Poesie d'Autore


Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
Angeli delicati come rose,
fiori perfetti della fantasia,
peregrini del mondo, musicali
adoratori di luce, angeli-mondi,
come è l'asperula quando si alza
da un labbro che è ferito dalla grazia.

Angeli lunghi come la mia attesa,
fonti di amore e di gran pentimento,
fiori del bene, mondi di paura,
trasalimenti puri della voce.

Angeli grandi come i mutamenti,
materno divenire della specie.

Angeli muti come la parola
quando se ne va da un labbro che è divino,
angeli-donne che io vedo in amore,
notturne detrattrici del pensiero.

Angeli scalzi che non hanno misura,
angeli della folla o mia paura.
Composta giovedì 31 marzo 2016
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Ritratto di un'ombra

    I tuoi occhi, orma di luce dei miei passi;
    la tua fronte, solcata dal lampo delle spade;
    i tuoi sopraccigli, orlo della rovina;
    le tue ciglia, messi di lunghe lettere;
    i tuoi riccioli, corvi, corvi, corvi;
    le tue guance, stemma del mattino;
    le tue labbra, ospiti tardivi;
    le tue spalle, statua dell'oblio;
    i tuoi seni, amici delle mie serpi;
    le tue braccia, ontani alla porta del castello;
    le tue mani, tavole di morti giuramenti;
    i tuoi fianchi, pane e speranza;
    il tuo sesso, legge dell'incendio boschivo;
    le tue cosce, ali nell'abisso;
    i tuoi ginocchi, maschere della tua boria;
    i tuoi piedi, teatro d'armi dei pensieri;
    le tue piante, cripte di fiamme;
    la tua orma, occhio del nostro addio.
    Composta giovedì 31 marzo 2016
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Donna al pianoforte

      Io ti ho vista seduta al pianoforte
      e mi sei parsa un angelo, una vergine
      di certissimo aspetto – come fossi
      oggi cresciuta lì su quelle soglie
      di sveltissima musica, o fermento
      bello di donna dalle dritte spalle
      cui le dita di angelo racchiuso

      hanno impresso una curva di mistero
      mentre che all'apparenza ne gioivi
      profondamente come in veste nuova.

      E noi tutti di te ripensavamo
      cose profonde e più miracolosa
      che una vetta di sogno la tua dolce
      cara presenza ci scioglieva i nodi
      dentro il sangue del male e sollevava
      la nostr'aria nel palpito felice
      dei tuoi biondi finissimi capelli.
      Composta giovedì 31 marzo 2016
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Rendimi i miei capelli

        Rendimi i miei capelli,
        non portarli con te nelle tue pene,
        inebriami di baci, come statua
        che abbia compiuto musiche maggiori.

        O coscia del destino semiaperto,
        lascia che ti ricami una chimera
        sull'avambraccio
        prima che la follia del tempo
        divori le caviglie.

        Sei nata donna
        ma tu sei così oscura
        come tranello in cui tema il piede
        di orizzontarsi. Sei la mia dimora,
        la dimora traslata dalle vigne
        che fa tacere anche il pavimento.
        Composta giovedì 31 marzo 2016
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Del tutto ignari

          Del tutto ignari della nostra esistenza
          voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
          e delle nostre squallide ferite
          voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
          Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
          né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
          ma c'è una linea di infelicità come di un uragano
          che separa noi dalla vostra stirpe.
          Voi entrate nell'uragano dell'universo
          come coloro che si gettano nell'inferno
          e trovano il tremolo sospiro
          di chi sta per morire
          e di chi sta per nascere.
          Composta mercoledì 30 marzo 2016
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            Scritta da: Mariella Buscemi
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Al giorno non porto luce
            chè il buio persevera aggrappandosi agli istanti
            sebbene il cristallo del tempo
            resista alle schegge
            delle pietre scagliate dai miei umori enfatici

            su tutte le dipendenze
            ho trascritto l'impotenza del r_esistere
            e la resa ha posto domande
            su frantumi e cocci
            tra i teatri dell'io indicibile
            rimosso
            negato
            inibito
            e la presenza scenica delle difese strenue
            delle proiezioni parallele
            delle introiezioni feroci
            costella in posizione fetale
            e va verso una me simbolica

            ricordo il vagito e l'urlo dei primordi
            s'attacca alla mammella materna
            e alla perdita
            è tutta mancanza il mio essere
            l'ossessione lo sa
            e la maniacalità ne prende parte

            ab origine!

