Poesie personali


Scritta da: Monica Cannatella
in Poesie (Poesie personali)

Non basta una rosa

Non basta una rosa per cancellare
oltre ogni alba tutto il dolore.
Non è una rosa che ti farà dimenticare
che ti hanno messa al rogo
e lasciata bruciare.
Non è regalandoti il fiore più bello
che alleggeriranno il tuo pesante fardello.
Hai subito per anni soprusi e violenze
sempre vittima di maldicenze.
Sei data in sposa ancora bambina
si colgon la rosa e ti lascian la spina.
C'è chi ti vende per pochi spicci
chi prende in giro i tuoi poveri stracci.
Poi ti regalano fiori e mimose
ti ammazzan due volte con finte scuse.
Non basta una rosa per chieder perdono
Per ogni schiaffo che ti ha dato l'uomo.
Nessun fiore ti potrà salvare da quel
marciapiede dove ti costringono a lavorare.
Non serve una rosa, non ci sono parole
per chiederti scusa per ogni orrore.
Anche il cielo si inchina, donna, al tuo cospetto
solo l'uomo non ti ritiene degna di rispetto.
Composta mercoledì 12 aprile 2017
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Giovanni Piscopo
    in Poesie (Poesie personali)

    Il futuro

    Quando l'ipocrisia
    sovrasta gli animi
    dei giovani.
    Intrinsechi di cupidigia
    e di rivalità!
    Quando nel loro cuore,
    perdono la dignità;
    scalfita da una società
    non prodiga al bene di ognuno di loro.
    Un dispotismo arcano!
    I giovani sono il futuro;
    la gioia,
    la libertà,
    l'essere e il dare.
    Siamo noi quella bellezza
    di continuare a rialzare la china,
    di continuare anche nel momento
    che ci sentiamo sprofondare,
    dai sogni proibiti dalla società;
    fino a quel mondo
    che vorremmo conquistare.
    Un tempo migliore.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)
      I cieli incompiuti respingono
      le fiamme d'estate.
      Una screpolata terra nera
      attanaglia la solitudine
      racchiusa nei nostri occhi.

      Il tempo di addio
      dipana luci ad acquerello
      su un mondo risecchito
      di pietrame.

      Un gomitolo variante d'infinito
      s'inquadra in ghirigoro
      di cornici verdi, rosse
      e turchine
      mentre il cuore
      dell'uomo maturo
      si specchia in un autunno
      che spira.

      Saremo capaci di leggere
      il nostro domani
      con occhi limpidi
      lavati con la rugiada
      caduta nella notte
      in attesa che l'uomo
      le regali un fiore?
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        in Poesie (Poesie personali)
        La nostra terra madre è stanca di partorire
        uomini che seminano fame nei suoi solchi.
        Non usiamo più acqua per lavarle il viso
        ma sangue di martiri di ogni sesso ed età.

        Stiamo morendo giorno dopo giorno
        con l'orecchio pieno di rumori di spari
        gli occhi stravolti per il troppo dolore.
        Di nascosto i potenti si giocano a dadi
        un deserto gravido di futuro senza mani.

        Corrono veloci missili umani nello spazio
        da tempo trasformato in caserma micidiale.
        Uomini e donne lo popolano piangendo
        guardando la terra madre dove sono nati.

        Sta sbocciando in silenzio un nuovo domani
        con fuochi d'artificio senza nessun colore
        perché stiamo uccidendo anche l'amore
        in nome di un dio nato dall'odio e dal terrore.

        I lunatici e marziani siamo sempre noi stessi
        che prepariamo un grande giardino di metallo
        con un portone senza chiavi, la cui scritta dice:
        "Qui giunsero gli uomini con tanta nostalgia
        dopo aver distrutto la loro azzurra madre
        con odio, rancore, morte e tanta ipocrisia".
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          in Poesie (Poesie personali)
          Signore, si è spenta la nostra candela nella notte.
          Il buio ci ha presentato la sua faccia senza occhi
          ci abbraccia freddo come il cipresso la sua ombra.

