Forse è stato un angelo a farci incontrare... Forse mentre un giorno io mi voltai, lui mi diede una spinta e io cominciai a girare. Fu in quell'istante che ti vidi per la prima volta... Sensazione strana, talmente bella che da allora non smisi mai più di girare.
Balli, zingara, al sorgere d'un sole che t'invidia per quanto tu riesci a riscaldare con il tuo corpo scuro e la passione. Balli, zingara, con la civetta luna che si specchia in questo mare tavola di luglio e rende te più bella alla sua luce. Balli, zingara, col cuore e il corpo liberi, vagando come foglia giù dal ramo che segue il vento, e sfugge delicata. E se vorrai, zingara, io ballerò con te amante fortunato per un attimo sapendo che ti prenderai il mio cuore per poi dimenticarlo insieme al ballo. Perché il solo sapere che sei zingara, non mi sarà abbastanza per difendermi e rinunciare a te che già m'hai preso.
Ho visto un uomo danzare col toro dietro una mantilla di una donna sola. Era il sogno d'una notte chiara col passo doble e morte amara. Correvano le ombre all'odore del sangue, las banderillas d'oro e musica di chitarra. Il torero danzava con grida ardenti inchiodando la spada nel muto silenzio. Gridano ancora il toro e la luna e il sole dorme in caverna oscura. Ho visto l'uomo danzare col toro: il giorno e la notte in canto d'amore.
Ci facciamo adulti sognando il domani legati a racconti con volti umani. Cappuccetto Rosso cresce con Barbablù, Pinocchio si diverte beffandosi di Belzebù. La Befana cavalca sulla luna piena durante le notti senza misteri. Ci facciamo adulti al ritmo di un ritornello perdendo ritmo e parole sognando un somarello. Un'avventura perduta nelle grotte del mondo, una giovane sfoglia un fiore in girotondo. Un'epoca cavalca sulla giostra umana e ci facciamo adulti insieme al gatto con gli stivali.
E il dolce suicidio pervenne a monte ali gravide, procedette da ovest c'era gente impettita ma io nulla, morii lo stesso, indefesso.
Il dolce suicidio soggiunse lo stesso esausto delle mie stesse geografie mentali sovvenne e ravvenne e soggiacette nonostante una totale assenza di tracce di lirismo.
C'era un vento era giallo, come di gente che resta, grottescamente in un'aria di zolfo sinistra, forse era l'odore delle ceneri, una specie di incenso.
Il dolce suicidio si chiamò con nomi di droghe inauditi terrificanti zampogne simboliche che tremavano terra al passo. Eppure il dolore era lì, dentro la gente che rimase, e il dolce suicidio prese terra e ali e zolfo ma soprattutto si prese il mio stato anagrafico.
Fui zero, praticamente in una parola fui, l'unica parola che resta quando la brezza di due nodi tipica del dopo suicidio tesa brezza da est, lo segue e cancella il ricordo.
C'era gente gialla, come di gente che resta vento, esausta delle sue stesse geografie mentali, che rimase dolore permanente, come in una costante di Bohr.
Era il mio suicidio, eppure appartenne per sempre a quelli che restarono, nonostante un'assenza apparente di tracce di lirismo. Io ricordo il pianto di alcuni, come di bave colanti su zigomi assolti, come di bave colanti sopra un immacolata tenace assoluzione.
E il dolce suicidio lo chiamavano con parole di Freud, di Kant e di Moliere, Shakespeare e tante altre salme impettite solo spettinate dalla nota brezza a due nodi del post-suicidio, il mio, ma anche di tutti, come un postulato di Bohr.
Rimase il suicidio, ma soprattutto rimasi io, perché nel frattempo colò un Dio e divenni eterno di non so quale pasta eterna, tipo giallo, con odore di vento, teso, da est, due nodi, e guardo insieme a tutti gli esimi suicidi la gente che resta tesa, da est, a spergiurare dentro le proprie nauseanti geografie mentali, a scongiurare con segni di croce e rosari il proprio suicidio, tutto, perfettamente, in un apparente assenza di lirismo.
Mi fai soffrire, neanche ti rendi conto. mi passi davanti, facendo il vago, neanche ti rendi conto di quanto mi fai soffrire. quel tuo ignorarmi, nonostante tutto, nonostante tu sappia quanto io tenga a te, neanche ti rendi conto quanto io stia male.
sai che mi pento dei miei errori, ma nonostante questo... non ti importa, non ti rendi conto... no,non ti rendi conto,io ti amo! Ti guardo da lontano,sperando che in un solo secondo tutto il mondo cambi, come se un angelo potesse far cambiare le cose per dare un po' di amore,anche solo a noi due. neanche ti rendi conto, di quanto ti voglio. anche tu mi vuoi,ma l'orgoglio e il non saper perdonare ti accecano, neanche ti rendi conto.