Poesie personali


Scritta da: Stefano Medel
in Poesie (Poesie personali)

Notte e la sua magia

La notte mi accompagna,
come una fedele amica misteriosa,
coperta di veli di buio e
di tenebra;
mi piace la magia della notte,
le luci soffuse, i lampioni,
le insegne al neon,
i cartelloni,
le luci delle gelaterie,
i bar,
i locali notturni;
le strade avvolte nell'oscurità,
con le auto che sfrecciano
misteriose,
la notte giovane,
coi suoi personaggi,
le figure,
persone nella notte,
ognuno con la sua storia,
la sua vita.
Composta martedì 4 settembre 2018
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    Scritta da: Franco De Mastro
    in Poesie (Poesie personali)
    Stanotte la mia anima
    Si dilata oltre la mia pelle
    Tanto da afferrare monti,
    Mari, fiumi e stelle.

    Raccoglie ogni cosa
    Come fossero conchiglie
    E con un filo di speranza
    Crea lucenti collane vermiglie.

    Ma ad un certo punto si ferma
    Davanti alla tua dimora,
    A pochi metri ci sei tu che dormi,
    La mia anima con amore ti sfiora.

    Poi si sveste di tutto e torna
    Nel mio corpo provando a dormire.
    Con gli occhi pieni di lacrime la mia anima
    Vorrebbe ora solo poter morire...
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      Scritta da: Salvatore Ceruso
      in Poesie (Poesie personali)

      Vecchio bambino

      Vecchio bambino,
      che mi guardi con i tuoi occhi stanchi in cerca di aiuto.
      Tu, mio pilastro, un tempo sostenevi il mio mondo ma ora tremi, timoroso della notte infinita e del tempo ladro.
      Prendi la mia mano,
      ora grande ma mai forte come la tua, e ritorna a giocare
      ancora una volta
      con il tuo bambino.
      Composta domenica 12 agosto 2018
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        in Poesie (Poesie personali)

        Trottano o vanno al passo

        Trottano o vanno al passo
        tra bigie plaghe celesti
        nubi maculate e orlate
        con bioccoli sfrangiati
        già pronte a scaricare
        folgori tuoni e diluvi.
        Abbattute sete e arsure estive
        sbuffi pregni di brume
        da zolle e botri s'alzano
        al sorgere e calar di luci,
        al mugolare di ridesti venti
        stormiscono canne barbute
        chiome pallide e ramate;
        poggioli e finestre si rinchiudono
        all'avanzar di inumiditi giorni;
        di fiamme e dardi stanco
        riposa l'intiepidito sole.
        Transumanze. Remigar di stormi
        vagar di fucili ad armacollo
        lesti a impallinare suidi e alati.
        Da ramo al suolo, nei viali
        nei boschi e nei giardini,
        cadono fronde rogge e brune;
        mosti munge il torchio
        brulicano su vinacce moscerini;
        grembiuli e zaini si affoltano
        e si adunano dopo estivi riposi
        spauracchi su campi arati vegliano.

        Autunno, come puntuale ritorni!
        Più senile oggi ti incontro
        e la tua evolvente percorro
        fra arrivi di caligini e scrosci
        i tuoi coristi mesto ascolto!

        Primavera dell'inverno
        anche tu hai i tuoi frutti:
        castagne noci bacche e funghi;
        anche tu hai i tuoi fiori:
        crisantemi eriche dalie e zinne.

        Oh avvento di declini di luce
        mistica litania di funeree elegie
        epidemia di paniche malinconie
        accumuli di verdiccio per il pattume
        agonico proscenio di ingiallimenti!

        E tra queste foglie accartocciate
        che solinghe pendono dai rami
        c'è quella della mia brulla vita
        che ancor non si stacca e attende
        l'estrema e peggiore delle stagioni!
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          in Poesie (Poesie personali)

          Ammainate le fruste vele

          Ammainate le fruste vele
          raccolto sartie e stralli
          attraccato a una gomena
          è il veliero della vita
          che acqua imbarca da ogni lato;
          di aggiustamenti alla chiglia
          o alla carena ne abbiamo fatto tanti
          or increduli pur siamo qui
          in uno specchio d'acqua morta
          a chiederci se poi infine
          sia valsa la pena tenerlo a galla.
          Eh si! il fasciame è troppo marcio
          e l'affondare è solo un attardarsi
          che a mala voglia si rinnova.
          Nella volubilità dell'accadere
          senza croce né fede
          sciabordammo tra flutti
          di presente passato futuro
          fossimo a babordo o a tribordo
          poco o niente mai limpido si mostrò
          al limite dell'orizzonte fatuo
          a noi marinari attoniti
          testimoni di gommoni e affondi
          e mai invidiosi di regate
          traversate e navi da crociera
          che ostenti su azzurre pagine
          disegnavano strie di illusioni.

