Scritta da: Daniele De Patre
in Poesie (Poesie personali)
A Marco Pantani
Dove c'eri tu,
nelle corse in salita,
i tuoi avversari consideravano il secondo posto
al pari di una vittoria.
Composta domenica 14 gennaio 2018
Dove c'eri tu,
nelle corse in salita,
i tuoi avversari consideravano il secondo posto
al pari di una vittoria.
Tacco folle
profumo sobrio,
sguardo celestiale
dolcezza che non fa mai male.
Nell'autunno dorato
le tue foglie han brillato...
Cadendo un tappetto han formato.
Ora che l'inverno, è arrivato
- con i tuoi fiori
i rami hai riscaldato
- col suo profumo l'aria
hai inebriato
- e, ricordi d'amore in me
hai scatenato!
Un sordo brontolio di un tuono
lontano, la su nel cielo,
un breve brillio,
un tremolio nell'aria,
passa rapidamente un aereo.
Un ingegno dell'uomo
di poter volare
nel profondo sconosciuto
scoprire altre terre.
Inquieta continuo il mio cammino
i grilli han smesso di cantare
e i passeri di volare,
ed io di sognare
ma non han smesso i brontolii
del mio cuore vecchio.
(L'eco di passi...)
Quando l'amore patisce
e un tarlo ti rode da dentro,
inefficace è l'anticorpo
per te uomo, sconsiderato.
Nemmeno l'ombra ti vuol seguire
quando cerchi nei falsi motivi
e ti cresce quel cruccio impastato
nella melma dei pregiudizi.
E tu donna sei forza indiscussa,
ma non battagliare da sola;
dovrai denunciare la molestia,
l'insistenza di chi ne fa spola.
Io vorrei armarti la mano
con l'arma che non uccide.
Ah, potessi riempirti il cuore
di consapevole determinazione!
Abbandona paure e indugi,
e barattali con il coraggio;
poi sciogli quel nodo alla gola,
quel silenzio che non ti consola.
E tu, mio simile in genere,
guarda in alto, sopra i tuoi dubbi,
forse trovi nel disegno degli astri
l'indizio che ti ha generato.
Tu non puoi guarirti da solo
spogliati e presentati nudo
per bruciare quei panni da orco
che vestono il tuo animo crudo.
La belva impercettibile
resistente all'attacco delle cure
prende ogni giorno
un palpito di vita,
la propria persistenza
mostra all'essere caduco
spavaldo
che retrocede invalido
e commisera
le armi imbelli e teme
la sorella pietosa
vista come funesta predatrice...
ma benevola madre,
dimentica le offese e viene avanti
chiude gli occhi al dolore
rende un sorriso agli occhi liberati
dal pesante fardello che fa male.
A volte mi perdo nel mio eco,
urla lontane trafiggendo le mie membra mi dilaniano il cuore.
a volte ho ancora speranza,
oltre le nebbie dell'indifferenza vi è un virgulto nascente.
a volte il sole mi deride,
raggi illusori mi impediscono la visibilità. a volte un cuore marcio può rinascere,
ma adesso il mio respiro si affanna nell'oscurità.
Ma la mia anima è salda
Il mio sguardo non è più annebbiato
un fuoco fisso mi riscalda
Un vigoroso focolare rassicurante.
Vorrei ricordarti i vecchi lamenti
le corse pazze fino a riva,
e le risate all'ombra dei pini.
Vorrei confessarti cosa pensavo
quando sorpassavamo in curva
e da innocenti, quasi perdenti
quasi vincenti, frugavamo nel vento
e riempivamo di sogni ogni filo del discorso.
Non volano altre aquile in cielo
ridimensiona lo slancio l'impagabile passione,
al fianco del furbo s'accosta la noia
e costruito l'eremo, l'altro impeto s'accheta.
Vorrei raccontarti un'altra favola
ridipingere il mosaico a tempo perso
e influire sull'affannoso vivere da onesto.
Presi in consegna ogni limitata visione
deciso e coerente nel rivedere i modi,
neanche con l'ironia sbagliavamo mira.
Vorrei guardarti di nuovo negli occhi
e sentire il calore che avvampa,
il ghiaccio che congela,
la risata che sgela, l'amore che vibra.
Il neo nella mente s'apre, rinviene
e quel che è stato sembra di un'ora fa.
La voce del vento
s'increspa sull'acqua
ed urlando furiosa
ferisce la terra.
E la terra paziente,
muore e risorge
in una piccola gemma che sgorga dal tronco.
Nel silenzio d'un cielo bianco
il passero
compone il nido come fa il tessitore
e disegna in volo un
cerchio di luce
dove racchiude gli echi del tempo.
Luce di brina, pura bellezza
che scorre nel petto dell'albero spoglio
... e già ricoperto di tremule gemme
avvinte dal freddo che impetuoso infierisce.
Nel crepitio d'un impulso improvviso
l'inverno sente
un fremito in petto,
vita che palpita nella vena del tronco
che schiude i rami per abbracciare la luce.
Il freddo sbrina il cuore
per la fiamma che arde
scorrendo dai rami
e giù per il tronco
per fluire fra i petali
del tutto che nasce.
371/18
Vieni.
Raggiungimi tra i fili d'erba.
Abito
tra i rossi papaveri
e le margherite
ormai spoglie.
Insegui i soffioni
che galleggiano nel vento
e dona all'orecchio
il canto dei grilli.
Cerca il sentiero
delle laboriose formiche
e lasciati inebriare
dal profumo dell'umida zolla.
Poi, stanco,
immagina la notte.
Incontrami.