Poesie personali


Scritta da: ROBERTO POZZI
in Poesie (Poesie personali)

Ti voglio bene

Ti voglio bene,
l'espressione più apprezzata,
per l'appunto
più usata,
per dimostrare
il proprio affetto o amore
per una persona a noi cara!
Ma non è che la frase
"voler bene"
sia ormai diventata
una affermazione
detta a sproposito,
abusata
e infine svuotata
del suo significato originale
dalla generica comunicazione
degli ultimi anni!
Troppe volte,
mi è capitato di sentire,
"TI voglio bene a modo mio",
da non saper più cosa dire!
Un "Ti voglio bene",
ma solo alla mia condizione,
mi ha sempre spiazzato,
mentre l'affermazione
"Ma lo sai che lo faccio per il tuo bene,
non per il bene mio!",
mi ha fatto vergognare
di essere al mondo
e voler scomparire
da questa pianeta egoista
a cui appartengo
ma non condivido!
Pur accentando passivamente,
il comportamento altrui
dietro tale affermazioni,
mi è sempre difficile sopportare
il dispiacere che scaturisce
da tali pesanti dichiarazioni,
quindi spesso sfogo
la mia frustazione personale
contro me stesso,
ma non essendo un menefreghista
non potrò mai diventerare
un esperto opportunista
malgrado uno mi dica che mi vuole bene,
la triste verità è che a lui
non gli frega niente di me!
Composta sabato 2 febbraio 2013
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    Scritta da: Stefano Medel
    in Poesie (Poesie personali)

    Tutto corre

    Tutto corre,
    tutto passa,
    anche se non ci pensi,
    anche se non vuoi;
    e non vuoi sapere,
    né vedere;
    ma il mondo,
    il mondo è cambiato;
    tutto continua lo stesso,
    anche senza di te,
    non c'è molto da dire;
    tanto vale,
    cercare di vivere,
    di fare,
    meglio che si può;
    cercando le cose semplici,
    l'amore,
    l'amicizia,
    la serenità;
    per quanto possibile,
    anche s e non è facile,
    andare avanti.
    Composta martedì 5 febbraio 2013
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      in Poesie (Poesie personali)
      Sentire le parole
      se non ci ameremo più,
      mi mettono angoscia
      mi domando come
      potremo non amarci più,
      tutta questa strada
      in salita
      a cosa è servita,
      dobbiamo solo aspettare la discesa
      sarà lunghissima,
      come lunga è stata la rimonta,
      poco importa se ci odieremo,
      poco importa se non ci vedremo,
      poco importa se non ci sopporteremo,
      quel che conta è che siamo
      legati da un filo
      molto sottile,
      ed ogni volta che ci perderemo
      basterà cercare quel filo
      difficile da trovare per quanto sottile è,
      ci farà ammattire
      spazientire
      e perdere la voglia,
      ma quel sottile filo
      è durissimo da rompere,
      solo quando seguendo quel filo
      ci dovessimo rendere conto
      che dall'altro capo non ci sei più,
      allora si che piangeremo
      spero non succeda mai
      quel filo tiene la mia anima legata a me.
      Composta venerdì 30 novembre 2012
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        Scritta da: Fioralba Focardi
        in Poesie (Poesie personali)

        Sacrificio d'amore

        Ecco,
        come vittima di un sacrificio antico,
        mi sono donata a te.
        Ho aperto il mio petto,
        ho tolto il cuore:
        posandolo sull'altare,
        pronto al sacrificio!
        Tu ora,
        sei il sacerdote del mio destino.
        La tua mano
        impugna la lama!
        La tua bocca si netterà del rosso mio dono?
        Oppure,
        delicatamente,
        lo ridarai al mio candido seno?
        Sarai carnefice, o riparo?
        Che il fato si compia.
        Composta venerdì 8 giugno 2012
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          Scritta da: Gianluca Ambrosino
          in Poesie (Poesie personali)

          Uno. Nessuno. Centomila. (... ovvero, sogni d'onnipotenza)

          Io
          sono prima di tutto io,
          certo è che
          per qualcuno sono
          un emerito sconosciuto,
          anzi
          ignora persino la mia esistenza!
          Me il bello viene quando
          penso, che
          per mio padre e mia madre
          sono loro figlio,
          per alcuni un fratello,
          per alcuni un cugino, un amico, un vicino

          per altri ancora sono un collega,
          l'amico di un collega
          sono il figlio di mio padre e di mia madre

          sono uno che fa la mia professione
          sono un ex studente
          sono un dottore in scienze politiche
          un paziente d'ospedale
          un padre in attesa di vedere il figlio
          e così via,
          si moltiplicano le mie identità,
          quasi all'infinito

          forse

          è proprio per questo
          strano pensiero
          che qualcuno
          confonde sovente
          le varie identificazioni del suo io
          con l'essere onnipotente!
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            Scritta da: Gianluca Ambrosino
            in Poesie (Poesie personali)

            La Bufera (canzone non rivoluzionaria)

            Il vento,
            alzò la sua potente bocca
            che a stento,
            riuscimmo a vedere il colore
            delle foglie, volanti
            nel cielo incolore
            dove dei saggi
            o forse dei Santi
            scendevano per dare lezione.

            Ricordo gli stomaci
            di tutti, pesanti,
            ricordo quell'infausto
            magone, non vi erano prìncipi
            a salvare fanciulle
            su di un castello,
            ma solo le briciole
            di un gatto mammone,
            anch'esso spaventato
            da tanta confusione.

