Poesie personali


Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
in Poesie (Poesie personali)
Si ferma il cuore a mezzanotte
l'ora delle anime perdute,
coltelli che gelano la schiena
donne che ascoltano le ombre
nella nuda sera.

La delinquenza matura nelle tenebre
la religione si trasforma in setta,
i morti in zombi nella foresta,
i riti in liturgie funeste
con statue senza testa.

I crocicchi sono fonti di tabù
per popoli che temono l'universo
racchiuso in simboli oscuri
che scoppiano di notte
quando gli occhi sono chiusi.

Chi domani siederà in cattedra?
l'occidente con la ragione
l'oriente con la sua mistica
o l'Africa dei crocicchi?

Il tempo risponderà domani
a noi uomini di creta
che solo pensiamo ai soldi
in banche senza cuore
né preghiere.
Composta martedì 19 settembre 2017
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    in Poesie (Poesie personali)
    Il freddo è sceso dalle alte montagne e dal cielo
    cercando di consegnarmi all'alba un messaggio
    appeso a fili di luce racchiusi in pezzi di ghiaccio
    dove sono raccolti i tanti colori di un arcobaleno.

    Mi spia dal mio balcone semiaperto alla poca luce
    un venticello che sembra accarezzarmi silenzioso
    affinché capisca che mi vesta di panni di pura lana
    se voglio sopravvivere all'attesa bellezza della neve.

    Vedo lontano le cime bianche dei Pireni salutarmi
    invitandomi a salire in alto per comprendere il cuore
    di questo mondo che soffre per non abbandonarci.
    Ogni tanto fa bene essere pellegrino sulle alte cime.

    Il freddo lentamente penetra nelle mie vecchie vene
    dove scorrono i sogni di gioventù e nuove chimere.
    La vita in questo mondo solo vive e respira al sole
    mentre la morte ci prepara col freddo al vero amore.
    Composta giovedì 30 novembre 2017
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)
      Sulle pietre del cammino che spesso mi porta al laghetto
      ho visto varie macchine pesanti andare avanti e indietro
      per abbellire e rendere più agevole questa via campestre
      dove di giorno c'incontriamo insieme cani e altri animali.

      Anche il mio cane si è fermato attento a guardare le ruspe
      che fischiettavano allegre mentre spianavano la dura terra.
      Il cielo limpido e il vento gelido di dicembre ci osservavano
      come noi avanzavamo sul nuovo cammino che ci ospitava.

      Le impronte delle scarpe nuove o vecchie sono le stesse
      ma mi guardano con un sorriso nuovo sotto lo stesso cielo.
      Vedo solo delle formiche girovagare in cerca della loro tana
      perduta sotto la nuova cappa schiacciata da rulli loro bara.

      Così è la vita che portiamo avanti con gli anni che ci maturano:
      le pietre spesso ci fanno inciampare per farci ricordare chi siamo.
      La polvere ci benda gli occhi per comprendere un po' le tenebre,
      mentre i rumori forti spesso ci aprono le orecchie al puro silenzio.
      Composta martedì 10 ottobre 2017
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        in Poesie (Poesie personali)
        È arrivato d'improvviso il signor freddo dell'inverno
        invadendo senza preavviso i dolci mesi dell'autunno
        ricchi di odori, di sapori di fruta matura e vino nuovo.

        In fretta cercando cappotti e cappelli chiusi in armadi
        con naftalina o altri odori strani siamo usciti al vento
        che colpisce come spilli il viso oscuro di noi mortali.

        Il freddo non rispetta il bell'autunno con i suoi colori
        né i tanti calendari umani di 12 mesi e quattro stagioni:
        l'inverno è come l'uomo spesso dimentica dove si trova.

        La nostra vita si adatta al tempo, al vento e alla pioggia
        ma quando arriva il freddo abbiamo timore del raffreddore,
        non vogliamo perdere il grido di voce forte e ancestrale
        per non essere ridicoli nel lavoro o difronte al nostro cane.

        Il freddo è spesso amico dell'uomo: senza puzzo né odori.
        Spesso però ci aiuta a riflettere chiusi dietro una finestra:
        le buone idee le spazza il vento mentre il freddo le conserva.
        Composta mercoledì 15 novembre 2017
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          in Poesie (Poesie personali)
          La pianta di gelsi ha perduto tutte le foglie
          che l'hanno abbellita nei caldi mesi estivi
          dando rifugio a passeri, bruchi e farfalle
          in cerca di ombra e di cibo per loro e i figli.

          Questo mattino fresco del mese di dicembre
          tre bambine passano il tempo pestando foglie
          secche che parlano con il loro crepitio al sole
          mentre le carezza dopo una notte di sogni d'oro.

          Si rincorrono come le ombre delle nuvole nuove
          che s'intrecciano con quelle delle bambine in gioco.
          L'infanzia è una età dai riccioli che ogni mamma
          carezza con delicatezza specchiandosi contenta.

