Scritta da: Franco Mastroianni
in Poesie (Poesie personali)
Miraggi tra le nuvole di polvere creano falsi legami
La siccità dell'appartenenza disegna dune di incertezze
Mentre anziani sciamani
Continuano a ringraziare la terra.
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Miraggi tra le nuvole di polvere creano falsi legami
La siccità dell'appartenenza disegna dune di incertezze
Mentre anziani sciamani
Continuano a ringraziare la terra.
E ci ritroveremo tutti in via dell'estinzione non essendo riusciti a trovare Piazzale Della Rivoluzione.
Ed è fuoco di paglia
Lo sfilarsi della lana tra gli intrecci della maglia
Poi l'oscuro pur dicendo che c'è voglia
Le paure di un ritorno del fascismo tiene svegli
Ma è da tempo che hanno già varcato soglia.
Forse non ci si parla più come un tempo
Non ci si ritrova più per strada
Questa tecnologia ci sta uccidendo
Lentamente sanguino ma nessuno vede il mio sangue
Virtualmente sto bene.
Raccontami di quando il fiume riusciva ancora a parlare
Dimmi cosa diceva quando il vento ne increspava lo scorrere
Tu che ne hai sorseggiato le sue acque
E ti sei cibato dei suoi frutti squamati
Raccontami ancora... mentre ti immagino
Nei miei ricordi
Nei tempi andati.
Pensa al levare del sole
L'aprir di corolle
Natura fermenta ad ogni risveglio del giorno
Ora pensa al levar della gente
L'aprire la bocca
L'indifferenza fermenta in ogni parola.
Siamo fonti ci attingiamo in questo bere la passione senza mai placar la sete Siamo gocce di sudore sulla pelle Le carezze fatte di sospiri e baci le parole sussurrate a bassa voce Poi la pioggia nel suo divenire scorrere il frastuono silenzioso della grandine l'avvinghiarsi in questa danza affascinante l'intrecciarsi delle dita delle mani come il vento si diverte ad intrecciare i rami. Siamo il soffice cadere della neve l'ovattata sensazione della pace il rinascere ogni giorno il risveglio della vita chiusa in un piccolo seme Siamo semplicemente due metà che stanno bene insieme.
I primi passi tutti i giorni
Rinascere
Tornare da posti mai visti
Ma con quella certezza d'aver già vissuto
Il sogno, il suo sapore infinito.
Ho l'anima
penzola alla luce di luna,
fugace ai venti di brezza
insegue agitata mondi migliori!
Girovaga corre su miti d'amore
quaggiù lei si spegne
non c'è idillio,
speranze e futuro
dissolve su un muro,
un muro di pianto
che tace al dolore.
Luce non vedo
dall'uomo mortale
lassù c'è Un Dio
che io non voglio eclissare!
Hanno lasciato il mare,
i lunghi viaggi d'avventura
verso nuovi porti,
i giri saettanti intorno alle paranze,
i nidi sugli scogli nudi
dove si frange l'onda
e l'aria sa di sale.
Ora li trovi lungo il fiume
si spingono in città
volano tra i tetti e i campanili
nello spazio abbandonato
dai più deboli piccioni
fin sulle piazze e tra i passanti
a mendicare come le cornacchie.
Altre colonie di gabbiani
si formano alle porte della città
ruspano tra i rifiuti della discarica
e covano i loro nidi
tra i miasmi del sito
e i ruggiti delle ruspe giganti.
Quando potranno ancora tornare
a volare nell'aria i gabbiani
sulle grandi ali librate
a dominare i campi del mare
d'azzurro sconfinato,
in magico equilibrio
tra essere e avere?