E il dolce suicidio pervenne a monte ali gravide, procedette da ovest c'era gente impettita ma io nulla, morii lo stesso, indefesso.
Il dolce suicidio soggiunse lo stesso esausto delle mie stesse geografie mentali sovvenne e ravvenne e soggiacette nonostante una totale assenza di tracce di lirismo.
C'era un vento era giallo, come di gente che resta, grottescamente in un'aria di zolfo sinistra, forse era l'odore delle ceneri, una specie di incenso.
Il dolce suicidio si chiamò con nomi di droghe inauditi terrificanti zampogne simboliche che tremavano terra al passo. Eppure il dolore era lì, dentro la gente che rimase, e il dolce suicidio prese terra e ali e zolfo ma soprattutto si prese il mio stato anagrafico.
Fui zero, praticamente in una parola fui, l'unica parola che resta quando la brezza di due nodi tipica del dopo suicidio tesa brezza da est, lo segue e cancella il ricordo.
C'era gente gialla, come di gente che resta vento, esausta delle sue stesse geografie mentali, che rimase dolore permanente, come in una costante di Bohr.
Era il mio suicidio, eppure appartenne per sempre a quelli che restarono, nonostante un'assenza apparente di tracce di lirismo. Io ricordo il pianto di alcuni, come di bave colanti su zigomi assolti, come di bave colanti sopra un immacolata tenace assoluzione.
E il dolce suicidio lo chiamavano con parole di Freud, di Kant e di Moliere, Shakespeare e tante altre salme impettite solo spettinate dalla nota brezza a due nodi del post-suicidio, il mio, ma anche di tutti, come un postulato di Bohr.
Rimase il suicidio, ma soprattutto rimasi io, perché nel frattempo colò un Dio e divenni eterno di non so quale pasta eterna, tipo giallo, con odore di vento, teso, da est, due nodi, e guardo insieme a tutti gli esimi suicidi la gente che resta tesa, da est, a spergiurare dentro le proprie nauseanti geografie mentali, a scongiurare con segni di croce e rosari il proprio suicidio, tutto, perfettamente, in un apparente assenza di lirismo.
Mi fai soffrire, neanche ti rendi conto. mi passi davanti, facendo il vago, neanche ti rendi conto di quanto mi fai soffrire. quel tuo ignorarmi, nonostante tutto, nonostante tu sappia quanto io tenga a te, neanche ti rendi conto quanto io stia male.
sai che mi pento dei miei errori, ma nonostante questo... non ti importa, non ti rendi conto... no,non ti rendi conto,io ti amo! Ti guardo da lontano,sperando che in un solo secondo tutto il mondo cambi, come se un angelo potesse far cambiare le cose per dare un po' di amore,anche solo a noi due. neanche ti rendi conto, di quanto ti voglio. anche tu mi vuoi,ma l'orgoglio e il non saper perdonare ti accecano, neanche ti rendi conto.
Sono andata in fondo al mare a curiosare i ricci pungenti e dispettosi, a fare i dispetti alle meduse, a solleticare i polipi innervositi e offesi, a rincorrere le balene. Toh, un granchio ci prova e io volo via, via su nel cielo... su una stella, la stella più brillante e poi su quella più luminosa saltellando su questa e su quella, di qua e di là. Ho abbracciato la luna che da sempre mi sorride e mi consola per guardare dal suo naso la distesa del mare e le vette lontane e poi giù scivolare sui suoi raggi come liane sospese nella notte per attraversare di raggio in raggio città e paesi senza tempo, senza fretta, templi e giardini, miserie e ricchezze... e ho incontrato il sole grande, rosso caldo... immenso.
Guardo quella foto con i bordi corrosi da mille lacrime che ormai non ingoio più e mille ancora che invaderanno ogni mio singolo poro del mio viso, il mio viso che ha subito anni di indifferenza, di paura, di notti passate a chiedermi perché... Accarezzo il tuo viso angelico che tanto ho amato, che amo ancora, che amerò per sempre, quel volto che mille volte mi ha sorriso, che mille volte non mi ha guardata, che mille volte è andato via da me per non tornare, che mille volte ho visto piangere... Ora il vento destino soffia contro la mia vela, mi affido a lui perché non ho più la forza di remare contro... Vado dove lui vuole, senza chiedermi se domani sarà il sole a svegliarmi o sarà un gelido inverno che dentro di me regnerà ancora.
All'alba con la brezza ci sei con la tua tenerezza pronta a vivere un giorno, con le fatiche attorno, con il tuo amore materno, per un avvenire eterno.
Entri piano piano nel cuore di ognuno. Navighi a bordo della tua bontà.
Adesso mordo il tuo silenzio per poter gustare le tue parole vere.
Immagini del tuo tempo affiorano in un momento di tristezza, con la consapevolezza che domani, nelle nostre mani ci sarà la speranza della vera essenza che inseguiamo, per dire "ti amo", ad un mondo grottesco, che di fiabesco ha solo la natura.
Ma tu con la testa dura per la tua strada vai ed un giorno vedrai, i tuoi sogni realizzerai.
Mamma non farlo ti prego Sono qui ho voglia di esserci. Voglio la tua stessa possibilità Vedere il mondo con i miei occhi. Come tu lo vedi con i tuoi. Non lasciami vagare nella nullità. Voglio dei sogni un amore. Un vita vera, non respingermi. Voglio vivere come vivi tu. Voglio conoscerti stringermi a te. Se lo farai ti mancherò. La tua vita non sarà più la stessa. Amami fammi nascere non te ne pentirai.