in Poesie (Poesie personali)
Come il marinaio
Come il marinaio che ancora la propria imbarcazione
al rientro in porto dopo una burrasca,
anch'io, quando smette il vento,
ancoro la penna al foglio
e scrivo qualche fesseria.
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Come il marinaio che ancora la propria imbarcazione
al rientro in porto dopo una burrasca,
anch'io, quando smette il vento,
ancoro la penna al foglio
e scrivo qualche fesseria.
Capricci di vento
mi portano l'odore
di onde infrante sugli scogli...
goccie salate
corrono sulle mie guance...
gli occhi bruciano arrossati
come da polvere di sabbia...
ma sono soltanto
sogni che muoiono...
Pensieri, attimi e all'ombra di quegli alberi una luce racchiusa attraversa le fronde degli alberi e li accanto vedere lontano un formica salire quella montagna... ma nn guarda la salita... è capace di sentire solo il dolce battito di una farfalla.
Quando ho smesso l'amore
la strada è diventata dolore.
Cammino calciando sassi
con il peso di stanchi passi
Soffia, il tempo, freddo vento,
infinito silente tormento.
Solitudine terribile noia.
Tra i passi cercherò te, gioia.
Sono il prodotto frutto della fusione dei sensi tra miei genitori,
sono il prodotto del viaggio dei miei occhi,
sono il prodotto di mille vite e mille sogni,
sono il prodotto di fiumi di passione che scorrono nelle mie vene,
sono il prodotto di continue liti tra la mia mente e il mio cuore,
sono il prodotto di tante discese e tante salite,
sono il prodotto della luce del sole e del buio della notte,
sono il prodotto di tante chiacchiere tra la luna e le stelle,
sono il prodotto di lacrime versate raccolte da sorrisi,
sono il prodotto di tanto amore e tanto odio,
sono il prodotto di tante donne e tante amanti,
sono il prodotto di una società che non sarà mai la mia,
sono il prodotto di una religione che non mi appartiene,
sono il prodotto di troppi amici e troppi nemici,
sono il prodotto di un film con un finale da scoprire,
sono il prodotto unico che amo essere...
Un attimo,
solo per un attimo,
vorrei che Dio mi cedesse l'esclusiva.
L'esclusiva, il privilegio,
di sentire in me, contemporaneamente,
tutte le emozioni, tutti i ricordi,
di tutti gli uomini, le donne e i bambini
del mondo.
Di tutte le epoche,
di tutte le razze,
di tutte le religioni,
di tutte le longitudini,
di tutte le latitudini.
Ogni singolo pensiero,
dietro ogni singolo sguardo,
i ricordi di tutti gli amori finiti,
le speranze di tutti gli amori in corso.
Le luci, i colori, le tenebre degli odii,
i suoni degli addii,
i profumi degli incontri casuali,
i gusti di tutti i baci,
il tatto dei pugni e delle carezze.
Vorrei mi facesse partecipe
di ogni singola parola spesa,
di ogni gemito di passione,
di ogni urlo di ribellione,
di ogni grido di speranza.
Vorrei tutto, per me,
solo per un secondo,
vorrei spegnere ogni cosa,
tutto questo universo rumoroso,
solo per un secondo,
guardarmi intorno,
nel silenzio assoluto...
e dire ti amo...
Ho preso le cose...
le ho prese che era inverno,
le ho messe in un sacco di tela,
le avevo sulla pelle,
divine e maledette,
l'universo ed il granello di polvere,
tutte in un sacco,
ogni fotogramma dell'anima.
Gli occhi abbagliati,
da fate di paglia,
da chiare lacrime salate,
da ruvidi ricordi
di stelle malate.
Ho camminato,
percorso corridoi cadenti,
strisciato le spalle
su porte consumate,
sentito l'odore dei lavabi,
aggiunto croci su muri di piombo,
tolto croci da specchi rovesciati.
Ho preso gli abiti di Dio,
stretti da indossare,
colori troppo forti,
per occhi troppo aperti,
per prati senza fiori,
per folle senza bocca.
Ho preso le cose,
ne ho fatto fuoco e luce,
fiamme dolci ed odorose...
l'inverno era passato...
Quante storie vorrei scrivere di te
dei tuoi sguardi
dei tuoi modi di parlare
dei tuoi meravigliosi
piccoli particolari
dei tuoi occhi
da cui nasce sempre il sole
e
ogni battito di ciglia
è dolce vento
che fa dondolare il cuore
quante storie vorrei scrivere di te
coricato sopra l'erba
su un divano o dentro al letto
o seduto sui gradini delle scale
stà di fatto
che
purtroppo non ho mai
scritto un racconto.
Ma ogni volta
che ti posi su di me
scriverei
che mi sento l'orizzonte
baciato da uno splendido tramonto.
Contrasti di luce,
scale di grigi,
grumi di colori,
stancano gli occhi.
Li fisso sdraiato,
mi tremano gli occhi,
ma continuo a fissare...
contando i dolori,
cicatrici di orgasmi.
C'è un cielo nascosto
in ogni soffitto sbiancato,
c'è un pezzo di anima
in ogni sguardo nel vuoto.
La vita mi scorre
sincera e fedele,
puttana e guerriera,
minuti infiniti e decenni veloci.
C'è un soffitto nascosto
dietro ogni cielo...
sopra ogni ricordo.
Una volta mi
hai regalato
un uovo.
Allora il destino
parlava
con la sua lingua
presaga di
oracoli.
Ma ero troppo
mortale e
non sentivo
che il passo
in affanno
del mio sguardo
in corsa
verso di te,
il grido
assordante
dei polsi che si
legavano
in viluppi di arterie
inestricabili.
Ero una pianta
ignara.
Non sapevo che,
dentro quell'uovo,
c'erano colombe
con il tuo nome,
pesci che
guizzavano
tra le mani,
migliaia di
firmamenti
ardenti,
lune maestose e quiete,
dolci risate
come cascate
di rondini,
mare e gabbiani,
pensieri come
alberi.
Non sapevo che,
dentro quell'uovo,
c'erano granchi al
sole.
Non sapevo che
dentro quell'uovo,
c'era rinchiusa la
materia primordiale
che ti ha generato, e che
tu generi.
Ora so
che le mie gote
sono gonfie di
bocci e che
dalla bocca
spunta un ramo
sul quale i passeri
si fermano a pulire
le ali
e attorno al quale
vengono a danzare
le farfalle
in amore.