Poesie generazionali


Scritta da: Daniela Cesta
in Poesie (Poesie generazionali)

La solitudine

Il colore della solitudine è il grigio,
non bisogna averne paura,
la solitudine può essere quieta, gioiosa, tranquilla,

la solitudine è libertà dello spirito e della mente,
fare quello che, piace a noi stessi
orgogliosamente soli, con i nostri pensieri

la solitudine arricchisce, con la contemplazione,
possiamo brillare come le stelle nel cielo,
gli astri brillano nel vuoto, solitari,

la solitudine non è abbandono, isolamento, lontananza, ritiro,
essere soli, può arricchire la nostra anima,
la solitudine ama l'amicizia, la compagnia e le risate,

ma, il solitario ama vivere, solo nella sua casa,
ma, esistono anche persone che, non amano essere soli,
per loro il silenzio è orribile, e devastante,

sentono incomprensione, sofferenza nel loro cuore,
smarrimento nel nulla... e piangono.
Io dico: amate la vostra solitudine!

Riempirla con pensieri positivi, fare ciò che desiderate,
non avete obblighi con nessuno e nessuno può dire a voi
quello che dovete fare o come dovete vivere...

la solitudine è soggettiva, conosco delle persone che,
sono sempre in compagnia, eppure sentono di
essere soli, anche in mezzo alla gente.

Io amo i miei momenti solitari, canto, rido,
ascolto musica, scrivo, ho cura di me stessa
amo la natura e amo Dio.
Composta giovedì 26 novembre 2015
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    Scritta da: Stefano Medel
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Quando eravamo giovani

    Quando eravamo giovani,
    era tutto diverso,
    era differente,
    quando eravamo giovani,
    eravamo liberi,
    e tutto
    era semplice,
    chiaro e diretto,
    la salute era sicura,
    e i problemi non molti;
    quando eravamo giovani,
    non avevamo pazienza,
    e tutto sembrava ingiusto e
    insopportabile;
    dove sono quei tempo,
    quegli anni di rabbia,
    di malessere,
    di ribellione,
    eravamo giovani,
    giovani.
    Composta lunedì 14 dicembre 2015
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      Scritta da: Stefano Medel
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Igiene mentale

      Gironzolo per la città,
      che niente sa,
      e ancora meno capisce qualcosa di me;
      sanno solo darmi addosso,
      sono qua,
      il pazzoide,
      lo svitato,
      chi dice questo o quello,
      la gente sono solo tubi digerenti,
      sanno solo,
      mangiare,
      dormire, bere
      e fare un'altra cosa, se ci riescono.
      E gli tira ancora;
      noi dell'igiene mentale è così,
      non c'è verso,
      siamo sempre alla berlina,
      sempre screditati,
      coll'ombra del sospetto,
      qualunque cosa facciamo, e dobbiamo
      sforzarci il doppio,
      per ogni cosa, per dimostrare,
      non solo che sappiamo farla, ma
      che anche non è vero, che non abbiamo testa
      e che abbiamo i numeri;
      se sei dell'igiene mentale,
      sei bollato, per tutta la vita;
      e devi lottare a destra e a sinistra,
      per dimostrare,
      che vali
      qualcosa,
      e non sei solo un picchiatello,
      un toccato.
      Composta giovedì 3 dicembre 2015
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        Scritta da: Carmine De Masi
        in Poesie (Poesie generazionali)

        A pino

        Dalle tenebre approda
        inattesa e misteriosa,
        non bussa, non chiede,
        rapisce anime e le traghetta
        nell'ignota valle silente.
        O Pino, giovane e bianca chioma;
        O Pino sorgente artistica
        Partenopeo di musica e sole
        profumi di note silenziose,
        verde è lo stelo, immobile giaci
        sul morbido giaciglio adornato,
        per l'ultimo concerto, è sconcerto,
        sofferenza e angoscia
        assale i tuoi fan e persone a te care
        l'immenso dolore di ricordi
        custoditi per sempre nel cuore.
        Composta lunedì 5 gennaio 2015
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          in Poesie (Poesie generazionali)

