Poesie generazionali


Scritta da: ambercastle
in Poesie (Poesie generazionali)
Era ritornata
Nella sua vecchia casa...
i raggi del sole
Filtravano attraverso le persiane
i tendaggi erano
Accarezzati dal vento settembrino...
Le maniglie della cassettiera...
Riflettevano, amplificando
l'effetto della luce...
mentre un velo di polvere
La proteggeva...
accarezzò con un dito
i suoi bordi...
Decise di non aprire quei cassetti
Le piaceva quel velo...
Custodiva
i suoi ricordi...
il passato non ritornava
... i suoi ricordi erano protetti.
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    Scritta da: Marta Emme
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Il bollito

    Vediam or di far chiarezza sul fatto
    che i giovani non voglion vivere più
    nella monnezza (inquinamento),
    frutto delle scelte dei potenti, quelli
    che sembravan, allor (1700, 1800,
    1900) dei portenti ma che, sulla
    distanza (ad oggi), han fatto poi
    una grave dimenticanza, e cioè che
    non han creduto necessario gestire
    ciò che anche in natura era una
    innovazione, creata dal processo
    continuo di industrializzazione.
    Siccome, parlan per loro i fatti
    (inquinamento, desertificazione,
    risorse...), e, or, par che i giovani e i
    poveri sian diventati tutti matti nel
    chieder di cambiar modello (di
    sviluppo) che quello non si è
    dimostrato, per nessuno, proprio un
    fiore all'occhiello. Se, questo registro
    (operare), i Paesi industrializzati, non
    son disposti a cambiare, non lo
    faranno certo i Paesi che si devono
    ancora sviluppare. Da traino, perciò,
    essi devono fare. Un altro modello
    ed ecosostenibile dobbiamo, dunque,
    allestire se non si vuol tutti a
    gambe all'aria finire. Cominciamo,
    l'energia, a rivoluzionare; non è
    che non si sa fare, è che non lo si
    vuol fare, perché i ricchi petrolieri
    e gli sceicchi non si voglion
    disturbare giacché tensioni folli
    andremmo a fomentare, a cui
    certo non si potrà ovviare! Banale?
    E la ricerca, ancora, che ci sta a fare?
    In tanti anni, ma chi, seriamente,
    ha investito in ciò, oibò? Si dice:
    "interesse, vedi, non ne ho, neanche
    un po'. E al mercato che dirò?"
    Servono i dissalatori, perché anche
    i poveri possano avere i loro
    abbeveratoi. Pur ciò non si vuol fare,
    oibò! Si dice: "in ricerca non investirò,
    che me ne fò, di sete io non morirò."
    Le vostre illustri idee mi han proprio
    seccato. Va, forse, di moda il bollito
    (i gretini)? Eppur ho ben capito che
    anche sul clima, l'accordo, tra i potenti,
    è proprio come un ago appuntito, che
    fa male se entra nelle carni, per questo
    sono tutti duri come marmi. E ai più
    potenti dico che si nascondon tutti
    dietro a un dito, perché nessuno, in
    realtà, si è fatto lesso (bollito) ed è
    chiaro che, senza rispetto (per la natura
    e i simili), volete continuare a viver solo
    nel vostro, o ciel, riflesso (per voi stessi,
    di convenienze).
    Composta domenica 6 ottobre 2019
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      Scritta da: Cristina Metta
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Are you sleeping (canzone di Natale)

      Candida ma fredda la Luna e le stele argento
      un bacio di bianco sulla fronte di Terra un cristallo scintilla diamanti
      qualcosa si spezza nel dentro
      un brivido ferma il battito
      amore
      amore silenzio – parole sospirano senza labbra i legni
      voliamo coi sogni in un mondo etere e incandescente
      impalpabile solo il respiro davanti al nulla
      voliamo innamorati di strade
      di ombre
      di mani in strette perenni
      ghiacciai i silenzi
      occhi socchiusi e polvere di scintille dal cuore sfalda il tetto
      siamo unicorni
      farfalle di ghiaccio
      siamo tutti re e regine
      incastonati in qualche diadema fantasma sulla fronte di un Dio senza tempo
      villeggianti di un Paradiso con poca Fortuna in attesa del Luna Park della gioia
      mentre una canzone scende in fiocchi sopra i nostri capi
      are you sleeping
      ci attraversa le carni una stella cometa
      in folle viaggio verso un non dove
      il mare non ha un inizio o un abisso o un confine
      are you sleeping
      all'alba
      ovunque l'alba faccia decollare le nostre ali
      io inizio a cercarti per mai perderti
      così nella calma tutto pare abbia una sorte
      anche il dolce ricamo di neve sopra la mia pelle di lava
      are you sleeping
      si sente sussurrare di notte alle porte
      il vento soltanto conosce bene le parole di questa canzone
      are you sleeping
      significa stringimi forte al tuo petto
      ed ogni uomo o fantasma nel mondo
      diventa tutt'uno con altri battiti
      l'amore è un mistero
      vergini polveri d'astri avanzi di pane raffermo occhi pieni di pianto
      poveri o ricchi
      la Regina delle Nevi soffia incantesimi al buio
      piccoli in attesa di doni
      grandi col palpito d'amore
      nel vischio impronta fortuna
      a volte credere è l'attimo in cui tutto ha inizio.
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        Scritta da: Cristina Metta
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Veloce follia

