Paese irreale povero d'ostilità ma ricco di felicità, fa si che l'amore e l'amicizia sia come un infinito e perpetuo desiderio di vita.
Clima caldo e clima freddo, sole e neve, fuoco e acqua van d'accordo come affini...
Triade vette, tutte alte e tutte verdi, ogni sera son nascoste da un immenso e sottile velo, che alle strida del nuovo giorno, fan mutare la campagna...
I mille lumi che avvolgon le botteghe e le vetrine, rallegran i poveri e romiti borghi, che fan mutare il paese come il nido dell'amore...
Le genti del paese treman dinanzi alle slavine e con soavi parole chiedon soccorso al grande maggiore...
Cittadini praghiani mai non mentano dinanzi al signore, esso sarà generoso e dall'alto dei cieli saprà distinguere il bene dal male...
Tutti son contigui e generosi, come il signor hai sui fedeli. Nessuno oserà trattar male alcuna creatura vivente e non vivente di questo esteso, infinito e raro mondo, immerso nella grazia divina...
La taverna sarà, la dimora dei fannulloni. La chiesa sarà, la dimora dei grandi signori. L'ospedale invece sarà, una dimora piena d'infelicità, dove la speranza e la brama sono le ultime a morire...
Alla fine il paese se ne andrà ma alla fine tornerà, con novità belle o brutte ma alla fine riverrà, tra la neve e la nebbia scomparirà ma con l'amore e l'amicizia Santa Praga rimarrà....
Ragiona con il cuore... non lasciarti sopraffare dal desiderio di riuscire, dalla necessità di non ferire... le tue parole mi hanno fatto male, più taglienti della brezza d'inverno, logoranti come una goccia che instancabile solca la roccia... fermati e lascia riflettere il cuore, il bianco e nero che vedi è ormai svanito... il mio cielo è azzurro, la mia terra bruna, il mio orizzonte profuma d'ambra... impara ad ascoltare, tendi l'orecchio agli altri e scoprirai quanto più variopinto e fantastico è il mond... se lo guardi dal basso verso l'alto senza accontentarti.
Sai... il tempo trascorre e io mi ritrovo ancora qui ad aspettare... ad aspettarmi... una sensazione che non cancello, quella di un sogno che un giorno si può avverare un sogno un tempo infranto ma che ora pulsa vivo perché non riuscirai a strapparmi l'entusiasmo, la voglia di vita troppo spesso smorzata dal desiderio di viverti ancora come allora...
Vorrei dire qualcosa che ti faccia scegliere me... Non posso. Vorrei farti alzare da terra e farti vedere il mondo dall'alto, perché quando sto con te è da lassù che lo guardo. Vorrei... come sempre vorrei... Ma ora non è questo che conta. Ciò che ha importanza è cosa ti sussurra il cuore... Smettere o Continuare? Io starò qui ad aspettare...
Cosa davero voglio? Cos'è questo? È amore? Mi pentirò di non averlo vissuto intensamente tutto? Cosa succederà? Ho paura, ma bisogna dire basta! Basta alle paure, bisogna risolverle altrimenti non andrò avanti. Deciditi... Cosa vuoi? Cosa voglio? Non lo so...
Non sei più vita... Non sei più gioia... Non sei più sole... Non sei più mare... Non sei niente di tutto ciò che eri. Perché altro non sei che male in pillole, un po' di te e tutto finisce. Un po' di te e Amore muore, un po' di te e vita smette di essere.
Indolenti, i minuti, scorrono inesorabili Bianchi spettri dello sterile tempo Vessilli di inutile orgoglio Sui quali si legge La scarlatta condanna Della mia solitudine
Rontolii di spiacere Vengono spreigionati Dai suoni a me più cari E, in me, accendono Tenere passioni
Silenti canti di Spleen Arrecano i loro malevoli danni A tutto ciò che vorrei che fosse...
Nebbie di angoscianti rimorsi si fondono Con l'oscuro arcobaleno dei miei desideri Lasciandomi inerme...
L'uomo cade in basso e privo di fune non riesce a risalire dal baratro, non perché la corda non ci sia, ma perché dalla troppa ignoranza non riesce per sua sfortuna a farne buon uso... La vita sarà pure un sogno, ma per sognare sofferenza e distruzione preferisco fare incubi la notte.
Si ruppe l'incatesimo alla riva del fiume. Un braccio finì in un coccodrillo: Dio delle acque e dell'umano futuro. Piangeva una donna la sua mano pensando al passato finito nell'acqua quando il bianco serpente l'aiutava. Non c'era rumore sotto le palme, il vento s'era chiuso nei cocchi, i vecchi giocavano con le pietre seduti intorni ai buchi del tempo.
Il fiume immenso scendeva all'orizzonte portandosi dietro l'odore di montagne lasciate da giorni insieme ai rinnoceronti. Un'anatra stanca viaggiava con i fiori guardando intorno la pianura e il sole. L'ipopotamo sonnolento spiava la canoa vicino a un papiro pieno di calore. La donna piangeva non più la sua mano ma il suo uomo seduto nell'acqua cercando un pesce che li sfamasse.
Si ruppe l'incatesimo alla riva del fiume: era lo Zambesi pieno di storia e dolori, era l'uomo, la donna, il coccodrillo e l'amore.