Fogli bianchi. La vita è fatta di questo. Fogli bianchi che con il passare delle primavere diventano ingialliti. Ma restano tali. Vuoti. Gialli, ma vuoti. Ecco che fine fanno le pagine della storia della nostra vita. Vuoti fogli gialli che volteggiano nell'arida stanza di una mente che non sa trovare la prima. La prima parola. Quella che per prima ha coperto un angolo di foglio, quella che ha dato il via alle altre. O le ha fermate. Qual è la vostra? Quale parola ha reso gialli e vuoti i vostri fogli? Una esiste. A volte sono tante. A volte sono nessuna. Ma anche il silenzio di una parola non scritta è assordante. Vogliate perdonare la mia sfacciataggine e la mia arroganza considerando solo che di umano pensiero è frutto il mio dire e null'altro.
Paura di lasciare liberi i miei pensieri, il mio inconscio; Paura di rivivere il passato nelle notti buie.
Esci dalla mia mente. Esci dalla mia vita!
Sei tu, ricordo che mi fai male.
Tu, che ora modifichi i miei sorrisi il mattino seguente, lasciami vivere come vivo nelle ore di luce. Tu, tu che rimmarai vivo finché... avrò respiro.
Ma un giorno sarai molto più opaco, più sfuocato. E sarà proprio quel giorno che riuscirò ad abbandonarmi alle ore scure e a sognare ancora senza paure.
Con le emozioni ho dipinto nel cuore un arcobaleno. Non c'e nero né grigio perché non mi appartengono. Il grigio dipinge il dolore il nero dipinge la morte. Ho cancellato entrambi perché in me c'e vita. Sovrappongo al grigio il verde della speranza. Al nero l'azzurro perché è infinito. Sfumo col rosso ogni colore perché la vita ha senso solo se dipinto con amore.
Non mi credere vinta sono sempre in declino verso la fine di questo amore per ricominciare la corsa che rallenta il respiro e fa esplodere il cuore Non ti credere vincitore mi hai perso in un attimo senza che potrai ritrovarmi dopo che hai scritto il silenzio che ti riporta nel mondo del mio ieri Dove non potrà rialzarsi la immagine di te eroe che respira aria e torna invisibile come prima di non averti Ero io che dettavo le regole perché di me hai avuto solo ciò che io ho deciso...
Ti sto immaginando in questo momento come la pioggia che sta cadendo, resto qui fermo non temo alcun male a braccia aperte in modo naturale, per assorbirti fino alla fine del temporale.
Ecco si avvicina a ponente misterioso nel suo alto guardarmi si confonde a un odore insistente del suo corpo che non può più bearmi; si avvicina col pensiero scabroso torturato e guarito negli anni: lui non parla e nel tempo a ritroso sa cercar chi lenì i suoi malanni. Non lo vedo... e pensar che di lui io conosco, ogni piaga, ogni pelo, ogni piccolo asserto, tra me, la sua spiaggia e il mio frigido bosco, v'è la stessa distanza che tra un fiume e un deserto. Si avvicina, mentre paco i miei ardori ma non riesco a vedere il suo volto io non sento i suoi freddi rumori non intendo il suo vento che ascolto. Ho cercato guardando lontano che il suo stampo apparisse improvviso ho scrutato tra il monte e tra il piano e ho riempito di pena il mio viso ... ma un giorno confusa da un sentore di addio ho provato a cercarlo con l'idea di chi sbaglia come stessi aspettando il ritorno di un Dio impietrita e frustrata per un sole che abbaglia... ... quel giorno ero molto vicina al suo intento quel giorno sudato io ho disfatto il mistero neanche un filo di luce, sospinto dal vento, mi strappava oramai da ciò ch'era vero. Solchi, strazi, passioni e poeti non bastavano a farmi tornare: non avrei mai raggiunto le sue storte pareti non avrei mai vagato nel suo gelido mare... ... inversione di rotta si ritorna ad oriente... ... tutti in plancia la nave si avvia, incontrarlo per caso? No, non credo più a niente ciò che resta di lui è soltanto follia solo stralci di rotte sbagliate e sviate che una zattera sola non può certo seguire, luci accese ai confini di zone minate e ritorni arrangiati senza farsi sentire: io riposo felice a levante, con radici impastate di terra orientale, la certezza è un assioma importante che coltiva il mio bene e divelge il mio male. Non posso toccare chiunque mi chieda una data: più mi attracca, più lontano poi deve salpare e purtroppo la nostra distanza è già stata fissata mentre l'onde consumano il tempo e mantengono il mare.
