Il sogno
Nell'irreale cerco la tua approvazione per fondere le nostre anime...
Mia diletta di te vivo non negarmi la tua essenza...
Imprigiona i tuoi sogni lasciati vivere e sarò reale...
Composta domenica 25 aprile 2010
Nell'irreale cerco la tua approvazione per fondere le nostre anime...
Mia diletta di te vivo non negarmi la tua essenza...
Imprigiona i tuoi sogni lasciati vivere e sarò reale...
Paura nel vento,
Amore racchiuso
Sul gelo d'inverno.
Battito d'ali tra la rugiada.
Ti trovo in una dimensione
Dove tutto si dimentica...
Tintinnio,
Dolce, soave,
Suono di un sogno infranto.
Questa musica,
Deliziosa e triste,
Questo groviglio
Di sensazioni inaspettate.
Una scheggia sofferta
Mi trafigge il cuore,
Ho voglia di urlare
Parole e dolore.
A mille
corrono e si rincorrono pensieri
nel cielo nuovo di primavera...
turbinio di emozioni
non più nuove
che mirabilmente
ringiovaniscono il cuore
rimescolano sangue e mente...
sbocciando
nell'eterna gioventù
dell'anima mia...
Stanotte voglio scrivere a te,
perché io so che leggerai,
fantasma di questa vita,
fantasma di questo amore,
curioso e anche impaziente,
affamato e mai sazio,
di queste mie parole,
che sai sono d'amore.
Lo so perché lo fai...
nessuno te le ha mai dette,
nessuno te le ha mai scritte,
nessuno te le ha mai dedicate.
Ma a te fantasma del mio passato,
tutto ho confessato,
Il mio cuore è un libro aperto,
puoi sfogliarlo quando vuoi.
La mia anima conosci,
puoi capirla come non mai.
Il mio mondo è quel che vedi,
puoi entrarci quando vuoi.
Le mie parole sono infinite,
e mai tutte le vedrai,
sono un mare agitato,
l'universo sconfinato,
sono un bosco fresco e scuro,
la cascata più impetuosa,
il deserto più rovente,
sono tutto e sono niente,
sono solo consonati,
che si alternano a vocali,
ma che mai descriveranno,,
il tuo sorriso, il tuo sguardo...
tanto meno il mio tormento,
ne il mio dolce sentimento,
la mia paura, la gelosia,
per chi ti ha avuto,
per chi ci sia.
A te fantasma del presente,
tutto questo non è bastato,
anche se mai hai incontrato,
chi ti avesse così guardato,
così capito, così amato.
A te fantasma del futuro,
che col tempo diverrai,
lascio tutte le mie parole,
quelle che hai letto,
quelle che leggerai,
quelle che ho detto,
e quelle che mai saprai.
Ci hai regalato... cinque anni bellissimi,
fatti di amore, risate e tenerezza,
fino a che un giorno qualcuno ha deciso,
che il tuo posto non era più tra noi, ma lassù nel cielo,
perché donassi a tutti noi quaggiù, un'impalpabile carezza.
Da quel giorno s'ode quel leggero battito d'ali,
il tuo... mio piccolo angelo.
Di te conservo tutto,
i tuoi vestitini riposti nell'armadio,
le tue camicioline ripiegate con cura,
e avverto anche la tua presenza.
Quando riapro quei cassetti...
ti sento dietro di me,
solo una cosa,
il tempo, poco per volta
si porta via con se,
tutto rimane li com'è,
solo il tuo profumo...
quello no... più non c'è.
Questo tempo che passa,
ma non cancellerà mai il tuo ricordo,
e nemmeno lo intacca,
per tutti noi resti e sarai per sempre,
la nostra piccola Samanta,
anzi no... Samantha con l'acca.
