Buio
E tendo la mia mano al cielo,
nella speranza di acciuffare una stella.
Così da portare luce,
in questo posto così buio.
Composta lunedì 25 dicembre 2017
E tendo la mia mano al cielo,
nella speranza di acciuffare una stella.
Così da portare luce,
in questo posto così buio.
Il sole sul corpo
le onde tra i capelli
intorno silenzio...
mentre le nuvole
sospirano di ricordi.
I libri sono stati gioia e dolore
ma i sogni di gloria se ne vanno
assieme alle ali di una pagina
che si sfoglia e passa.
Bianco,
come nuvole
che si confondono coi miei pensieri,
onde mutevoli
sul piano del cielo.
Bianco,
come la pace
nel frullo schietto della colomba,
che seppe osare oltre i confini
che tu costruisti
col filo spinato della tua rabbia.
Bianco,
come il fiore di loto
che emerge dal fango delle avversità
più forte del vento che spira contrario,
tenace perché profuma di vita.
Bianco,
come il marmo
su cui ho scritto solo ciò
che ho scolpito col fuoco sacro dei sogni.
Bianco,
come ali
che non ho voluto perdere,
quelle e a cui tu non credesti
solo perché non potevi vederle.
Bianco,
come il foglio su cui
non si disegna, né si scrive lasciando a Dio
opera e parola.
Bianco,
come neve
che si scioglie pian piano
sulle colline delle mia ferite
da cui ora fluisce
un fiume bianco.
Oh calicanto, fiore dell'inverno,
come nel nome suoli ricordare
e delle foglie al riparar fraterno,
pur ingiallite e ultime, a scaldare!
Ove fermò il tremulo suo volo
infreddolito e stanco un pettirosso:
tra tutti i rami per aver tu solo
prestato aiuto quanto Dio commosso.
Tanto che cadde su di te una pioggia
da quel dì freddo come ricompensa:
stelle brillanti, profumi, nuova foggia
per dare e avere protezione immensa.
Quella che dona il Re del cielo al mondo
quando è venuto in una grotta fredda
a liberare dal peccato immondo
e dire "amate" per sfuggir la Geenna.
Oh calicanto, fiore dell'inverno,
come nel nome suoli ricordare
esempio alto dell'amore eterno
fiorisci sempre e non morire mai!
Non fare casa nelle tue paure
Non lasciare che le mura si coprano del buio ed esso possa avvolgenti
Indisturbato
Prepotente
Accomodati nei tuoi voleri
non su un letto di spine
ma nella consapevolezza
di ciò che senti
Tu ti appartieni
nessuno potrà mai pretendenti diversa.
Ho tinto le labbra di rosso
come un vessillo le mostro al mondo
Le ho esposte spavalde
spiegandole al vento
Tese
or sorridendo
or invitanti
Ho tinto le labbra di rosso
baciando la vita
che scorre beffarda
facendosi gioco di me
E quando quel rosso scolora
lo rendo ancor vivo
Io amo la sfida
che porge la vita.
E tu credici
credici ancora
Credici al vento che soffia leggero
se sfiora le labbra
Credici al suono che pare sussurri
Tu credici
Credici ancora a quello che senti nel sospiro di vita
Credici ancora
nel singulto d'amore
mentre si scuote nel petto.
Ho raggiunto il traguardo del fallimento,
Ho fallito e ho raggiunto il traguardo,
Ho vinto; ma non una vittoria comune,
Nessuno ha festeggiato,
Nessuno si è complimentato con me.
Sono rimasto da solo a brindare,
Ho fallito nel miglior modo possibile.
Ho fallito su tutti i fronti.
Sono presuntuoso nel dire questo,
Nel far complimenti a me stesso.
Ho raggiunto il traguardo del fallimento,
Senza in realtà fallire in nulla di concreto,
Perché in poche cose ho tentato.
Ho fallito in tutto senza provare,
Mi piacerebbe fallire davvero:
Vincere senza barare.
Le vetrine bardate di regali
invitano inoltrarsi
in questo mondo
festoso
frettoloso
che si aggira
coi problemi nel cuore
dove si gioca
a luce di momenti
come una candela di Natale.
Tornano a galla amici rituali
a scambiarsi gli auguri
e commentari
di parole vuote.
Anche la gioia di bambini
è occlusa dal contagio,
per loro conta
il peso di regali.
Sotto l'albero afflitto
si stravolge
l'essenza della stalla
del bue e l'asinello,
si strappano gli scalpi,
abeti buoni
spendono l'agonia
per dare un senso al cuore,
porgono i doni
con le mani giunte
che odorano di lacrime
di incenso.