          Si annerirà del tutto il cielo
          infurierà una burrasca prima o poi:
          esausti e vinti, relitti inerti
          tra le fauci del gorgo spariremo.
          Più che mai oggi sappiamo
          che quanto conoscemmo o farneticammo
          -tinto di ottimismo o pessimismo-
          fu appena una goccia d'acqua
          e l'oceano ciò che ignorammo,
          che nell'oscurità dell'abisso
          ineluttabile affonda e si silenzia
          senza senso ogni vita vagheggiata.
          Si, anche dalla stiva buia
          sentivamo o l'avevamo intuito
          che pur se non si mostrava
          a pochi passi la morte volteggiasse
          che balordi sarebbero finiti i colloqui
          gli screzi e le schermaglie con le ombre!
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            Scritta da: www Alloradillo it
            in Poesie (Poesie personali)

            Finalmente arrivato

            Con giacche a vento
            Ad Agosto
            In autostrada
            Sotto ad un cavalcavia

            Via
            Fuggire dalla guerra
            Il nostro Mantra
            Con la paura nel ventre.

            Dopo un anno
            Questa sera
            Ogni tanto ci penso
            Ancora

            Succederà ancora ?
            Tornare a non Essere
            Nessuno, uno straniero
            l'uomo nero,

            Per il Bravo Onesto
            E Puntuale Cittadino.

            E i poliziotti
            Biondi ragazzi crudeli
            Fanno solo il loro lavoro

            l'Io di tutti, Maiuscolo
            Ero solo io, Dio
            Ma come ci picchiarono tutti !
            Come maiali :
            Noi non eravamo francesi
            Non importa se minorenni.

            Eravamo, siamo, delinquenti
            perché senza documenti
            E chi ci aiuta commette
            Dignità alla sua vita
            E delitto di solidarietà.

            Quando poi, finalmente arrivati
            Quella sera
            Trovammo un gradino
            Dove poggiare la testa

            Altri bei ragazzi biondi
            Che rasati ci svegliarono.
            Quella notte di calci
            che ci ruppero i denti:

            Credevo d'essere
            Credevo
            Col sapore del cemento in bocca
            Ma non ero ancora

            Finalmente arrivato.


            Mailhac , Maggio 2018
            Questo scritto è dedicato a 6 ragazzi che ho visto rientrando in macchina, dall'Italia alla Francia, qualche giorno fa. Per il telegiornale: Sei Immigrati, clandestini che attraversavano la "frontiera" in autostrada a piedi, all'altezza di Mentone.
            Sotto una galleria, infatti, c'era un ragazzo alto, che ne teneva attorno a sé, abbracciati a cerchio, altri quattro, tutti almeno un 30 centimetri più bassi di lui. Erano stretti dalla paura e dal freddo (quel freddo che hai dentro se passi varie notti senza un rifugio, dormendo e mangiando poco e niente, magari dopo una traversata su un barcone), lo si sentiva chiaramente, anche passando a 120 in macchina ; non c'era alcuna corsia d'emergenza: erano paralizzati lì, sul bordo della strada.
            Proseguendo in macchina, appena dopo la galleria, un sesto ragazzo che camminava veloce, sempre a bordo strada, nel senso mio e della Francia.
            Pochissimo dopo l'uscita per Mentone: tra le piante, vedo un poliziotto nascosto. Lui non aveva freddo, era in maglietta con una specie di gilet che sembrava un giubbotto antiproiettile, biondo pulitissimo seppur in quella situazione, che aspettava chi gli veniva incontro. Non andavano quindi a recuperarli quantomeno sotto la galleria, mi son detto, dove quei ragazzini avrebbero potuto morire oltre che rappresentare un grave pericolo per me e tutti quelli in macchina.
            Un cartello luminoso, a dire il vero, poco prima annunciava : Attenzione pedoni sulla strada, invece di mostrare come al solito la solita pubblicità dell'applicazione che segnala i radar in autostrada…
            Il sentimento che provai per loro, in questo fotogramma d'estrema infelicità ad alta velocità, di pena per Loro, non arrivava comunque a farmi male come quello d'estrema impotenza : non potermi arrestare, anche perché in autostrada in galleria con infinite macchine che arrivano veloci; sapere che comunque poco avrei potuto fare: che se li avessi aiutati, in Francia, sarei stato incriminato, penso perfino arrestato, per "Delitto di Solidarietà".
            Questa è: questa è la società, dove la solidarietà diventa un delitto, e non più un sentimento di fraternità.
            Dove si cambia il significato alle parole, per non cambiare mai nei fatti.
            Alla fine mi son chiesto se quel poliziotto avesse avuto un figlio, magari dell'età di uno di quei ragazzini.

