Poesie personali


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie personali)

Una grande storia

Per errore o per scelta
Per colpa nostra o del destino
Per caso o per desiderio
tu ora ci sei.

Con occhi scuri o chiari,
capelli biondi o castani
con la pelle nera o bianca.
Ora siamo qua.

Tu povero o ricco,
alto o basso,
magro o grasso,
fai parte di questa società.

Scriverai la tua storia,
io scriverò la mia.
Insieme scriveremmo,
La più grande storia
Mai scritta: La Vita".
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie personali)
    Una carezza un bacio
    Per dirti ti voglio bene
    nella speranza di sentire.
    Le stesse parole e ricevere
    le stesse carezze.
    Quelle carezze d'amore
    la passione di un tempo
    Di ieri di poco fa di adesso
    di sempre fino all'eternità.
    Una carezza come desiderio
    di me di te di noi.
    Non quella di un amico
    Ma di una passione.
    Non quella di mia madre
    Ma quella tua che accende
    La mia voglia e passione di te.
    Quella carezza d'amore.
    Che mi fa sentire unica
    Che mi da emozione.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie personali)

      6 Maggio 1976

      Ore 21.06 del 6 Maggio 1976
      Il cuore del Friuli trema,
      Tremano i cuori dei friulani.
      Tremano le anime dei friulani.
      Trema la terra sotto i loro piedi.
      Dalle viscere profonde di una terra amata,
      è esploso l'inferno seminando distruzione.
      Un minuto interminabile
      dove crollano case,
      sogni e speranze.
      Dove la disperazione
      prende il sopravento.
      L'animo sconvolto grida.
      Grida di paura di terrore.
      Invoca in silenzio il nome di Dio
      chi graziato chi non ascoltato.
      Mille morti e migliaia di feriti.
      Con le lacrime ancora in corpo
      hanno sepolto i loro cari.
      Pianto in silenzio quei figli
      mogli e mariti morti.
      Rimboccando le maniche,
      ritrovando nel dolore il coraggio
      di ricominciare.
      Di ricostruire ciò che c'era
      Prima di quel maledetto 6 Maggio 1976.
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        Scritta da: Valeria
        in Poesie (Poesie personali)

        Roma destino aperto

        Roma destino aperto
        Intrisa di delizioso dolore
        trovai riparo
        sotto la volta del tuo immenso cielo.
        Lupamadre,
        mi hai confortato
        mentre succhiavo il nettare della tua speranza
        io, figlia adottiva,
        poiché in te accogli
        ogni profugo di vita
        colorando le tue strade
        delle diverse preziosità del mondo.
        Ogni giorno pagai
        un desiderio a Trevi,
        culla azzurra dei sogni di tutte le genti
        ed unica testimone della sopravvissuta
        fantasia dell'umanità.
        Bernini ti scolpì
        trasformando il marmo
        in morbide figure che celebrano te
        in ogni piazza, fonte e chiesa.
        Il mondo ti porta venerato rispetto
        per il ricordo dell'ineguagliato impero che sei stata
        e per il culto di cui sei dimora oggi,
        vetrina di una religione che
        non sempre comprendo
        e di un Dio che
        non ho ancora perdonato.
        Guardavo spesso il Tevere baciare le tue rive
        quando placido accoglieva segrete chiavi
        di cuori innamorati e speranzosi.
        Nella storia tra le mie storie trovai
        le case aperte di chi
        nacque "ner core" di te
        mentre sfuggivo al passato che
        con artigli si arpionava
        al presente.
        Ho avuto di che dissetarmi
        all'ombra
        dell'antico sorriso maiestatico del Colosseo,
        ho passeggiato attraverso i sentieri di ghiaia
        di illustri imperatori,
        assaporando i tuoi miti,
        nutrendomi delle storie dei tuoi vicoli.
        Volutamente mi sono più volte smarrita
        trai i turisti per ripercorrere le strade
        di romanzi che hai spinto a scrivere,
        con la speranza di ritrovare la luce
        che dentro di me
        si era consumata.
        Tornavo a respirare ogni volta che
        giungevo a Termini,
        il pensiero di te poi riempiva i silenzi
        quando tornavo a lasciarti.
        Sei stata la mia Atlantide riemersa,
        mio destino aperto quando ero
        figlia orfana e
        sposa dimenticata.
        Sei stata terra senza nebbia che
        ogni sera mi udiva piangere;
        testimone del mio disgelo,
        hai sentito sciogliersi
        il primo fiocco del cuore,
        ed hai colmato
        l'esterno della mia solitudine
        smussandone i contorni.
        Poi un giorno il dolore
        ha fatto le valigie ed è partito.
        L'armonia ha preso il suo posto
        ed io sono stata pronta
        a lasciare te
        per ricominciare
        ad essere ancora degna di me.
        Oggi ti vivo lontana,
        ma resti sempre capitale
        del mio cuore sparpagliato
        che sente una propria metà
        dipinta dei colori giallorossi.
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          Scritta da: Cleonice Parisi
          in Poesie (Poesie personali)

          Ho fatto sangue di te

          Ho fatto sangue di te

          Ho fatto sangue di te,
          e dei tuoi pensieri come fresco ruscello ho irrorato i miei campi in fiore.

          Ho fatto sangue di te,
          e delle tue mani ho fatto sogni per accarezzare i miei sogni

          Ho fatto sangue di te,
          e del tuo parlare la luce dei giorni avvenire;

          Ho fatto sangue di te,
          ora che nel corpo del mio corpo fluidamente scorri ad irrorarmi di vita.

          Ho fatto sangue di te per vivere in me.
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            in Poesie (Poesie personali)

            Il fiume

            Tornano le notti angosciate
            dove gli occhi si aprono al conforto dell'infinito,
            e quel tuo sorriso dolcissimo
            sembra il crudele cielo dove naufragano disperate rondini.

            Torna il silenzio sul cuore
            e immagino la tua voce sussurrare il mio nome
            immagino le nostre mani cercarsi...
            Torna il silenzio sui sogni.

            Tornano le immagini del bambino,
            del ruscello trasparente che iniziava la corsa della vita
            fresco e delicato, timido fra l'erba e i fiori,
            puro di miserie che l'umanità non gli farà mancare.

            Torrente allegro e brillante si muove tra le rocce
            cercando la via per il suo destino
            ora fragoroso e tumultuoso in argento e arcobaleni
            ora opaco e misterioso a difendere l'anima.

            Poi fiume lento e silenzioso
            a scavare penosamente la pianura
            a disegnare anse e curve verso il suo fine.
            Verso il mare.

            Sconfinato e profumato
            come lo sguardo che ho cercato in te
            L'alba e il tramonto sullo stesso orizzonte
            nello stesso momento ai confini opposti del mare

            E il mio cuore mi sprona, mi umilia e mi incita
            a scavare ancora questa pianura,
            ansa dopo ansa, pregandomi di piegare ancora,
            a curvare un'altra volta, e un'altra volta ancora.

            Trepidante e impaziente
            come un bimbo in viaggio
            che dietro ogni curva si aspetta la terra aprirsi e scomparire,
            e, come per magia, improvvisamente, apparirgli il mare.

            Ma dopo ogni curva è una nuova delusione
            davanti agli occhi aride pietraie da scavare
            Il corpo e l'anima aggrediscono la roccia
            ma fragile è l'intimo sentimento del cuore

            E mi trascina con sé
            in questa pietà che non trova amore

            Come fiume che sa
            non troverà il mare.
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