Poesie d'Autore


Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)

Giovanni Evangelista

Quando la giovinezza si fa buia
prima che sopravvenga a dominare
la luce dell'ascolto,
ogni parte di me si fa tensione
e le mani scrittura misurata.

S'apre la vaga ellissi del volume,
sopra cui la cadenza si fa scure
che trapassa nel vivo la materia.

Ed io incido col soffio del respiro
mentre la morte s'alza in me supina
per un connubio acceso di sospetti.
Composta sabato 26 marzo 2016
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Sorgente

    Ah, non fate che il sole mi sorprenda
    coi suoi giubili pieni
    né mostratemi parchi
    gioiosamente in crescita di voce.
    Nascondetemi i fiori,
    i fedeli sorrisi dei fanciulli,
    gli amorosi convegni.
    Sospendete la musica e la danza:
    se giungo dalle tenebre feroci,
    fate che trovi intatto ogni confine!
    Composta venerdì 25 marzo 2016
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Colori

      S'io riposo, nel lento divenire
      degli occhi, mi soffermo
      all'eccesso beato dei colori;
      qui non temo più fughe o fantasie
      ma la "penetrazione" mi abolisce.
      Amo i colori, tempi di un anelito
      inquieto, irrisolvibile, vitale,
      spiegazione umilissima e sovrana
      dei cosmici "perché" del mio respiro.
      La luce mi sospinge ma il colore
      m'attenua, predicando l'impotenza
      del corpo, bello, ma ancor troppo terrestre.
      Ed è per il colore cui mi dono
      s'io mi ricordo a tratti del mio aspetto
      e quindi del mio limite.
      Composta venerdì 25 marzo 2016
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Io vorrei, superato ogni tremore

        Io vorrei, superato ogni tremore
        giungere alla bellezza che mi incalza,
        dalla rovina del silenzio, fonda,
        togliere la misura della voce
        e cantare all'unisono coi suoni;
        stamparmi nelle palme ogni vigore
        in crescita perenne e modulare
        un attento confine con le cose
        ov'io possa con esse colloquiare
        difesa sempre da incipienti caos.
        Vorrei abitare nel segreto cuore
        centro d'ogni più puro movimento,
        animare di me gli spenti aspetti
        dei fantasmi reali e riplasmare
        le parabole ardenti ove ogni grazia
        è tocca dal suo limite. Variata
        stupendamente da codesti incontri
        numererò la plurima mia essenza
        entro un solo, perenne,
        insistere di toni adolescenti.
        Nell'aperta misura delle ali
        del più libero uccello,
        nel vigore degli alberi,
        nella chiarezza-musica dei venti,
        nel frastuono puerile dei colori,
        nell'aroma del frutto,
        sarò creatura in unico e diverso
        principio, senza origine né segno
        d'ancestrale condanna.
        E so, per questa verità, che il tempo
        non crollerà spargendo le rovine
        dei violati contatti alla mitezza
        del mio nuovo apparire, né la sacra
        identità del canto verrà meno
        ai suoi idoli vivi.
        Composta martedì 22 marzo 2016
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Sarò sola?

          Quando avrò alzato in me l'intimo fuoco
          che originava già queste bufere
          e sarò salda, libera, vitale,
          allora sarò sola?

          E forse staccherò dalle radici
          la rimossa speranza dell'amore,
          ricorderò che frutto d'ogni
          limite umano è assenza di memoria,
          tutta mi affonderò nel divenire...

          Ma fino a che io tremo del principio
          cui la tua mano mi iniziò da ieri,
          ogni attributo vivo che mi preme
          giace incomposto nelle tue misure.
          Composta venerdì 18 marzo 2016
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Cristo portacroce

            Quando lottavo duramente il giorno
            per sradicare l'ora dal mio cuore
            sola entità di tenebre, angosciosa
            era questa fatica alle mie mani.

            Ma non so quale leggerezza imbeve
            logicamente adesso la natura
            del mio corpo rinato; so che muovo
            allucinato il passo alle mie pene,
            sento che in me recede il rigoglioso
            volume del mio sangue e che più dolce
            mi è liberare sguardi di paura.
            Composta venerdì 18 marzo 2016
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              Scritta da: Mariella Buscemi
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Ho scoperto stagioni di vita
              Susseguirsi, raccontarsi
              Allo scostarsi di seta s'una schiena candida
              E le vertebre fan storia – la mia -
              Tra gli inverni d'una nuca nuda
              E l'umide ciglia del Sumida

              Ho pianto preghiere
              Quando i ginocchi son diventati piedi
              E la mia mano, rosso ciliegio selvatico a cinque petali,
              come spaventoso seppuku
              Sulla grande bocca delle nostalgie
              A riempire d'oro e d'espiazione la colpa
              E dal ventre mi è partita l'anima con un taglio netto

              Pura sullo Yozakura, mortificando Hanami
              Terribile e buia
              Infiorescenza notturna
              Sul mio corpo flesso
              Come forte sakura
              Infine, la bellezza del cadere

              Eppure, guerriera
              Nel tempio della mia coscienza
              A far d'ogni lotta, rito
              Sovrana, io, d'un matsuri schintoista

              Son piovuti fiori dalla lama
              nella recisione del passato

              Queste spalle, non appaiono neve di fuoco?
              Benedetto sia il mio tremare e il mio ardere.

              L'autunno a ovest del petto e tu a est.

              L'estate non la ricordo.

              tenui racemi
              dipinti sulla pelle
              _drupa carnosa.
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                Scritta da: Mariella Buscemi
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Per quanto
                fragile, profondo pozzo
                sia la clausura
                e lenta
                la cura dei marchi
                a saracinesca sui sigilli
                ti riscopro confuso
                al mio sangue
                nel divario di colore
                col dovere di sentirti
                il diritto d'essere
                il rovescio d'ora

                Annusato | come se d'aria si parlasse |
                per celia di dita pittoriche sottopelle
                che farebbero teatro sgraziato
                di ogni mio io possibile
                sui fregi accennati del tuo profilo

                Nell'intimo presagio
                sei intuizione sottile,
                sinestesia invasiva.

                Sento, a volte, l'invisibile.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Lamento di un morto

                  Aspettavo la ricomposizione
                  dei miei sensi disgiunti,
                  ma un Dio non sospettato
                  ha disciolte le rime del mio amore...
                  Credevo commutare
                  questi pilastri d'ossa con sorgenti
                  di finissimo cielo,
                  e in cambio n'ebbi basi di pantano.
                  Sono finito più che nel dolore...
                  Ma non è questo il punto
                  saturo di mia fede:
                  il mio Dio sta immerso
                  di là d'un palmo, e ho le dita monche
                  per raggiungerlo in pieno!
                  Composta martedì 22 marzo 2016
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                    Scritta da: Andrea De Candia
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    Lasciando adesso che le vene crescano

                    Lasciando adesso che le vene crescano
                    in intrichi di rami melodiosi
                    inneggianti al destino che trascelse
                    te fra gli eletti a cingermi di luce.
                    In libertà di spazio ogni volume
                    di tensione repressa si modella
                    nel fervore del moto e mi dissanguo
                    di canto "vero" adesso che trascino
                    la mia squallida spoglia dentro l'orgia
                    dell'abbandono. O, senza tregua più,
                    dannata d'universo, o la perfetta
                    nudità della vita,
                    o implacabili ardori riplasmanti
                    la già morta materia: in te mi accolgo
                    risospinta dagli echi all'infinito.
                    Composta giovedì 17 marzo 2016
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