            *Generalmente, nei rapporti del fenomeno Immigrazione, non ho una posizione "intellettuale" da dire, nel senso che non ho una mia opinione da dare come tutti, o da dare anche io quella che danno già tutti, da una parte o dall'altra del pensiero unico che sia; se non nel vedere la cosa come un fenomeno di questa società, un altro esempio e motivo per cui questa società vada cambiata : non come una cosa da subire, nel senso di accettarla o rifiutarla; nella vita faccio altro, non passo le giornate ad aiutare immigrati mio malgrado, e comunque non sono a favore di un cieco assistenzialismo insensato per produrre carne da consumo. c'è da fare, non da parlare.
            Se si parla di fenomeno immigrazione, si parla di qualcosa di cui appunto io non parlo : io parlo d'esseri umani. Mai accetterò che qualcuno, accampando una qualunque autorità, mi voglia impedire d'aiutare una persona in difficoltà, specie se un bambino, indipendentemente dalle conseguenze.
            Sopratutto però, in assoluto, non trovo giusto, e da qui parte questa nota, che l'immigrazione appunto la si "tolleri" e se ne faccia semplicemente una cosa da accettare di questa società, e non come un virus che da lei nasca, come "il cambiamento climatico" per esempio; ancor meno che se ne faccia un mestiere o una fonte di guadagno; sempre più si vedono, in ogni campo, persone che solo per il parlare del "fenomeno immigrazione" vengono ricompensati, registi scrittori cantanti.. o anche solo esseri parlanti. Lo potrei accettare solo se la persona in questione fosse, o fosse stata, lei stessa per prima immigrata; o nel caso faccia qualcosa direttamente, per aiutare o migliorare le cose, non parlarne e basta insomma.
            Per questo, non voglio che questi miei versi passino per uno scritto riguardo “l'Immigrazione”, ma, molto più semplicemente, un pensiero dedicato a sei ragazzi.
            Composta sabato 5 maggio 2018
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              in Poesie (Poesie personali)

              La ristrutturazione

              Un segnale arreda il palcoscenico,
              coordina equilibri,
              indice premi,
              e pone ostacoli
              per rendere più idonea la vittoria
              dei concorrenti,
              toglie persiane alle finestre
              perché entri luce nella stanza,
              e tocca gli inquilini
              nonostante il vestito
              che genitori indossano al bambino
              proponga la vista dietro un velo
              che copre notizie riposte
              nella valigia vecchia
              deformata
              dagli urti contro il tempo.
              O Signore
              nell’officina dove ci hai impiantato
              rendici il colore
              di tuoi intenti
              perché possiamo porre
              ciascuno un sassolino
              accanto ai tuoi
              per la ristrutturazione del tempio.
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                Scritta da: Antonio Cuomo
                in Poesie (Poesie personali)

                Amore per te

                Non c'è vita
                lontano dal suo cuore.
                Non c'è respiro
                dove è viva la sua assenza.
                Non ha battiti né pulsazioni
                un amore solo.
                Perché amare è un tenersi per mano,
                un insieme.
                Amare è un aggrovigliarsi,
                di passioni e desideri
                che fanno tremare senza paura.
                Amare è accendere nei suoi occhi
                i sorrisi più belli.
                Amare è scrivere sulla sua pelle
                le parole che raccontano il nostro sogno.
                Composta giovedì 10 maggio 2018
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