Quel vento gelido che ti accompagna nel finire della notte, che ti accarezza la guancia dolcemente, ti spettina i capelli, e ti da quella sensazione di libertà. Quel vento che con furbizia ti penetra sotto la maglietta, dandoti un brivido di freddo... poi arriva quel raggio di sole che tinge le nuvole, di rosa, rosso e arancione, quasi un arcobaleno di colori, che spunta da quella collina zuccherata di bianco, che luccica come piccoli diamanti... e ti chiedi se mai un pittore riuscirà a disegnare questo Paesaggio Incantato.
Ho voglia di stare con te tra le tue braccia al sicuro. Dalle incertezze ho voglia di stare con te, fra le certezze dei nostri sogni dalle incertezze del domani di sfiorare le tue labbra di sentire un brivido nel baciarti. Ho voglia di stare con te Per quel tempo che ci rimane Fra i ricordi di ieri le tue braccia oggi, per poi vivere insieme il nostro domani.
Mi manchi, mi manca, la tua voce. Mi manca, quella parte di te, che sognava, anche quando, eri senza sogni. Quel tuo stare bene, anche quando stavi male. Mi manca quel sorriso, che nascondeva le lacrime. Quelle lacrime nascoste, dietro quei occhi chiusi. Quegli occhi blu, trasparenti limpidi infiniti come il cielo. Mi manchi... M manchi tu papà.
Una carezza un bacio Per dirti ti voglio bene nella speranza di sentire. Le stesse parole e ricevere le stesse carezze. Quelle carezze d'amore la passione di un tempo Di ieri di poco fa di adesso di sempre fino all'eternità. Una carezza come desiderio di me di te di noi. Non quella di un amico Ma di una passione. Non quella di mia madre Ma quella tua che accende La mia voglia e passione di te. Quella carezza d'amore. Che mi fa sentire unica Che mi da emozione.
Troppe cose non dette Che vagano senza dimora. Cercano dove posarsi Ma trovano solo spazio per navigare. Come una nave senza un porto per sostare. Vagano nell'infinito Parole non dette Che feriscono per il non aver detto. Per non aver fatto sentire a chi volevi cio che avevi da dire.
Ore 21.06 del 6 Maggio 1976 Il cuore del Friuli trema, Tremano i cuori dei friulani. Tremano le anime dei friulani. Trema la terra sotto i loro piedi. Dalle viscere profonde di una terra amata, è esploso l'inferno seminando distruzione. Un minuto interminabile dove crollano case, sogni e speranze. Dove la disperazione prende il sopravento. L'animo sconvolto grida. Grida di paura di terrore. Invoca in silenzio il nome di Dio chi graziato chi non ascoltato. Mille morti e migliaia di feriti. Con le lacrime ancora in corpo hanno sepolto i loro cari. Pianto in silenzio quei figli mogli e mariti morti. Rimboccando le maniche, ritrovando nel dolore il coraggio di ricominciare. Di ricostruire ciò che c'era Prima di quel maledetto 6 Maggio 1976.
Roma destino aperto Intrisa di delizioso dolore trovai riparo sotto la volta del tuo immenso cielo. Lupamadre, mi hai confortato mentre succhiavo il nettare della tua speranza io, figlia adottiva, poiché in te accogli ogni profugo di vita colorando le tue strade delle diverse preziosità del mondo. Ogni giorno pagai un desiderio a Trevi, culla azzurra dei sogni di tutte le genti ed unica testimone della sopravvissuta fantasia dell'umanità. Bernini ti scolpì trasformando il marmo in morbide figure che celebrano te in ogni piazza, fonte e chiesa. Il mondo ti porta venerato rispetto per il ricordo dell'ineguagliato impero che sei stata e per il culto di cui sei dimora oggi, vetrina di una religione che non sempre comprendo e di un Dio che non ho ancora perdonato. Guardavo spesso il Tevere baciare le tue rive quando placido accoglieva segrete chiavi di cuori innamorati e speranzosi. Nella storia tra le mie storie trovai le case aperte di chi nacque "ner core" di te mentre sfuggivo al passato che con artigli si arpionava al presente. Ho avuto di che dissetarmi all'ombra dell'antico sorriso maiestatico del Colosseo, ho passeggiato attraverso i sentieri di ghiaia di illustri imperatori, assaporando i tuoi miti, nutrendomi delle storie dei tuoi vicoli. Volutamente mi sono più volte smarrita trai i turisti per ripercorrere le strade di romanzi che hai spinto a scrivere, con la speranza di ritrovare la luce che dentro di me si era consumata. Tornavo a respirare ogni volta che giungevo a Termini, il pensiero di te poi riempiva i silenzi quando tornavo a lasciarti. Sei stata la mia Atlantide riemersa, mio destino aperto quando ero figlia orfana e sposa dimenticata. Sei stata terra senza nebbia che ogni sera mi udiva piangere; testimone del mio disgelo, hai sentito sciogliersi il primo fiocco del cuore, ed hai colmato l'esterno della mia solitudine smussandone i contorni. Poi un giorno il dolore ha fatto le valigie ed è partito. L'armonia ha preso il suo posto ed io sono stata pronta a lasciare te per ricominciare ad essere ancora degna di me. Oggi ti vivo lontana, ma resti sempre capitale del mio cuore sparpagliato che sente una propria metà dipinta dei colori giallorossi.