            Per tutti pesava un fardello,
            ma il carico
            pareva ad altri destinato,
            ognuno andava avanti
            sentendosi stanco
            del solo fatto
            di essersi lamentato.

            Il pozzo si faceva
            sempre più profondo
            ma al posto dell'acqua,
            salivan lacrime salate,
            e la gente a bocca torta
            si dissetava
            guardava il cielo
            e si disgustava.
            A letto,
            nell'oscurità,
            poi tutto
            passava.

            Ma il giorno
            in agguato, voleva destare
            queste anime arrabbiate
            con il sole,
            troppo lucente da guardare!
            In uno scantinato
            cercavano i ricordi
            e ostentavano ricchezza
            spolverando Tradizioni,
            troppo dolorose
            da abbandonare.

            Il cavallo del cambiamento
            nitriva, spazientito
            sotto un quadro di Gandhi
            che stupito inorridiva,
            e alle loro spalle
            irritato si divertiva.

            Ricordo le armi
            invocate da chi,
            con tasche gonfie,
            si vestiva coprendosi
            di arie tronfie.

            Parlavano di rivoluzione
            e poi morti
            contro morti
            e violenza, contro
            le violente persone.

            Mentre le nuvole
            attorcigliarono il mondo,
            e Socrate morì
            bevendo Coca - Cola,
            il venditore di ombrelli
            si fece tondo tondo.

            Tonda fu pure
            quella colomba che vola
            dalla finestra
            di una piazza, e
            distilla parole
            come oro (finto) in una tazza.

            Ma non una parola
            per il mendicante muto
            che urla ma non parla
            e intanto stringe stretto
            la sua anima, che franca
            vuole farla.

            La codardia,
            nascosta da virtù,
            pose una pietra
            sugli occhi della terrazza
            e volò
            su di una nuvola.

            La gente
            inerme nella piazza,
            salutò l'enorme
            volatile confusione,
            un po' stravolta,
            per l'esperienza persa
            ma cortese,
            stringendosi in sincera comunione,
            gli occhi fissi
            l'un l'altra
            come a non voler perdere
            questa insolita occasione;
            dai propri umani gesti
            iniziò la sola vera
            Rivoluzione!
            Composta mercoledì 2 gennaio 2013
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              Scritta da: ROBERTO POZZI
              in Poesie (Poesie personali)

              Le parole che non ti avevo mai detto

              Quanti anni sono passati,
              eravamo solo dei ventenni,
              tu eri una bellissima ragazza
              dagli occhi verdi smeraldo
              e con un sorriso solare
              che esprimeva tutta
              la tua dolcezza femminile
              quando io ero solo un timido ragazzo
              che con il fare
              da quasi intellettuale
              e la spiccata sensibilità
              avevano colto la tua attenzione
              ma anche sconvolto la tua vita!
              Il mio romanticismo d'altri tempi
              e la mia naturale eleganza
              mi rendevano vincente,
              anche se fisicamente
              mi ritenevo un perdente,
              tu mi trovavi comunque
              molto attraente!
              Per convinzione personale
              non mi ero mai permesso
              d'essere fuorché un caro amico
              giacché tu non eri libera di agire,
              tu eri già fidanzata
              ed io ero veramente
              un ragazzo educato
              che non avrebbe mai osato
              rovinare la tua storia sentimentale
              per il proprio interesse personale!
              Non mi erano rimaste molte scelte,
              non c'era proprio più nulla
              che appunto potevo fare
              e così per la tua strada,
              ti ho dovuto lasciarti andare!
              Dopo anni di reciproco distacco,
              il tempo non aveva fatto il suo dovere
              visto che nessuno di noi due
              aveva dimenticato
              quella nostra impossibile favola
              che non era stata mai condivisa
              col nostro avverso destino!
              Dopo anni di titubanza,
              finalmente ti sei decisa
              a sposare quel lui
              che da anni ti corteggiava
              ma che era ormai sfinito d'aspettarti
              e quindi cominciava a dubitare
              della tua disponibilita'coniugale!
              Ma il brutto scherzo del destino
              non era mica finito lì,
              entrambi avevamo già intuito
              che tua madre aveva ragione
              quando al tuo banchetto nuziale
              mi aveva confessato
              la straziante verità,
              quella sua rivelazione
              che non ho mai digerito
              visto il genuino affetto
              che nutrivo per te!
              Ma, come tu ben sai,
              tua mamma non era mai stata
              una signora riservata
              e con il suo delicato tatto
              mi aveva reso noto
              che ero arrivato troppo tardi,
              che purtroppo avevo perso il posto
              al ragazzo che era appena diventato
              il tuo ben amato marito!
              Composta domenica 3 febbraio 2013
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                Scritta da: Michele Gentile
                in Poesie (Poesie personali)

                Il pianto del Lupo

                Luna che sorgi
                parla al suo cuore
                raccogline le lacrime.
                Asciuga quel pianto.
                Il Lupo è ferito.
                Non sa più gioire della notte,
                le nubi dell'orizzonte pesano
                come roccia sulle rose del tempo.
                È stanco
                È solo,
                in fuga dalle ombre
                non vuole più correre.
                Quanta neve cade dal Nord
                Imbianca le torri degli uomini
                E lui una tana più non ha,
                il gelo veste la valle
                lui rimane immobile.
                Quanta vita si perde a Sud
                L'inganno della speranza,
                e lui più speranze non ha,
                il silenzio governa la piana
                lui ti sta pregando.
                Luna che lo hai amato
                accompagnalo in questo viaggio
                accarezzane il respiro
                l'ultimo,
                di un'alba che non lo troverà.
                Composta domenica 3 febbraio 2013
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