Come si dice, il pesce grande mangia il piccolo. Ma c'è un tipo di pesce ancora più insidioso del grande: il piccolo che per aggraziarsi il grande attira in trappola i suoi simili non donandogli scampo.
Affogherò nei tuoi silenzi pur di stare nei tuoi pensieri mi armerò di pazienza e aspetterò che tu arrivi. Dipingi la vita, non aspettare il mattino sei tu il padrone del nostro destino, nessuno nel buio capirà la distanza che hai messo tra me e la tua coscienza. Il fiume si attraversa con le note di una canzone, ci vuol coraggio, come quello di un leone, lascerò le tracce per seguirmi poserò la mia bocca nei tuoi giorni, metterò la mia anima tra le rose coglierai il mio silenzio tra le mimose, di un marzo nel tempo assai lontano, ma sono certa che non attenderò invano...
Il taglialegna non sa quanto un albero respiri, quanto sia aria la sua vita, taglia i rami, cadono le foglie sui manti di resina, la vita s'infrange come i tuoi pensieri da eremita. La pioggia inzuppa i tuoi disegni non c'è giorno in cui non ti disdegni e vedi scolorire piano, piano, la vita che avevi ancora in mano. La gomma non cancella ciò che hai scritto la matita si è spezzata e tu stai zitto, affogo i miei silenzi su un guanciale alterno una consonante ad una vocale per dire quanto amore provo ancora nulla di simile finora. "Tieni stretto a te amore mio il giorno del nostro forzato addio amando chi non c'è nel tuo domani mandando in frantumi gli aquiloni ormai lontani dal nostro sperato ieri..."
In un giorno di pioggia rivalutai tutto. Fuori c'era il sole ma dal mio cuore cadeva pioggia. Cadeva pioggia perché le nuvole erano piene di sofferenza, cadevano lacrime perché il cuore era stanco di soffrire. Una serie di eventi non previsti ed indesiderati avevano ridotto le speranze in fumo. Il fumo della disperazione aveva sciolto ogni certezza e sebbene prima avessi qualcuno su cui contare in quel giorno di pioggia rivalutai tutto.
Seduto sopra un sasso. In silenzio. Solo la corrente dei pensieri Fa rumore. Intorno solo l'aria dei ricordi. Con la punta delle dita Sfiora la corrente Bagnandosi la mano di pianto. Luci di città lontane Dove le vite si rincorrono Affogano in un cielo Pesante come piombo. Aliti di vento freddo Gelano la pelle. Tagliano le labbra. Troppo nero intorno. La fioca luce di una candela. Rischiara un'esistenza Che non si è mai perduta. Due labbra, vicine. Un bacio. Forse no. Soffiano, lievi. La fiamma si spegne. E con il sottile fumo bianco Anche l'anima si dissolve.
Morto non è colui che chiude gli occhi e smette di respirare. Muore davvero chi viene dimenticato. Muore davvero qualcuno il cui ricordo svanisce, sbiadendo dagli angoli. Muore davvero qualcuno i cui insegnamenti non si sono tramandati. Muore chi viene chiuso in una cornice invece che nel cuore. Muore davvero qualcuno la cui storia viene cancellata da quella seguente.
Mi sono seduto lì Sulla sedia vicina al tuo letto Sono venuto a vedere Come stavi, cosa stessi facendo Piangevi. Mi sono commosso Quando con un dito Hai asciugato una lacrima. Quando ti sei addormentato Allora ho potuto dormire anch'io. Mi sono tranquillizzato Quando anche tu lo hai fatto. Ti sei svegliato dopo di me Ero già in piedi da molto Appoggiato alla finestra Che tu di solito usi Quando ti abbandoni ai ricordi. Ho sorriso quando ti ho visto aprire gli occhi Non ti ho lasciato Nemmeno per un solo istante. Sei venuto alla finestra Hai guardato la giornata Il sole pallido, un po' di foschia Ti sei voltato e non mi hai visto Ma ero lì Tanto vicino che sarei stato tentato Ad allungare una mano e accarezzarti. Poi ti ho seguito Giù dalle scale Ero dietro ad ogni tuo passo. Mi hai portato dei fiori Sistemandoli con cura Accanto alla mia fotografia. Mi hai parlato e raccontato Di te, della tua famiglia Dei tuoi e dei nostri amici. Hai riso mentre parlavi. Ed io con te. Adoro ascoltarti. Adoro ridere insieme. Ti sono vicino, più di quanto tu creda E con tutte le mie forze Ogni giorno cerco di dimostrarlo. Spesso credo che tu sappia dove sono Perché guardi verso di me E sorridi Dolcemente. Un altro giorno ancora è passato Quanti ne passeranno ancora... Ormai abbiamo perso il conto Entrambi Quanto tempo è trascorso dall'ultimo abbraccio? E quanto dalla nostra ultima litigata? Non so tu Ma io darei qualsiasi cosa Per rifare qualcosa insieme Per rivivere uno dei nostri momenti Uno qualsiasi E per dirti qualcosa che ti ho detto Ma che non hai mai colto... Quanto bene ti voglio. Ma mi accontento di guardarti E vegliare su di te Sui tuoi cari Perché tu possa continuare a guardarmi Cercarmi e parlarmi Con tutto l'amore che ogni giorno mi regali. Il mio viaggio è terminato. Ora tu, concludi il tuo Senza fretta Poi ci ritroveremo. Ancora. Amici.
Non mi sono mai fidato dei brandelli di ciò che sono stato. Ammaino i pensieri miei, la bocca si chiude serrata, la testa tra le mani, una croce nel cuore. Rifletto a lungo quasi dura un secondo ma è tutto l'eterno. Nel silenzio assegno i nomi alle cose, rantolo tra le apparenze disinvolte degli angeli, volteggio per evitare passi di danza, se non so ballare. Orrori vedo, di occhi aperti, e nubi di catrame, orrori, le mani sudano lacrime, le ombre coprono le urla dei saggi, ma non sono sicuro di sentirle. Strazi, tra poesie al vento, v'è il mio delirio. Poi il sonno soffia una candela e la veglia depone la scure, nel fondo chiuso a chiave d'un baule.
Che sia più lunga la vita, la mattina d'estate, il vento sui capelli bagnati, contemplare occhi lucidi della gioia di un bambino. Che sia più nitida la neve, la pioggia che riverbera le immagini, la linea ricurva dei rami dei salici. Che sia festa nell'anima tua, che accoglie in un vaso un sorriso, che rende il tuo viso un fiore delicato, da non poter toccare.
È come se fosse la neve, urla che grida dal mare ovattato, diniego di verità inascoltate, false credenze disperate, vite vissute paralizzate, quasi per vincere la morte. Io la sposto la sera, la metto da parte, basta silenzi dinnanzi. Fuggo da qui, fingo d'aver conosciuto l'istinto, d'avere abboccato al suo pianto, mi copro d'allori e sorrido, la voce, trabocca, inesorabilmente cade nelle ultime ore d'ogni mia silente follia.