E dal dischiudersi di un fiore ecco la prima sensazione di dolore. Nasce una rosa addormentata, nel letto mio deserto, abbandonata. Dammi un frammento del tuo viso ed io sarò contenta ed appagata, voglio un tuo semplice sorriso ed io sarò felice e innamorata. Non darmi il fuoco né il tormento Le lacrime non hanno più segreti Non il mio nome abbandonato al vento Grani di sale sulle deboli pareti E dai pensieri si snoda una canzone contro le porte socchiuse e cigolanti, un grido soffocato di passione una speranza di esser nuovi amanti. Contro i pensieri lanciati su un frammento Ogni parola si lascia accartocciare Un alitare lieve del tuo vento Ed eccoci di nuovo a sospirare. Il prato intorno è tutto rifiorito La rosa si è dipinta di passione Il fuoco non ci brucerà l'invito A dominar, d'amor la sensazione.
Guardo i tanti pezzi della tua vita ognuno rappresenta una salita, gli amori, i doni, le stagioni consumate nelle tue prigioni, due gioie che hai nel cuore un uomo da non dover amare...
La vita non è a strisce c'è chi muore e chi rinasce, chi si annulla e chi fallisce, ma tu non sei come loro sei forte come un toro, ti senti solo un po' smarrita, ma succede nella vita, ora alza il tuo sguardo vedi il tuo futuro? No! Non è un muro, c'è il meglio che ti aspetta sei in ritardo, fa che il cuore ami e che mai più smetta...
Due arancini e un tè sono il mio pranzo: per cinque giorni, in piedi, tra ambulanti cinesi e colletti tesi tra cravatte e giacche. Come si ingoia male un arancino se pensi che a Montalbano li fecero diversi ed eminenti. Diversi come i suoi i giorni alle prese con cadaveri eccellenti; intarsiati da misteri da sbrogliare per menti che odiano dormire. Qui è diverso: le nostre vagano sul peggio del sopore, tra il bicarbonato del primo pomeriggio.
Parole amate pensate che esprimono armonia lamento felicità di un'anima che sussurrando vuole parlare di sé.
Il vento porta lontano le mie parole in luoghi inospitali affollati insoliti e si trasformano in un'eco e come un boomerang tornano a tormentare le mie notti insonni mi turbano mi trafiggono mi ingannano.
Parole che non mi riconoscono e non mi appartengono più estranee travisate rabbiose offensive false spregevoli.
Silenzio... forse il vento si placherà! Silenzio... e l'ipocrisia trionferà!
Devo tramortirlo e imbalsamarlo quest'amore che scalpita e vola raschiare alle radici il dediderio di te che dentro il cuore fiorisce bruciare le pagine su cui è annotata la cronaca di un accaduto convissuto? Ti sentirai libera dopo al vertice di un crepuscolo? Libera di che? Di non amare? Che contrapporrai a sogghigni di tristezza al mortorio corteo di solitudini, quale tepore umano ti sorreggerà ragionando con vecchie e nuove malinconie! Son gelide e magre labbra non baciate insostenibili le conversazioni col vuoto squartanti i suoi morsi voraci rapidi i declini improvvisi di illusioni. Non torcere e spezzare il neonato sogno balbettante non sapeva ancora esprimersi ma fu scritto, venendo al mondo, che fummo fatti per amare e non viandanti tra la folla della vita a cui nessuno bada nel viale degli anni. Senza luce la paura del nulla regna i primi singulti avvia e serra il petto; tutto soffocato, al buio pesante più nulla si dibatte, durature assenze instillano intollerabili presenze. Riprenda ancora la tua vita uno sguardo di un sentimento si faccia serva e padrona non si ingrigi scialbata d'amore e invecchiata funghisca nel rimpianto di un languido: "perché così non fu?". Se qualcosa di me in te affonda se non demone incarnato io sono e non ho mirato e impallinato le tue ali abbandonati al primitivo sogno e sia quel che sia domani; una croce in segno di assenso il tuo cuore analfabeta apponga in calce ad un compromesso d'amore! Un atteso e nuovo ritrovarsi in un reminiscente slancio d'anima ci dica: siamo ancora in vita una presenza fidata ci accompagna e la sua voce ci riscalda il cuore.
Per te che mi hai aiutato nel momento del bisogno, per te che sei stato ogni notte il mio sogno, per te che non mi vedi più come la cosa più bella... Per te che sei il sole e vorrei essere la stella.
Guardati, guarda chi sei, odiati o amati se vuoi. Prendi lo specchio e guardati apparire, è l'immagine della persona che ti ho fatto diventare. Mi dispiace credevo di farti stare meglio ma tu hai frainteso, non hai capito il mio consiglio. Mi dispiace, mi dispice vederti cambiata, sono stata io... sono io che ti ho rovinata!