Penetrante ed, in fondo, anche consumante trasforma le mie pareti in briciole senza soglia nei vicoli senza nome e senza piante nulla traspare della deleteria voglia Tutto mi tace attorno e tutto grida un misto di risate e di motori, tutto è confuso da silenti strida e dal ricordo dei miei primi albori: nei seni abbandonati al tuo tormento è inciso il segno della mia tortura presto verrà assaporato al vento e fine avran la mia e la tua paura. Presto si spera, e intanto si consuma l'umile schianto che creasti un giorno neanche lassù, vicino a Montezuma, sanno di noi e del nostro ritorno. E un giorno che non ci è lontano gli echi dei cari e dei sudati ardori nel ventre tuo e nel segreto arcano ci ridaranno i nostri antichi amori. Ora intrisi, abbandonati e seri vestiamo i tempi che ci hanno regalato nemmeno un segno dei nostri desideri neanche un ricordo di ciò che abbiamo amato. Piccole corde fatte di saggezza hanno legato il tuo destino al mio c'è un fuoco che le unisce e un sale che le spezza la luce intorno... e il buio dell'oblio: brevi momenti rimasti per pensare quando eravamo un'unica persona nei lunghi giorni futuri a ricordare come si lascia e come si perdona. T'ho chiesto tanto e senza dir parola e l'unica risposta che si assona è addio mio vento ed ora sono sola: lasciatemi fiorire in calda e verde zona nel turbine nascosta, ove non parlo, senza sentori e senza melodia che esprima un desiderio antico di abbracciarlo dove la mia canzone non sarà più mia.
Tu hai scelto una strada che porta al respiro, io sono fermata nel tempo da molti misteri: gli stessi pensieri che ti hanno curato distruggono adesso il mio io. Nel sole e nel pianto esistono poche parole che aiutano a sciogliere il canto. Vorrei non potere mai dire vorrei... eppure son qui che ti ascolto, cambiando il mio pavido viso in un tenero volto cosparso di riso. Sostanza, materia, paura, amore, pensiero e tortura, in un unico istante che dura una vita e si spegne in un tenero sguardo di donna smarrita. Non farmi fuggire lontano: io servo il tuo corpo e tu servi al mio corpo in un abile unione concreta che fa di dolore e piacere un'unica meta. Hai poche catene che puoi conservar di nascosto: ma un unico anello al mio piede potrebbe bastare a non farmi smarrire il mio posto. Io ho tristi ricordi lontani e presenti, qualcuno che cerca di farli appassire, un vento che spinge i miei stenti e un utile tempo per farmi guarire. Ma il lungo cammino che ancora ho davanti mi han detto di farlo con semplici voli non voglio coprirlo di strida e di pianti e di un uomo ogni tanto che il mal mi consoli. Ma quando puoi dire vorrei... se sai che colui che ti ascolta si è perso nel velo di lei e mai più un'altra volta? Se un semplice incontro affrettato è il frutto di lunghe promesse in un tempo da mai prenotato che brucia le favole stesse... ... nel tempo senile puoi avere il piacere di chiedere un dono e di dare corrente alle pile che danno corrente al perdono... ... nel tempo ancor più lontano lo stesso pensiero potresti trovarlo foriero in un tocco di mano. Ma quando sarai sopra un prato, con luci di tutti i colori cosciente di ciò che hai imparato e di tutti i tuoi piccoli errori sbiaditi ogni volta dal pianto, potresti sudare coi tuoi ultimi pori cercando qualcuno d'accanto che ti lasci sparire felice, per trovarti poi ancora, sicura di ciò che ti dice che ha dentro finora.