          Seduti sulle pietre aspettiamo nel silenzio la luce
          strofinando nelle nostre mani callose una lucciola
          che lascia una striscia di luce sul nostro cammino.

          Signore, alzando gli occhi vediamo la tua croce
          sulla collina che ci porta al paese della mamma
          dove la sera apprendemmo a pregare sognando.

          Tu lo sai bene che noi siamo dei con poca memoria
          perché uccidiamo il giorno prima l'immagine di oggi.
          La nostra candela, Signore, si è spenta al tramonto.

          Ognuno di noi, Signore, ci specchiamo nel passato
          per non arrivare alla tua porta senza luce nelle mani.
          Per noi il sole sorge col fuoco spento e cuore acceso.

          Signore, questa sera si è spenta la nostra lucciola.
          Sono rimasti pochi a dividere il pane duro del lavoro
          con i poveri che hanno pietà di morire sempre soli.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            in Poesie (Poesie personali)
            Signore, che ti sei fatto nostro fratello,
            dacci una mano per pulire i nostri occhi,
            fortifica le nostre braccia di debole creta.
            Il nostro carnevale ormai è già terminato,
            le maschere di cartapeste sono già rotte,
            i vestiti li ha corrosi il vento di primavera.

            Non vedi che siamo nudi nel tuo giardino?
            Anche i fiori abbiamo ucciso giocando.
            Non ci resta che coprire la faccia con le mani
            quando arrossisce di vergogna nella sera.
            La notte la avvolgiamo con false illusioni
            pensando di riempire il vuoto del cuore.

            Signore, siamo andati troppo lontano e soli
            senza prenderci per mano in questo labirinto
            di cose semplici che abbiamo complicato
            con la stupida e falsa amicizia senza cuore.
            Pensavamo di essere i padroni della casa
            riempiendo la storia di fuochi artificiali.

            Vestici, Signore, un'altra volta col tuo respiro.
            Il frutto che ti rubammo della conoscenza
            fu il nostro primo giocattolo di compleanno
            che rompemmo nascosti nell'ombra del giorno.
            Non abbandonarci nelle mani di falsi giocolieri
            che ci rubano l'anima con tutti i nostri pensieri.

            Siamo polvere, Signore, delle tue lontane stelle
            di mondi sconosciuti dove i soli e le alterne lune
            ci fanno impazzire e spesso perdiamo la testa.
            Camminiamo sotto un cielo con nuvole oscure
            trasformando in pioggia la nostra umana tristezza.
            Signore, fa che regaliamo sorrisi per finire in pienezza.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Gabriella Stigliano
              in Poesie (Poesie personali)

              Come un violino

              Come una piuma
              nel vento,
              una fiaba sussurrata
              nella notte,
              un cielo visto
              dal riflesso
              di uno specchio
              di una stanza
              vissuta e respirata,
              ma nascosta
              nell'incostanza.
              Come un violino
              in un angolo buio,
              che sogna
              un assolo
              sulla scena in luce
              del mondo,
              come una luna lontana
              che strega
              e cambia le maree,
              così una donna
              sa misteriosamente
              essere,
              aspettando il silenzio
              che profetizza
              l'amore.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Claudio De Lutio
                in Poesie (Poesie personali)

                Domenica delle Palme

                Tra primule, fresie, camelie,
                tra rondini in volo... in ritorno...
                fedeli già pronti alle veglie,
                nel dì che si approssima al giorno.
                Al giorno: sì... al giorno fatale!
                Nel chiostro di palme, di ceri,
                cogl'inni, la voce corale,
                i cuori addolciti... sinceri...
                Sì! Tanto sinceri e giulivi
                davanti al Re mite, che viene
                in groppa ad un'asina: quivi
                quell'umile trono che tiene.
                Vota la poesia: Commenta