Eri per me mio padre
non un un marito
non un giovane
bello e pieno di vita
la tua carne per me
era un corpo d'accoglienza
d'amore figliare
la passione erotica
del corpo mi era sconosciuta
e nelle carezze
a mia madre niente
avevo visto
se non la dolcezza
di un uomo che amava
il tradimento l'ho intuito
seppur mai compreso
ha avuto il colore di una notte buia
sulle rotaie di un treno
eri per me mio padre
perfino negli afrori dell'alcool
nelle bottiglie mezze vuote
che ritrovai con disgusto
dopo essermene andata
eri mio padre
negli occhi già densi di pianto
di una bambina
nelle coperte umide la sera
nella stanza sopra la piscina
eri mio padre
nel profumo delle dalie
nelle gocce di pioggia che
cadevano dentro il temporale
alla finestra ferma
me ne stavo per ore a guardare
ad aspettare
che l'incanto finisse.
Quando passerà questo inverno
che ci fa trascurare da tanto tempo?
Le ali sono ghiacciate...
immobili
e giacciono inerti
nel loro silenzio di piombo.
Povere farfalle...
abbandonate,
in un angolo di speranza;
dove sono i vostri colori della vita?
Che fine ha fatto la vostra danza?
È inutile...
Frutti amorfi
immortalati nella crescita.
Volto felice il tuo prima di morire
guardavi me che piangendo speravo
non lasciare che ti portino via
non lasciare che mi lascino sola
ridendo tu in un filo di voce
lasciasti la vita per iniziare la morte
morte che parola non è altro che vita
lontana dal tempo, lontana da tutto
troverai te stesso dal giorno del lutto
c'era un biglietto che avevi lasciato
prima di morire sul letto pacato
scrissi delle chiare precise parole:
lascio la triste vita, sperando che un giorno
il mio ultimo sorriso dia a te conforto,
magari non ora ma un giorno capirai
che quando riderai paura non avrai.
Voglio dirti gli ultimi versi
ora che un nuovo amore ti accende
e che questa primavera ti allontana da me
per sempre con il grido di una rondine.
Un cuore di poeta a un cuore di poeta.
Voglio dirti, che ancora sogno
un bambino sdentato che mi sorride
sulle ginocchia.
Ma la mia sedia è vecchia,
la mia stanza troppo vuota e
nemmeno un raggio di sole
filtra dalle finestre.
Questo bambino ride in ombra
a una madre cieca.
Perché come Psiche, tracciai nel buio
i contorni del tuo viso ma non fui paga,
e volli vedere l'amore.
Ma lo scotto per troppo desiderio
fu una meraviglia da deliquio, una lacrima
di candela, l'amore ferito e offeso, e
una freccia conficcata nelle pupille.
Come farò, senza rivedere i tuoi occhi?
Voglio dirti, che quando il glicine
si piega sotto la sua cascata di fiori,
io penso al tuo corpo gravido di dolcezza,
pesante come un grappolo d'uva dalla vite.
Ho vendemmiato i tuoi pensieri con vergini mani,
assaporato le tue parole, che erano canti,
in ascolti pieni di silenzi adoranti.
Così, in qualche modo, ti ho avuto.
Voglio dirti, che come un lombrico,
hai scavato un cunicolo profondo
nell'anima perché il vento potesse
suonarci attraverso; mi hai reso flauto
delle tue melodie.
Vedi, nasciamo nudi e quando moriamo,
siamo pieni di vesti.
Si preoccupano costantemente di vestirsi,
ma io voglio vivere e morire come sono nata: nuda.
Tu mi hai spogliata di difese inutili, esposta
al freddo della verità che ci assidera le mani:
siamo esseri fragili.
Perciò, voglio dirti grazie negli ultimi versi
ora che un nuovo amore ti accende e
che questa primavera ti allontana da me per sempre
con il grido di una rondine.
Non dirmi di essere serena.
Ora voglio solo disperdermi nell'aria
con il fumo di una sigaretta.
Devo vedere il mare,
l'accavallarsi delle onde,
il fugace volo dei gabbiani
la sua onirica immensità.
Devo sentire il suo fragore,
la sua voce che sussurra
dolci frasi d'amre,
parole ardenti di vita: di felicità.
Devo sentire il suo profumo
il suo odore, la sua sessualità
androgena la sua vitalità,
i suoi colori la sua camaleontica
armonia, la sua collera di tremenda
angosciante bellezza.
Devo vedere il mare
per immaginare l'immortalità di Dio.