In balia degli eventi l'anima delusa va cercando un approdo sicuro. Intanto le lacrime liberano amarezze e confusione, solcano il viso, lo trasformano. Non una speranza, seppur flebile, di squarciare il fitto velo che ammanta un cuore, impedendogli di sognare almeno per un'ultima volta.
Ogni giorno indosso la mia maschera. L'adatto alla mia faccia. Divenendo cera. Trucco bianco sul mio volto stanco. Sonagli e vesti colorate, capriole e movenze raffinate. Un flaso riso ad animare il mio viso. E divengo vostro. Buffone io ora, per nasconder la vostra stoletezza. Buffone io, nascondendo il bisogno di una carezza. E che ridano lor signori, ridano pur del matto. Voi che mi insultate senza rispetto. Nascondendo amanti sotto al letto. Occultando cadaveri di un delitto imperfetto Io danzo, canto e v'osservo. Io che mi fingo vostro servo. E quando il trucco si sciogle sul mio viso Torno ad essere io, enigmatico narciso. Che nasconde una vita ed un sorriso. Ridete tutti e che festa sia. Ridete, ridete tutti, che ipocrisia.
Nello specchio si riflette la tua immagine. Perfettamente immobile tu, delicata poesia. Vita mia. Mio fiume, mio argine. Mia lacrima e mio sospiro. Mia ragione d'esser vivo. Mio pensiero e mia pena. Libertà e mia catena. Tu ferita di questo mio cuore in pena.
Ti chiedo scusa ed è difficile dirlo, ma sono stata la prima a non capirlo, pensavo a me stessa non a quel che provavi mi spiace aver chiuso davanti a te le mani.
Non volevi che fossi parte di te in quel momento in cui non eri un re, eri stanco di aver fatto male, ma non eri stanco di voler soffrire.
Volevi proteggere la cosa più bella non capivo che ero una stella, così ti ho accusato in un momento di rabbia di aver seppellito l'amore con la sabbia.
Mi spiace davvero, il mio cuore è sincero spero soltanto di essere in tempo ancora per avere il tuo perdono sperato finora...
Fermo, resto in ascolto del mio respiro, assaporo la leggera brezza del vento estivo, le dita disegnano gesti quasi per conto loro, mi guardo in giro per sentirmi vivo. Serro gli occhi e bimbo mi rivedo, quando correvo felice a braccia aperte incontro alla vita, sorridevo gioioso al Tempo e di fermarlo pensando, di coccole avido e tra mille carezze correvano le dita. Crescendo di valori e di sentimenti mi son nutrito, convinto che l'esser presente valesse più d'ogni cosa, parole, gesti, attenzioni ho ricolmato all'infinito, gli anni son volati pensando alla Vita come ad una rosa. Invece gli anni mi hanno regalato tanta amarezza, la mia voglia d'amare ed il mio sentire ho donato, nel crogiuolo dei giorni ho immesso la mia purezza, con il cinismo e l'utilitarismo di tanti mi son scontrato. D'amore e d'amicizia ho intriso il mio quotidiano, ma con dolore e tradimenti sono stato ripagato, volti riverberano ancora quella luce da cui fui abbacinato. Il mio cuore scandisce il trascorrere delle stagioni, il pensiero vola verso chi lo ha gettato via a calci, come carta straccia lo ha strappato distruggendo emozioni, eppur ancora anela luci d'amore che lo rapiscano dolci. Una foglia cadendo, dal lieve mio pensare, mi ridesta, scorgo un bimbo che grida felice contro un cielo grigio, ma sì, è lo scorrere della Vita che regala e toglie lesta, pare una musica lieve ma incessante, come un adagio...
Verrà il giorno dopo la notte e io non so se sarò qui o là se su un bigio muro scorrerà domani ancora la mia ombra all'allungo dell'arco del sole. Non so più nulla di me del mio cuore e della vita e tendo a indovinare se di essi mi chiedono; sulla porta delle attese più non c'è più nessuno che chieda di entrare e non so per quale ragione ne tanto arrossisco o apro bocca se una donna incontro e mi parla. Resto il bersaglio fisso per una nera arciera che se non arma l'arco o sbaglia mira domani mi lascerà oculare testimone di me stesso, spettatore del dissolversi in aria di un guscio di soffione, di gente che gira in tondo a speranze e illusioni. Come oggi come ieri al monotono rullio delle ore. Chi mescola le carte e rifà destini è assente pure l'oroscopo manca e io non so più nulla né della luce né del buio. Oltre i paletti i recinti e le nubi portami via con te vento or che come piume son caduti i sogni stappata è la vela e franti sono i remi... Di essere durare e amare svampato il desiderio nulla più di umano si inventa la vita: la baldracca stanca e impallidita! Risucchiami ora vento tra le tue trombe smembra i miei atomi e sia polvere: a che serve restare fino al tramonto e poi attendere il sogghigno delle ombre.
Mentre ero in una barca Cullato e libero nel fresco fiume Che ondeggiava silenziosamente Fra il boschetto tranquillo E i larghi peschi in fiore Vidi l'acqua bagnarsi flebilmente, Non era la pioggia fitta e leggera, Erano gli alberi eterni, Che col vento mostravano il loro nascosto sentimento, Lasciando volare l'acqua raccolta Dalle verdi e large foglie, E insegnandoci che anche senza le parole, Si possono aprire i nostri animi.