            Sotto censura come una condanna superegoica

            sussulto transferale e primitivo
            d'una me selvatica e primitiva.

            Del pianto, dal ventre, m'è rimasto un raglio.
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              Scritta da: Cira Cosenza
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Difficile restare presente
              quando la mente corre veloce
              verso posti inesplorati della mente,
              sento i passi del vento,
              le nuvole sopra il mio cuore,
              corri, corri veloce,
              ho davanti a me lo specchio,
              ma non vedo il riflesso i rumori
              che fanno chi credevi fosse presente,
              è più forte di una crepa
              che si crea tra due montagne,
              che sono inanimate, mentre quelle
              che si fanno nel cuore lasciano cicatrici incancellabili.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Ogni giorno
                farsi più vicini di un passo
                all'oscuro miracolo
                dell'invisibilità
                a sera approdare nella notte
                a mattina nel giorno
                tastare il silenzio con la parola
                senza sapere
                e solo con lacrime
                come unico bene
                cercando l'uscita
                che con la vita seguita a errare
                fino a che un orizzonte si chiama morte.
                Composta domenica 13 marzo 2016
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  La presenza di Orfeo

                  Non ti preparerò col mio mostrarmiti
                  ad una confidenza limitata,
                  ma perché nel toccarmi la tua mano
                  non abbia una memoria di presagi,
                  giacerò all'informe
                  fusa io stessa, sciolta dentro il buio,
                  per quanto possa, elaborata e viva,
                  ridivenire caos...
                  Orfeo novello, amico dell'assenza,
                  modulerai di nuovo dalla cetra
                  la figura nascente di me stessa.
                  Sarai alle soglie piano e divinante
                  di un mistero assoluto di silenzio,
                  ignorando i miei limiti di un tempo,
                  godrai il possesso della sola essenza.
                  Allora, concretandomi in un primo
                  accenno di presenza,
                  sarò un ramo fiorito di consenso,
                  e poi, trovato un punto di contatto,
                  ammetterò una timida coscienza
                  di vita d'animale
                  e mi dirò che non andrò più oltre,
                  mentre già mi sviluppi,
                  sapienza ineluttabile e sicura,
                  in un gioco insperato di armonie,
                  in una conclusione di fanciulla...
                  Fanciulla: è questo il termine raggiunto?
                  E per l'addietro non l'ho maturato
                  e non l'ho poi distrutto
                  delusa, offesa in ogni volontà?
                  Che vuol dire fanciulla
                  se non superamento di coscienza?
                  Era questo di me che non volevo:
                  condurmi, trascurando ogni mia forma,
                  al vertice mortale della vita...
                  Ma la presenza d'ogni mia sembianza
                  quale urgenza incalzante di sviluppo,
                  quale presto proporsi
                  e più presto risolversi d'enigmi!
                  E quando poi, dal mio aderire stesso,
                  la forma scivolò in un altro tempo
                  di più rare e più estranee conclusioni,
                  quando del mio "sentirmi" voluttuoso
                  rimase un'aderenza di dolore,
                  allora, allora preferii la morte
                  che ribadisse in me questo possesso.
                  Ma ci si può avanzare nella vita
                  mano che regge e fiaccola portata
                  e ci si può liberamente dare
                  alle dimenticanze più serene
                  quando gli anelli multipli di noi
                  si sciolgano e riprendano in accordo,
                  quando la garanzia dell'immanenza
                  ci fasci di un benessere assoluto.
                  Così, nelle tue braccia ordinatrici
                  io mi riverso, minima ed immensa;
                  dato sereno, dato irrefrenabile,
                  attività perenne di sviluppo.
                  Composta domenica 27 marzo 2016
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