          Le due del mattino

          Sfioro la testa di lei
          che certo finge di dormire.
          Un gesto d'attenzione,
          con questa mano che profuma dell'altro corpo.
          Socchiudo la porta della camera di mio figlio.
          Lui dorme veramente.
          Chissà che cosa sogna.
          Cosa ha fatto oggi.
          Quel figlio così amato,
          che migliore non potevo chiedere.
          Ma non da quella madre.
          Il figlio col quale non mi vedo mai,
          che quasi spio mentre riposa.
          ... Soltanto un attimo.
          Se resto ancora
          rischio di svegliarlo.
          E penso che magari lo facesse e mi dicesse
          - resta con me stanotte -
          Ma è meglio non succeda,
          lei non la prenderebbe bene.
          Ci tiene molto alle distanze
          fra "loro" e me.
          E poi all'inevitabile distacco
          è meglio che si abitui
          giorno dopo giorno,
          notte dopo notte.
          Io invece a prendermi le colpe
          ci ho messo molto poco.
          È stato un sorso.
          Di veleno.
          Composta mercoledì 23 dicembre 2015
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            in Poesie (Poesie generazionali)
            Dopo tanti anni
            passati fuori ad aspettare
            chi viene da te soltanto per scopare
            ancora leggi quei libri sull'amore.
            Quelli piccini
            con la copertina rosa.
            Quelli con l'incontro,
            la trama
            e il lieto fine.
            Lei che vede un lui
            e s'innamora,
            sogna,
            spera e si dispera.
            E dopo un po' di pagine
            di lacrime,
            contrattempi e malintesi
            convola sorridente
            col principe,
            l'ufficiale,
            o l'uomo fascinoso.
            E quando
            alla parola fine,
            tu chiudi il libro e gli occhi,
            per loro inizia la tanto sospirata vita a due.
            Mentre la tua resta la stessa,
            quella che non ti ha scelto storie da libri per sognare,
            ma solo errori
            e conti da pagare.
            E va così.
            Almeno fino a quando
            qualcuno più gentile
            viene da te soltanto per parlare.
            E quei momenti
            diventano le pagine d'amore
            del tuo romanzo personale.
            Entri nel libro
            e sei la donna innamorata
            di un lui che già stava lì dentro,
            ad aspettare te.
            E sei la confidente
            della quale s'innamora
            e che farà sua sposa.
            Finché, finito il tempo,
            dopo aver fatto il pieno delle sue parole,
            dei suoi lamenti
            su moglie, figli e cose varie
            o sulla solitudine da sopportare,
            mentre si riveste
            e salda il prezzo da pagare
            rimani ancora un po' nel libro
            come se fosse le coperte sotto cui restare
            per potere ancora un po' sognare.
            Che era un cliente
            lo accetti solo a stanza vuota.
            Quando riprendi in mano il libro vero
            e torni all'ultima pagina lasciata.
            Per ricominciare.
            Composta martedì 22 dicembre 2015
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              in Poesie (Poesie generazionali)

              Rinvio su rinvio

              Che grande errore faccio
              a stare qui
              ad aspettarti,
              sapendo che sei tu
              che invece aspetti me.
              E lo sai che so dove sei.
              Ed è così facile trovarti.
              Sei ovunque io voglia.
              Sono io che non lo ammetto.
              Che grande errore faccio
              a non venirti incontro,
              anche se stai ferma,
              non hai fretta.
              È solo un rinviare
              che non può durare.
              Composta martedì 22 dicembre 2015
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                in Poesie (Poesie generazionali)

                Notti da solo

                Se tu fossi nella mia testa,
                quelle notti che passo sveglio
                e mi scorre la vita,
                solo quella che pretende di essere ricordata,
                col suo peggio vissuto.
                Se mi vedessi al primo mattino,
                che non è mai un risveglio
                ma lo stare ancora sveglio.
                Se sentissi le mie forze
                sempre meno forti,
                e sempre più sole,
                ed il cuore
                stretto in un sacco
                fare un battito appena percettibile,
                stanco,
                che non vede l'ora di partire,
                da solo.
                Se anche solo per una volta tu ci fossi
                e vedessi,
                capissi,
                non mi chiederesti più di dormire accanto a me.
                Composta mercoledì 16 dicembre 2015
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                  in Poesie (Poesie generazionali)
                  Languida fiamma
                  ieri spenta
                  su un letto
                  il tuo immobile corpo
                  e la tua debole voce,
                  guardavo i tuoi occhi
                  teneri come quelli di una bimba
                  rivestita di candida umiltà
                  sussurravi i nomi
                  di tutti noi.
                  Le tue mani
                  zelanti al lavoro
                  le ho viste curve
                  dal male che lentamente
                  ti infieriva
                  e noi impotenti
                  e trafitti nell'anima
                  a chiederci
                  il perché di tanto dolore
                  accanito destino
                  su un mondo impietoso!
                  Riposa adesso Zia Luisa,
                  esempio di vita e di amore
                  c'è posto per te nel mio cuore
                  lode al tuo nome
                  vita eterna all'anima tua.
                  Composta giovedì 17 dicembre 2015
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                    in Poesie (Poesie generazionali)

                    Una risposta a chi giudica

                    Ci pensi a lungo.
                    Ed ogni tanto smetti di pensarci
                    per dirti che ci hai pensato anche troppo a lungo.
                    Poi torni a quel pensiero fisso.
                    All'inizio vai avanti
                    perché devi,
                    per chi ti è caro,
                    per te.
                    Per non sai cosa
                    o chi.
                    Poi vai ancora avanti
                    finché puoi,
                    finché non sai più
                    se puoi,
                    se vuoi,
                    ma vai.
                    Fino a quel "basta"
                    che si dice una volta sola.
                    Composta martedì 15 dicembre 2015
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