ultima cena.
Ho voglia di bussare alla porta del cielo per dirti che… mi manca il tuo sorriso. La tua voce. Il tuo sguardo pulito. La voglia di allegria. Le cose bisbigliate gridate con la voce del cuore. Mi mancano quei giorni fatti di tenerezze. Le lunghe chiacchierate. Le risate ricolme di un presente vissuto. Assaporato. Ricordo i nostri sogni. La gran voglia di dare. E di fare… per un mondo migliore. Profumava di buono la tua vita. Ed ancora mi avvolge e mi sorregge la fragranza di te. Ma ho voglia di bussare alle porte del cielo. Ho voglia di incontrarti. Basterebbe un istante. Un battito di ciglia. Un sussurro. Nel pugno chiuso conservo una carezza… Un battito di ciglia. Che ci vuole? Mi basta l'illusione…
Sogno di trovarmi respirare una brezza leggiadra, godere una bionda amicizia nell'immensa "Foresta Nera, " nell'intensità del verde, fra le gigantesse montagne e vedere scendere lo splendido Danubio blu.
Alita dolcemente la brezza fra i fiori. Sibilla il fuoco nel camino. S’innalza il fumo verso il cielo. Stormiscono le frode mosse dal vento. Garriscono le rondini al nido. Tuba la colomba portatrice di pace. Pigolano i pulcini sotto la chioccia. Nitrisce il cavallo nella stalla. Squittisce timidamente il coniglio. Gracida il grillo in mezzo ai campi di grano. Ulula il cane divertito. Miagola il gatto con simpatia. Vagita un bimbo appena nato.
Sono belle e si vendono per poco mi dico meno male e lesto la mano corre al portafogli per dar vita al cuore imbalsamato
Fai piano dice la donna vestita di coriandoli coi profumi che litigano e i tacchi che burlano l'equilibrio anche il risveglio ha bisogno di preliminari e ci puoi credere se lo dico io che coi sogni ci lavoro
L'amplesso durò quanto una bestemmia sotto gli aghi delle stelle e il cronometro della luna che imbrogliò il fantasma di figure deformi
Mi alleggerii della minaccia dei duri pensieri stampai le labbra sulla banconota mio lasciapassare agli sconfitti dell'inferno dei vivi
Sfrecciavano le macchine come le idee nel domani lungo il delirio del viale 17 ...i loro rumori i loro fumi erano tuoni e nebbia nelle miserie degli illusi ...fuochi d'artificio per la festa del mio cielo basso -dal volume: Soste precarie
Cieli d'alabastro e montagne di nebbia crepuscoli distesi nelle valli d'amore dove a sera languono i salici e i lecci corrugati si addormentano. Voglio tornare ai miei cieli d'infanzia alle mie radici segrete sulle rive del vento dove cavalli rossi coronati di alghe con ali fiorite di rugiada cavalcano nell'arco delle onde. Voglio tornare ai miei cieli bambini ai miei prati di nuvole impazziti di sole dove l'amore scava i fiumi con la sua bocca di pioggia. Voglio tornare al mio passato di luce sprofondata nell'acqua trafitta e guardare la mia casa di pietra addormentata all'ombra di mia madre sola. Ora tutto è silenzio nel sentiero d'argento gli alberi riflettono tramonti gravidi di pioggia e di vento. Dal monte rotolano valanghe di nuvole e steli spettrali di arcobaleni caduti.
Semplicemente lo voglio dire È stato un contatto casuale e anche un sorriso Nulla più. Ma ancora ne scaturiscono giorni quasi la terra dondolasse appesa a un grande ombrello di seta blu.