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Fresca tintura
cola sui poli,
una calamita troppo grande
per non poter pensare;
intrecci verdi
come vimini lavorati
a percepir sensi
ed odio
di figli ormai dannati.
Composta lunedì 1 gennaio 1900
Fresca tintura
cola sui poli,
una calamita troppo grande
per non poter pensare;
intrecci verdi
come vimini lavorati
a percepir sensi
ed odio
di figli ormai dannati.
Alla perfezione
dai voce,
in un'utopia
troppo soggettiva
per esser realmente
ti distingui fra tutte
col silenzio
ed urla il chaos
nel tuo petto,
è questo l'ordine
più perfetto.
Ansimi e sorridi,
attimi impressi
su pellicola monotono
per non sentirti ancora respirare
sulle labbra d'uno sconosciuto.
Ventagli di foglie
sventolano nuvole
frusciate dall'alto.
Addobbano alberi
verdi di festa.
La musica sento
la giostra la vedo:
Cavalli che girano
in tondo ed è gioia.
Vita balocca
ti guarda e ti ascolta
in mano monete
ma non per la sete.
Rigira la giostra
ma a me mai non tocca.
Qualcuno che ruba
ed è la più furba.
Non conosco risata,
solo una bara.
Lontana è la festa
con musica e sfarzi
ma ormai non importa.
In tasca ho qualcosa,
compro una rosa e
la lancio alla sposa.
Occhi vuoti o pieni di non so che
Che a volte sorridendo nel guardarmi
O forse mi deridono
Prenditi gioco di me finché vuoi
Finché ne hai la forza
Finché hai coraggio
Prenditi gioco di te
Perché non hai la forza
Perché non hai coraggio
Come una piuma in balia del vento
Mi lascio dondolare da ogni tuo gesto
Che di amore ogni tanto
Di disinteresse più spesso
Cambiano il mio umore dall'amaro, all'umami del sesso.
Sempre controvento,
molto spesso sole
innamorate dell'amore,
donano la vita
per dare alla vita
con tenacità
si rialzano,
fragili,
umili,
dimorano
nella sensibilità
piangono
singhiozzi soffocati,
procedono lente,
senza mai
arrendersi
a volte
con addosso
l'uomo sbagliato ma,
con la consapevolezza che
l'amore non è mai sprecato
con coraggio
aspettano
la quiete dopo
la tempesta
e ricominciano
più forti di prima
sempre pronte
ad amare,
a farsi amare.
Che forza le donne!
Solo quando
non sento la terra
sotto i piedi
e il silenzio
risuona come
un canto
nelle mie ossa,
solo quando
la mente libera
da ogni catena
comincia a vibrarsi
nell'aere sereno
dimentico
dei se e dei ma
solo allora
mi sento felice.
Da
S. Ampelio
alla luna, pareva breve
la strada, tutta dritta e azzurrata
Senza tornanti serrati, senza sentieri smarriti
solo di stelle attorniata e il soffio d'un vento amico
Mentre con dita puntate, tra le mie braccia accucciata
tra mille stelle passata, né disegnavi il cammino
È là dicevi, la casa dove noi soli saremo, per abitare e figliare
per quest'amore grandioso, più grande ancora del mare
che in quel'istante beato, i nostri sguardi colmava
Per insieme invecchiare, sempre raggianti e felici
Le nostre mani intrecciate, parole al vento buttate
lunghi silenzi di baci, qualche chiassosa risata
Mentre un'avverso, destino, il tutto già
cancellava - È la che lasciammo una
notte, di tutti i sogni il migliore
Su quegli scogli di lava
che piatti scendono
al mare.
Si leva il mattino,
squarciando il velo della notte;
me ne sto coi miei dubbi,
le domande sospese a metà;
non c'è pace per il mio spirito,
e la vado a cercare;
ma il giorno non mi aiuta;
e i quesiti rimangono;
vago, come anima in pena,
in un girone, senza vero riposo.
Del pane ne apprezzo le briciole
Perché con quelle gli uccellini
Danno forza alle ali.
Del cielo Apprezzo la pioggia
Perché quelle sono lacrime
A volte di dolore
A volte di gioia
Dell amore che provo per te
Apprezzo il sorriso sul mio volto
Nel pensarti quando non ci sei,
Apprezzo il sorriso sul mio volto
Che si unisce al tuo quando sei qui.
Della notte con te, apprezzo il sudore,
Perché è il cuore a faticare
Per trattenere questi attimi,
Apprezzo la saliva
Goccia dopo goccia
Che da forza alla radice della pazienza
Nell aspettare il prossimo bacio.