Ottobre 1973
La pioggia
allaga le strade.
Pochi passanti
camminano
in quel che è
rimasto d'asciutto
e sperano il sereno.
Composta lunedì 1 gennaio 1973
La pioggia
allaga le strade.
Pochi passanti
camminano
in quel che è
rimasto d'asciutto
e sperano il sereno.
Sono l'ombra che oscura il sentiero
giorno e notte rifletto maestosità su questo terreno
mi ergo alto tra le lacrime degli amanti
per tutti quanti porto di sera un alone di mistero
filtro la tenue luce nella notte del lupo grigio
fiero sempre, tempesta nebbiosa o ciel sereno
sovrasto le piccole anime, le passioni degli amanti
se mi guardi da vicino, sembro più vero
se mi guardi dal basso, sembro ancor più maestoso.
Ascoltami, vieni vicino, sfiora la mia solida pelle
ascoltami lieve in una giornata di vento
ascoltami fischiare, mentre le mie braccia muovono malinconica danza
i miei abitanti fischiettano avvolte, nella calma mattutina.
Sono colui che spunta dritto, al di là della siepe
sono colui che ti protegge, quando s'infrange la pioggia
sono colui che stende il tappeto giallo per terra, rinascita della vita
sono colui che vedrà il mondo più di te, pur sempre da un altra prospettiva
non posso camminare, non posso difendermi dalla stupidità dei tuoi simili.
Sono grande e grosso, non so parlare ne posso vedere
non potrò mai sentire il solletico, non potrò mai giocare con te
immortale nel tempo, non smetterò mai di crescere.
Sì l'hai capito dai
io sono l'albero vivo, che sopra la tua testa fa capolino.
Dispersa, naufraga nel mare delle mie emozioni,
passioni, illusioni,
vago nella burrascosa vita di attimi e percezioni.
Confusa, atterrita e sgomenta
per le infinite sfumature del mio cielo, mia anima.
Stupita dalle nuove forme di questa nuvola anonima,
troppo profonda e impercettibile perché io la senta.
Voglia di nuotare più forte,
o farmi trasportare dall'onda alla mia sorte.
Sto bene e il cuore s'acquieta
al tramonto, la mia meta.
Sotto le gonfie coperte degli occhi,
bianche macchiate da cerchi di notte,
le lacrime hanno già vissuto vita
propria, ma innanzitutto in grande gruppo;
e non appena avvertono dal covo
un'aria di pericolo poi tremano
tutte quante, si danno tre spintoni,
si calmano e decidono di fare
a turno, sì, certo certo, però
deve uscire lei per prima, per prima la
malcapitata costretta a sfidare
lo sconosciuto deserto del volto,
sperando che una lama non la uccida,
a passi lenti calpesta confusa
la duna granulosa d'una guancia
poveretta, no, non vede il dirupo
del mento, non credeva ne esistesse
proprio uno nel deserto questo qui,
è morta, è caduta, è solo la prima,
avanti un'altra: la seconda meno
cattiva o, se si può dire, più scema.
È tutto qui
Andare oltre.
Scivolare
Lasciare andare
Lasciarsi andare
Penetrare
Volare
andare sempre oltre
oltre il tutto e oltre il nulla.
Vorrei spegnere la luce
e non aver timore
del buio
che soffoca i silenzi.
Sentire il calore
dell'umido
scendere sul viso
ed abbandonare gli occhi
dentro i battiti
del cuore.
Come vorrei saperti
più vicino
alle mie parole.
Raccogli fra le nude mani
le mie passioni
e ruba i baci
che non ho saputo dare.
Tante volte, quante,
ho ascoltato il rumore
dei miei respiri,
affogati nel nero
del dolore arrugginito
che s'attaccava ai fogli
che non ho saputo scrivere.
Come vorrei, ora,
spegnere il silenzio
e sentire solo,
la pace
dei tuoi versi!
Se non ti avessi incontrato
ora sarei solo davanti al mare
nella pozza dei miei pensieri.
Sì ora sarei solo
davanti a un profondo smarrimento
Quando l'onda si infrange
e mi distoglie dai miei pensieri
una luce in lontananza mi annuncia il tuo sorriso
la vita scorre in un solo afflato
il brivido della solitudine si allontana nella gioia dei tuoi occhi.
L'anno che passa
si presenta
come un vecchio
condannato a morte
per sopraggiunti
limiti di età.
L'esecuzione
che coincide
coi festeggiamenti
del nuovo re
chiama a festeggiare
tutta la moltitudine
del regno.
L'anno che viene,
vecchio già di un giorno
più del vecchio,
entra nella stanza della vita
come un bambino
pieno di speranze.
Sulla strada affollata
s'incammina
di luci, di peccati
e segue l'ombre
di questi tempi.
Si ritira negli angoli
appartati
senza una candela
per sognare.
Cala il sipario e la vita giunge al bordo.
Ogni istante trascorso, ogni volto
prende luce, si fa più bello, nel ricordo
che irradia la terra in cui è sepolto.
E tratteggia il fumo che si libra nell'aria
da una candela accesa a cui cola la cera,
una vita trascorsa, nostra vita precaria,
una vita che c'è, ma ad un tratto... Era.
Il freddo dell'inverno si scioglie davanti ai caminetti accesi,
la legna arde e davanti alle fiamme rimaniamo attratti,
come se insieme ai ciocchi ardenti volessimo bruciare anche noi,
intirizziti ci scaldiamo le mani davanti al fuoco che scintilla,
fuori fa freddo, la brina del mattino ricopre i campi ormai grigi,
anche se un pallido sole s'alza all'orizzonte
la sua luce bassa ed i raggi tiepidi non soffocano il rigore dell'inverno
i platani sui viali sono carichi di foglie gialle,
mentre abeti lampeggianti nelle nostre casa sono carichi di doni e regali,
un bicchiere di vino ci scalda i cuori e ci rende allegri
e l'euforia inizia a ad essere comune,
bambini si rincorrono mentre inizia la festa
che ci porta al pranzo, cibo e pietanze deliziose
ornano tavole vestite di rosso ed oro, adornate con il trifoglio
mentre si affannano gli astanti ad arrivare
le ospiti di casa finiscono di completare la cucina della mensa festiva,
Buon Natale.