          La pianta dei gelsi si rinnova perdendo le foglie
          in attesa della nuova primavera piena di colori,
          mentre le bambine danzano sulle foglie secche
          in attesa di essere adulte sotto un cielo di fiori.
          Composta giovedì 30 novembre 2017
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            Scritta da: Michele Gentile
            in Poesie (Poesie personali)

            Esecuzione capitale

            Perderò la testa
            per mastro titta
            per uno struggente tramonto
            in soffitta.
            Vilipeso tra
            un sconfitta in trasferta
            e il leggendario gra
            questo è un popolo in continuo movimento,
            in perenne migrazione;
            dal senso civico e la buona educazione
            agli alti pascoli della più cupa rassegnazione.
            Che di ottavi monarchi ne ho piene le tasche
            come gli spiccioli di questa fontana
            come le ore perse ad una fermata
            come a dire "a chi tocca nun sé ngrugna"
            porgendo l'altra guancia alla vergogna
            se solo mandi giù bocconi amari
            e ti rimane un filo di voce impigliato nelle mani.
            Ce ne sono di escrementi, di voragini, prestanome e cardinali
            neroni che incendiano la rabbia
            per questo castello sulla sabbia
            chiamato Roma, chiamato urbe
            di lupe e volpi poco furbe
            per decidere qualcosa di sensato
            senza darsi troppe arie su pè l naso.
            Non è pasquino che è tornato.
            È solo il canto stupido e spaesato
            di chi di quest'eterna capitale
            n'è ancora tutto sommato innamorato.
            Ma lorsignori saran d'accordo
            su questo fastidioso corso degli eventi
            che qui di fulgido e glorioso
            sono rimasti solo i monumenti.
            Il barcarolo va contro corrente
            parla ma non dice niente,
            fra le sponde e i ponti sul biondo incedere
            medita che in fin dei conti
            ciascuno ha quello che si merita.
            "Bonanotte popolo"
            l'eco finalmente si risente
            "torna a dormì e lassa perde
            tutte ste faccenne. Aricordete ora e ancora
            che nun ce stà nisuna assoluzione
            e che stamo e ce staremo sempre
            nell'anno der signore!"
            Composta mercoledì 17 gennaio 2018
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              in Poesie (Poesie personali)
              Prima che il sole settembrino sorgesse dall'orizzonte
              sono uscito di casa per passeggiare respirando all'alba
              la prima luce del giorno che saluta la notte che dorme.

              Guardando la luna e l'ultima stella nel cielo biancastro
              ho ringraziato, come ogni mattino, chi mi regala la vita,
              gli occhi e l'udito per captare il bello e il silenzio infinito.

              Il passeggio mattutino con il mio fedele cane malamute
              mi aiuta a carpire le voci sospese della terra e del cielo:
              sono suoni e colori che solo il cuore capta senza parole.

              I primi a salutarmi questa mattina sono dei piccoli conigli
              con la macchia bianca sulla coda che saltellano contenti
              sull'erbetta di un prato che da anni aspetta case popolari.

              Non so se un bel mattino vedrò queste case sotto il cielo
              dove altre famiglie fortunate potranno vivere serenamente
              educando i figli a essere degni servitori della propria terra.
              Composta martedì 10 ottobre 2017
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                in Poesie (Poesie personali)

                Una visita inaspettata

                Ogni tanto ci visita una signora chiamata malattia
                per ricordarci che noi siamo fragili esseri di carne:
                voci che ci perdiamo in echi nascosti in notte di stelle,
                comete vaganti con code di fuoco che bruciano lente.

                La febbre è una sorella umile che ogni tanto ci visita
                come una nebbia avvolta in sciallo di vecchia sul volto:
                entra in casa in silenzio con amore e molta tenerezza
                aiutandoci a crescere come uomini in ore brutte e belle.

                Stando al letto o in ospedale ascoltiamo voci e messaggi
                prima mai ascoltati. Solitudine e silenzio sono come fratelli:
                parlano al cuore e penetrano nella mente per oggi e sempre.
                La malattia ci visita aprendo le porte di una nuova esistenza.

                Oggi inizia la febbre, questa signora bussa alla mia porta,
                vuole che lentamente legga le tante pagine della mia storia
                per prepararmi a captare i messaggi eterni che porto dentro:
                li ascolterò carpendo i raggi di luce nascosti nel mio silenzio.
                Composta martedì 5 dicembre 2017
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Arriva l'autunno

                  Finalmente oggi il cielo è cupo e con vento
                  piange come un bambino senza la mamma:
                  la terra aspettava da mesi le lacrime celesti
                  per risorgere dopo due mesi di calore ardente.

                  Erba e fiori sono stati estinti dall'amico sole
                  in questi mesi estivi che si preferisce il mare,
                  i giorni lunghi, pelle oscura e pantaloni corti.
                  Luglio e agosto, mesi di sole e pioggia morta.

                  Oggi inizia l'autunno mesi di lavoro e conforto,
                  tempo di raccolta di frutta e di buoni vini cotti.
                  Cielo e terra si baciano e piangono di amore
                  perché l'uomo possa essere un buon padrone.

                  È la stagione in cui la natura si veste di colori,
                  bambini e ragazzi imparano a essere adulti,
                  gli uomini contenti riprendono i propri lavori,
                  cielo e terra assaporano lieti aromi e sapori.
                  Composta sabato 21 ottobre 2017
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    in Poesie (Poesie personali)
                    Il padrone della storia è l'uomo
                    nato e cresciuto all'omba e al sole,
                    sui prati verdi e alte montagne,
                    sui mari calmi e tempeste grandi.
                    L'uomo: carne di terra con soffio eterno!

                    La storia esiste perché esiste l'uomo
                    con i suoi capricci e le sue delusioni:
                    grandi battaglie, terribili distruzioni,
                    spade di sangue, grida di dolore,
                    notti di tristezza, ore di grandi amori.

                    L'uomo centro del grande universo
                    disegna i sogni su ragnatele celesti
                    che avvolgono il mondo appena nato
                    in fasce scritte in molte lingue strane
                    sospirando un mondo senza più guai.

                    L'uomo fatto di creta e fantasia celeste
                    spesso pensa di essere solo terrestre
                    preparando guerre, uccidendo innocenti:
                    la storia ci maturerà giorno dopo giorno
                    basta darci le mani giocando al girotondo.
                    Composta sabato 2 dicembre 2017
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