Credimi il mio mondo era diverso, distese verdi piene di fiori circondavano il paese rallegrato da urla di bimbi che felici riempivano le strade. Nei vicoli il vocio delle comari intente a sfrerruzzare coperte come un'eco arrivava fino al campanile. I lenzuoli stesi battevano sulle mura delle case tutte piccole e piene di vita. L'odore acre dei camini si spandeva nell'aria ribollivano i fagioli nelle pignatte mentri i carri rientravano stanchi e affamati dalla campagna. Poi mille lumicini accendevano il paese, cadeva il silenzio e nella quiete esso riposava.
Capelli canditi come neve incorniciano il volto stanco segnato dal tempo, dal dolore di chi ha atteso inutilmente. Ti resto a guardare sperando di nascondere i più contrastanti sentimenti pietà, amore e disperazione il mio cuore avverte con cordoglio che ti sei arresa al tuo destino che presto partirai per l'ultimo viaggio della tua vita. Vorrei gridare non mi lasciare, ma solo un'egoista ti chiederebbe ancora di continuare a soffrire. Vorrei che ti voltassi ora, per abbozzarmi un sorriso ed io capirò che in fondo non mi lascerai mai.
Ti hanno lasciato lì, su quella panchina aspettaranno che sia sera e come un pacco ti riporteranno a casa. Sei come un'oggetto logorato dal tempo che qualcuno cestina perché non serve più. Non riesci a comunicare oppure non vuoi più parlare tanto è il tuo dolore! Ma quello sguardo parla per te. Vorresti ancora dare per sentirti vivo, utile vorresti gridarlo ma temi che nessuno sentirà la tua voce tremula e balbuziente. Ti rassegni a passare gli ultimi giorni su quella panchina a contare la ghiaia con il tuo unico sostegno il bastone.
È più allettante della repentina pietra scagliata impetuosamente nel placo mare più gentil del ramo di ciliegio, che, aspettando l'estate lievemente si dondola. E nella dolce brina mattiniera, appare incostante come vita vissuta. Agisce veemente come un raggio di luce, ma svanisce diletta come sole al tramonto. Può questa essere l'emozione provante di fronte agli occhi della donna che irradia l'essenza.
Davanti a questo mare i pensieri scorrono veloci sono tanti, o forse nessuno. Come le onde del mare I ricordi affiorano dal mare del passato che è dentro di me. Sempre qualcosa rimane: un granello di sabbia, una conchiglia, un sasso una persona.
Ti sento qui ma tu non ci sei L'amore per te è qui ma la forza di donartelo non c'è non più Il mio sogno caduto è qui ma la speranza di sognare ancora non c'è non più mai più
Dimmi o Angelo come può finire questo amore? Come può un cuore infranto sgretolato spezzato tornare ad amare? Potrà questo mio cuore avere la forza che manca all'anima?
Ti amavo ma tu hai sbagliato E il ricordo di quel primo bacio io e te amore vero e sincero è caduto nell'immensità del nulla
Dimmi o Angelo tornerà quest'anima a credere? A vivere?
Ma cosa importa a te di me? Tu giochi con le stelle...
Si contano stasera le stelle nel cielo, son migliaia le luci che splendono sul Reno. Cercarsi, volersi, abbassare lo sguardo e poi voltarsi. Correre verso quel sogno, su per quel ponte, raccogliere il vento dell'amore e tenerlo stretto per non farlo andar via dai nostri cuori.
Io ci sarò sempre, amica mia gioirò dei tuoi sorrisi... soffrirò delle tue lacrime... sarò per te la sorella maggiore... le braccia in cui puoi rifugiarti quando senti il mondo contro... il sorriso che ti accoglie per condividere le gioie... la tua compagna di giochi... lo scrigno segreto delle tue emozioni... ci sono amica mia... ci sono sorellina bella... ci sono sempre stata anche quando non sapevo d'esserci... ci sarò sempre anche quando non mi potrai vedere!
M'infarino la faccia ed il naso posticcio mi metto, di bianco e di rosso tramuto il mio volto, dietro la tenda mi spia un bambinetto, il pubblico s'aspetta da me d'essere sconvolto. Mentre mi trucco penso alle foglie lungo i sentieri, come ad un discorso di parole spezzate, immagini s'accavallano nella mia mente, aggrediscono le mie narici sconosciuti odori. Il suono della risacca echeggia dentro me, guardo la mia anima giocare con le onde del mare, dalla bianca spuma si fa cullare, lasciando sulla spiaggia della coscienza incancellabili orme. Rincorro due occhi in cui bere, due labbra da sfiorare per sentirne il sapore, gesti che si tramutano in lingua per comunicare, soppiantando le vuote parole con la voglia d'emozionare. Un sorriso si scioglie in un abbraccio caloroso, un bacio schianta il ghiaccio della razionalità, un alito si trasforma in vento impetuoso, un amore rompe il silenzio della quotidianità. È ora... lo spettacolo deve cominciare e la gente deve ridere, frizzi, lazzi, capriole e giravolte, senza remora, son pagliaccio, non buffone, negli occhi porto l'amore...