Una carezza un bacio Per dirti ti voglio bene nella speranza di sentire. Le stesse parole e ricevere le stesse carezze. Quelle carezze d'amore la passione di un tempo Di ieri di poco fa di adesso di sempre fino all'eternità. Una carezza come desiderio di me di te di noi. Non quella di un amico Ma di una passione. Non quella di mia madre Ma quella tua che accende La mia voglia e passione di te. Quella carezza d'amore. Che mi fa sentire unica Che mi da emozione.
Troppe cose non dette Che vagano senza dimora. Cercano dove posarsi Ma trovano solo spazio per navigare. Come una nave senza un porto per sostare. Vagano nell'infinito Parole non dette Che feriscono per il non aver detto. Per non aver fatto sentire a chi volevi cio che avevi da dire.
Ore 21.06 del 6 Maggio 1976 Il cuore del Friuli trema, Tremano i cuori dei friulani. Tremano le anime dei friulani. Trema la terra sotto i loro piedi. Dalle viscere profonde di una terra amata, è esploso l'inferno seminando distruzione. Un minuto interminabile dove crollano case, sogni e speranze. Dove la disperazione prende il sopravento. L'animo sconvolto grida. Grida di paura di terrore. Invoca in silenzio il nome di Dio chi graziato chi non ascoltato. Mille morti e migliaia di feriti. Con le lacrime ancora in corpo hanno sepolto i loro cari. Pianto in silenzio quei figli mogli e mariti morti. Rimboccando le maniche, ritrovando nel dolore il coraggio di ricominciare. Di ricostruire ciò che c'era Prima di quel maledetto 6 Maggio 1976.
Roma destino aperto Intrisa di delizioso dolore trovai riparo sotto la volta del tuo immenso cielo. Lupamadre, mi hai confortato mentre succhiavo il nettare della tua speranza io, figlia adottiva, poiché in te accogli ogni profugo di vita colorando le tue strade delle diverse preziosità del mondo. Ogni giorno pagai un desiderio a Trevi, culla azzurra dei sogni di tutte le genti ed unica testimone della sopravvissuta fantasia dell'umanità. Bernini ti scolpì trasformando il marmo in morbide figure che celebrano te in ogni piazza, fonte e chiesa. Il mondo ti porta venerato rispetto per il ricordo dell'ineguagliato impero che sei stata e per il culto di cui sei dimora oggi, vetrina di una religione che non sempre comprendo e di un Dio che non ho ancora perdonato. Guardavo spesso il Tevere baciare le tue rive quando placido accoglieva segrete chiavi di cuori innamorati e speranzosi. Nella storia tra le mie storie trovai le case aperte di chi nacque "ner core" di te mentre sfuggivo al passato che con artigli si arpionava al presente. Ho avuto di che dissetarmi all'ombra dell'antico sorriso maiestatico del Colosseo, ho passeggiato attraverso i sentieri di ghiaia di illustri imperatori, assaporando i tuoi miti, nutrendomi delle storie dei tuoi vicoli. Volutamente mi sono più volte smarrita trai i turisti per ripercorrere le strade di romanzi che hai spinto a scrivere, con la speranza di ritrovare la luce che dentro di me si era consumata. Tornavo a respirare ogni volta che giungevo a Termini, il pensiero di te poi riempiva i silenzi quando tornavo a lasciarti. Sei stata la mia Atlantide riemersa, mio destino aperto quando ero figlia orfana e sposa dimenticata. Sei stata terra senza nebbia che ogni sera mi udiva piangere; testimone del mio disgelo, hai sentito sciogliersi il primo fiocco del cuore, ed hai colmato l'esterno della mia solitudine smussandone i contorni. Poi un giorno il dolore ha fatto le valigie ed è partito. L'armonia ha preso il suo posto ed io sono stata pronta a lasciare te per ricominciare ad essere ancora degna di me. Oggi ti vivo lontana, ma resti sempre capitale del mio cuore sparpagliato che sente una propria metà dipinta dei colori giallorossi.
Prezioso è il tempo che ho dentro; Preziosa è l'intensità del mio amore che devo donarti; Preziose sono le parole che devo dirti; Preziosi sono i miei desideri di incontrarti.
Tornano le notti angosciate dove gli occhi si aprono al conforto dell'infinito, e quel tuo sorriso dolcissimo sembra il crudele cielo dove naufragano disperate rondini.
Torna il silenzio sul cuore e immagino la tua voce sussurrare il mio nome immagino le nostre mani cercarsi... Torna il silenzio sui sogni.
Tornano le immagini del bambino, del ruscello trasparente che iniziava la corsa della vita fresco e delicato, timido fra l'erba e i fiori, puro di miserie che l'umanità non gli farà mancare.
Torrente allegro e brillante si muove tra le rocce cercando la via per il suo destino ora fragoroso e tumultuoso in argento e arcobaleni ora opaco e misterioso a difendere l'anima.
Poi fiume lento e silenzioso a scavare penosamente la pianura a disegnare anse e curve verso il suo fine. Verso il mare.
Sconfinato e profumato come lo sguardo che ho cercato in te L'alba e il tramonto sullo stesso orizzonte nello stesso momento ai confini opposti del mare
E il mio cuore mi sprona, mi umilia e mi incita a scavare ancora questa pianura, ansa dopo ansa, pregandomi di piegare ancora, a curvare un'altra volta, e un'altra volta ancora.
Trepidante e impaziente come un bimbo in viaggio che dietro ogni curva si aspetta la terra aprirsi e scomparire, e, come per magia, improvvisamente, apparirgli il mare.
Ma dopo ogni curva è una nuova delusione davanti agli occhi aride pietraie da scavare Il corpo e l'anima aggrediscono la roccia ma fragile è l'intimo sentimento del cuore
E mi trascina con sé in questa pietà che non trova amore
Appassionato di parole; di sport; di cattiveria; di gentilezza. Sono appassionato di passione. Appassionato del mondo che c'è fuori, ma che non posso visitare. Le mie passioni sono tante, non le conto perché non si può, basta solo conoscerle e viverle.