Perché non ti ho promesso nulla soltanto lo stoppino per la lampada e il bricco d'olio per una luce bassa sul tavolo macchiato di sangue. Non posso tessere il tappeto con questi fili di ferro. Non dire Buona notte la notte non è buona la notte estranea smemorata.
Sono un uomo ferito. E me ne vorrei andare e finalmente giungere, pietà, dove si ascolta l'uomo che è solo con sé. Non ho che superbia e bontà. E mi sento esiliato in mezzo agli uomini. Ma per essi sto in pena. Non sarei degno di tornare in me? Ho popolato di nomi il silenzio. Ho fatto a pezzi cuore e mente per cadere in servitù di parole? Regno sopra fantasmi. O foglie secche, anima portata qua e là... no, odio il vento e la sua voce di bestia immemorabile. Dio, coloro che t'implorano non ti conoscono più che di nome? M'hai discacciato dalla vita. Mi discaccerai dalla morte? Forse l'uomo è anche indegno di sperare. Anche la fonte del rimorso è secca? Il peccato che importa, se alla purezza non conduce più. La carne si ricorda appena che una volta fu forte. È folle e usata, l'anima. Dio guarda la nostra debolezza. Vorremmo una certezza. Di noi nemmeno più ridi? E compiangici dunque, crudeltà. Non ne posso più di stare murato nel desiderio senza amore. Una traccia mostraci di giustizia. La tua legge qual è? Fulmina le mie povere emozioni, liberami dall'inquietudine. Sono stanco di urlare senza voce.
Scalza varcando da sabbie lunari, Aurora, amore festoso, d'un eco Popoli l'esule universo e lasci Nella carne dei giorni, Perenne scia, una piaga velata.