        Ero diventato veloce
        mi piaceva amarti
        sempre in fuga per non darti noia
        calzavo piedi piumati per rincorrerti nel sogno,
        dove mi aspettavi -
        mai ridendo ma col broncio.
        Eh, sì, ti facevi amare
        con tutti quei pensieri meticolosamente disordinati
        capaci solo loro di generare follia
        di cui ti vestivo per dare al tuo corpo l'aura
        da immortale.
        E molto prima del giorno

        aprivo la porta sulla disperazione per ritornare sveglio
        lasciandoti lì nella natura perfetta del tuo volo,
        e forse mi restava nel palpito la percezione di averti ancora con me
        sì mi mentivo, mi mentivo d'averti addosso, d'averti nel sangue, nella mente
        nelle mie gambe e nelle mie ossa
        ma più mi mentivo, sappi,
        più io ero felice.
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          Scritta da: Cristina Metta
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Fot... ute Fiabe

          Ho crampi al cuore che soffre in un distillato di primavera e dolore
          bramo tutta l'incoscienza che mi rende libero di sedurti
          sotto sti cieli come campi di cotone nelle fiamme di una luna africana
          in mezzo ad astri disidratati che incornano l'oscurità cosmica _ bruciando

          dovrei dirti che
          ... di noi non si cura alcuna eternità sentimentale
          a noi vengono spediti ogni tanto per alleviare la vita – i sogni
          usati come propellente quotidiano
          da mostri da meno mostri da chi ha fame e non aspetta
          Sorte

          per te
          io diverrei un animale da corrida con la morte
          e farei pagare alle arene secondi in tempo di gioia per la tua vita
          perché ho visto come una luce nel buio dei giorni
          quando perdute le fot... ute fiabe nei libri letti a letto
          un luccicore un brillio una cometa
          eri tu
          eri tu nel "c'era una volta" sul comodino triste delle Parche
          ti vidi allora
          e da allora impossibile per me
          dimenticarti

          non ti domandi mai
          davvero _ mai ti domandi
          dove vivano gli Dei della Fortuna
          quando noi in astinenza
          o il delirio ti fa servizio a domicilio poiché Amore è insonne
          sebbene ci siano ambulanze della felicità chiamate droghe
          ahimè col mio carattere ci vorrebbe però... dell'esplosivo
          per superare le notti
          in cui ti penso
          in cui ti voglio
          in cui sudo
          in cui mi arrabbio
          o piango e rido da folle
          segnato da un liturgico tic tac delle dolci albe
          che si sostituiscono alle brutte mosse del buio
          mi sei
          come le magie del venerdì 17 cui alcuno crede
          come quel drago che ho tatuato sul petto e ogni tanto ringhia
          t'amo senza scervellarmi poiché m'è già complicato il verbo
          incartarlo abbellirlo col nonsense dei fatti
          guardami
          sono il caos che vede la vita dal proprio casino
          sono come un bambino che posticipa i pasti pur di giocare ai suoi sogni
          rimpatriato da chissà quale vecchio destino cui non ho dato abbastanza
          sono nella forza del tuono
          della solitudine bambina che corre nuda sui prati
          pioggia estate inverno e non la vede alcuno
          ma c'è una teoria
          laddove finisce il dolore inizia la gioia

          e il movente della fiaba non potrebbe farsi più avvincente
          motivante
          misterioso

          ecco perché ti amo
          come un Tarzan poetico appeso a liane d'ombre
          o un sorbetto al limone in una giornata torrida
          come quelle fot... ute fiabe lette a letto in giorno uggioso
          rimaste a grandinarmi di speranze
          nonostante il buio consumi il loro inchiostro
          e a volte persino il nostro sangue
          m'incendio fiore selvatico
          tu verrai - vero
          verrai a salvarmi?
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            Scritta da: Marta Emme
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Orgoglio fesso

            Esser pronti a rinnegare (togliendo
            i crocifissi) una propria radice
            (cristianesimo), vuol dire esser
            disposti a diventare un'appendice
            (religiosa, minoranza); e non solo
            culturalmente parlando, come se al
            vangelo non ci fossimo nei secoli
            sempre andati ispirando. Dunque,
            fa una incredibile porcata, chi
            (politica) vuol svendere (col
            crocifisso) o ha già svenduto la
            nostra tanto gloriosa e ammirata
            patria (a Maometto, al nichilismo...).
            Di questo orgoglio (patrio) parlo,
            ma forse è solo un mio inguaribile e
            vergognoso tarlo.
            Composta giovedì 3 ottobre 2019
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              Scritta da: Aurora Sisi
              in Poesie (Poesie generazionali)
              Chiediamo al tempo
              di darci anche una
              sola ragione
              del perché
              quegli addii
              imprevisti,
              quelli che ci
              tolgono le forze,
              il respiro,
              quelli che ci
              tolgono il coraggio
              di guardare oltre,
              del perché giungono
              lasciandoci
              rannicchiati nel dolore,
              senza parole.
              Ma chissà quanto, il tempo,
              ci farà ancora aspettare.
              Composta martedì 3 ottobre 2017
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