in Poesie (Poesie personali)
Insieme
Amo ciò che sei,
amo ciò che dai!
Vivo per te, vivo di te!
Respiro il tuo respiro
seguiamo lo stesso cammino
amore limpido e puro,
noi abbattiamo il buio!
Composta lunedì 16 novembre 2009
Amo ciò che sei,
amo ciò che dai!
Vivo per te, vivo di te!
Respiro il tuo respiro
seguiamo lo stesso cammino
amore limpido e puro,
noi abbattiamo il buio!
Ti penso così...
Come l'amore di una vita,
cercato e trovato.
Come lo specchio
nel quale specchiare la mia anima.
Come l'amore puro...
Come quando anche tra quarant'anni,
scherzeremo e rideremo di noi...
tenendoci per mano...
dicendoci ti amo!
Non piangerò più per te.
Non verserò più una lacrima per te,
per una persona che non mi ama
per una persona che non mi merita.
Non mi umilierò più per te.
Non accetterò più di essere la tua amante.
Non ti permetterò più di trattarmi così,
con superficialità e noncuranza.
Non accetterò più d'ora in poi di non essere amata.
Continuamente penso a te,
alle emozioni che mi ha regalato,
ai momenti indimenticabili che con te ho vissuto,
all'amore che per te ho provato,
alle dolci parole che mi hai sussurrato,
ai baci che mi hai regalato,
alle carezze con cui mi hai sfiorato,
ai brividi che mi hai provocato;
e poi mi chiedo come è possibile che
a tutto questo tu hai rinunciato.
Mi immagino a fumare in silenzio
scontroso col mondo e preda dell'ozio
seduto scomposto e piedi incrociati
Scaccio fantasmi e ideali smarriti
Ascolto il vento che ghermisce e scappa
la chitarra vibra e ci mette una toppa
Troppi strappi in un'esistenza scucita
sospeso tra futuro acerbo e giovinezza sfuggita
Tutto mi passa attraverso
e in ogni elemento sono immerso
Faccio parte del tutto assoluto
e del nulla straniero e muto
Sono figlio di nessuno in particolare
sono succube dell'assurdo vagare
La meta è dentro a cancelli chiusi
litri di sogni che scorrono sfusi
Mi alzerò quando dormiranno le gambe
per volare nel buio o scornare le onde.
Cannella e mandorle, primo bacio.
Ore di luce lieve, occhi negli occhi.
Mai provata una simile lentezza, ti mordo piano, sei buono.
E foglie di colori più dolci non ne ho viste, abbracciati stiamo bene.
Malinconico autunno che scandisci piano il mio tempo.
Amarti è destino, è la mia pancia che lo dice.
Ritornerei mille volte a viverti, se vuoi rendermi felice.
Io che amo partire, da te vorrei solo tornare.
Oggi ti chiamo per nome, Amore.
Narciso morì specchiandosi nel suo riflesso.
Ebbe poco da conoscere l'amore.
Senti invece questo cuore come batte.
Sinfonia della vita, fugge.
Un cavallo al galoppo sfrenato.
Non si fermerà, questo è il suo viaggio.
Ora che ha scoperto la strada, puoi solo pregare ch'io non cada.
Mi vien voglia di dondolare nell'aria.
Aggrappata alle corde del tuo cuore.
Io di te amo tutto.
Corri come se non dovessi più smettere,
impara a osservare il mondo:
sai che non ti aspetterà.
Ruba il tempo e consacralo alla tua strada
propizia,
innalza altari ad ogni sosta.
Non ci sarà un domani
se ti fermi.
La vita corre
anche se non vuoi accorgertene.
Inizia a correre!
Non tardare,
non lasciare indietro la tua essenza.
Abbi il coraggio di rimanere integro
nella tua folle corsa,
come se non ci fosse un domani.
Quasi melanconia mi prende
avvolto nella nebbia d'un fine Ottobre,
d'oro per le chiome dei pioppi,
serpi di luce, che rivelano il percorso
del fiume alla campagna.
Qualche raro lampione, spande cauto
l'aureola, ed è quadro irreale
per un paese del sud, nei valloni
di detriti e nei pini un po' più usato,
dal soffio di venti fieri ad esser flagellato!
Si posa così un sentire quieto
e scambia nascondigli, con l'incerto
dei rami, che a stento affiorano
là, dove la coltre la presa un poco
allenta.
E sono d'Autunno gli umori
e i linimenti che la riarsa terra
spalmano, e già scioglie i capelli
la natura che nuda si adagia su un letto
di foglie e di colori, come ninfa
nella sera, già pronta per l'amore.
Su Morano imperversa
la bufera di neve,
e le case si stringono
a cercare riparo
dalle mani invisibili,
che a miriadi incombono
con freddi aghi pungenti.
Il silenzio irreale
solo rompe un badile,
che alle case vicine
apre piccole vie.
In sfrenate battaglie
di palloni di neve,
i ragazzi si sfidano
finché reggon le mani
rosso-viola del gelo.
Poi a casa, il camino
con il ceppo di brace
per asciugare i vestiti,
ha un calore di pace.
Scendeva copiosa la neve
con i padri per casa
i vicini e gli amici,
e le madri a parlare
e a gustar col caffè
sentimenti sinceri.
Presto giungeva il buio
e brillavan camini e lucerne,
e la neve posando scandiva,
tempi e ritmi eterni!
Ancora un altro rischioso passo
in bilico sul ciglio,
vedo mani come artigli affilati
che vogliono prendermi le gambe
e trascinarmi giù, in fondo al baratro.
Resisto, faccio fatica, un passo dopo l'altro,
ma tutto intorno solo arido deserto
senza fine, senza inizio, senza senso.
Arranco ancora un po',
ma ormai è finita, scivolo giù.
E subito un tuffo al cuore,
poi il deserto si trasforma nell'oscurità:
è il buio? O è il nulla?
Le invisibili particelle della stessa oscurità
si stringono intorno a me, sempre più strette,
e quasi mi soffocano senza pietà dentro me stesso;
è l'angoscia: sono io che vivo
bramoso di conoscere,
ma consapevole di non sapere.