Poesie personali


Scritta da: ROBERTO POZZI
in Poesie (Poesie personali)

L'inquietante realtà

Alle docili masse conformiste
condizionate da propagande mediatiche
il male risiede sempre altrove,
molto lontano dalla propria casa.

L'inquietante realtà del presente
rimane l'apatica indifferenza umana,
gente apparentemente perbene
non s'indigna più di nulla,
se non per ipocrita spirito
in una conversazione sociale.

La violenza dell'uomo esiste soltanto
al cinema o in qualche giornale.

Non tutti gli spiriti turbati
vivono d'interessi personali,
non si adeguano ai taciti dogmi
della mentalità dominante,
alcuni coraggiosi osano trasgredire,
rispettando la libertà altrui
realizzano il proprio sé
cambiando il mondo!
Composta sabato 17 ottobre 2015
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    Scritta da: Michele Gentile
    in Poesie (Poesie personali)

    Nel frattempo esisto

    Nel frattempo esisto
    e disto anni luce
    dalla verità.
    Giro intorno al problema
    senza risolvermi
    ostaggio di un falso io
    che sequestra anche i vostri intenti.
    Istanti di sopravvivenza
    o canto disarticolato,
    in avanzato stato di costernazione
    eleggo il prossimo messia.
    In regia un villano di nome profitto
    nei cassetti il sogno di un altro conflitto.
    Gravitano intorno al problema
    senza risponderne
    retaggio di un falso dio
    che ci ammaestra da fin troppi lustri.
    Precocemente estinto,
    cerebralmente avvinto
    della teoria di Thomas
    ne esercito l'effetto in ogni mio difetto,
    svilendo forme di vita indipendenti
    delegando novelli Vashna
    a fare chiarezza al posto mio.
    Composta lunedì 19 ottobre 2015
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      in Poesie (Poesie personali)

      Il pappagallo Cacatua

      Presagivo una giornata strampalata;
      vento e pioggia entrarono all'alba,
      fuori, un tormentato movimento nei capelli,
      larghe lacrime sul viso,
      eppur dovevo andare e, andai.
      Alzai lo sguardo: nuvole muscolose,
      arrangiate ad arte, spopolavano.
      M'inchinai a raccogliere le chiavi,
      mi sfuggirono di nuovo, saltando.
      Scappai, imbroccando un sasso,
      la fretta sfrecciò ostile in ogni direzione,
      costrinsi il tempo ad un ritmo personale.

      Finalmente la tregua: dovevo mangiare!.

      Scalai con l'auto un ponte,
      poi scesi il pendio,
      srotolai vicino ad una faggeta di alta e robusta quiete.
      A ridosso delle quattordici, arrivai.
      Un'amica m'aspettava dietro ai fornelli,
      e con lei, il suo pappagallo Cacatua.
      Mi scrutò con la cresta dritta, spiumandosi,
      squarciando l'aria con un verso infame,
      lasciando al trespolo una piuma bianca.
      "Sei troppo dura con lui, non vedi che soffre?, fagli una coccola, sii buona!".
      "Dopo mangiato, risposi franca, ora ho lo stomaco in rivolta, sono proprio storta".
      Ma, nel mentre, mi svolazzò sulla spalla,
      in un soffio mi beccò l'orecchio: un male maledetto!.
      Inviperita, sbottai verso il pennuto,
      sbattuto in petto alla mia amica che,
      lo salvò brandendo la forchetta:
      "Guai se lo tocchi cattiva che non sei altro!".
      Composta sabato 2 ottobre 2004
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        Scritta da: Daniela Cesta
        in Poesie (Poesie personali)

        Gli alberi cambiano

        Scintille di luce, nel nostro sentimento interiore,
        che riempie il cuore e gli occhi,
        l'autunno con i suoi struggenti colori!

        Malinconica gioia che avvolge, gli alberi cambiano,
        nel mormoreggiare, stormire, sussurrare del ruscello,
        melodiose le sue parole, nel silenzio di un crepuscolo umido,

        nel luccichio delle foglie gialle e rosse, che il vento trasporta,
        nella loro silenziosa emozione, lasciano il ramo per sempre,
        esalano l'ultimo respiro, dopo la loro breve e intensa vita,

        diventeranno poltiglia sotto i temporali autunnali.
        Composta martedì 20 ottobre 2015
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          Scritta da: Andrea Calcagnile
          in Poesie (Poesie personali)

          Per noi

          Per noi,
          che abbiamo finito la scuola
          non concludendo granché,
          senza un lavoro,
          ma con tanta voglia di lavorare,
          pur di sentirci appagati
          per portare a casa un po' di soldi.
          Per noi,
          che la sera andiamo a dormire
          con accanto la speranza
          di risvegliarci per andare a lavorare,
          e che la crisi
          sia stata solo un incubo,
          ma quando ci svegliamo
          il vero incubo regna nella nostra casa
          e la tristezza prende il sopravvento.

          La sera andiamo alla ricerca di un lavoro,
          ci facciamo avanti, con assai coraggio,
          andiamo ovunque e domandiamo chiunque,
          ma le risposte son sempre le stesse...

          Qualcuno di noi ha regalato l'anima,
          ha investito, ha fatto il possibile
          per trovare un lavoro, ma niente da fare...
          Qualcuno di noi è arrivato perfino a suicidarsi,
          dando forti e traumatici dolori
          alle famiglie, agli amici e al paese.

          E FORSE CHI POTREBBE AIUTARCI
          È SEDUTO SULLA SUA POLTRONA DI PLATINO
          A CONTARE IL SUO STIPENDIO.

          Chissà cosa ci riserverà il futuro,
          ma noi in fondo abbiamo paura del futuro,
          non possiamo continuare così.
          Per favore, dio aiutaci tu,
          oppure tu nostro destino,
          auspichiamo in voi,
          la speranza è l'unica vera compagna
          che c'è rimasta.
          Oh madre! Oh padre!
          Quanto avrei voluto avere una famiglia,
          non per comperare la miglior casa
          e nemmeno per gettare sfarzo
          sui miei figli o su mia moglie,
          ma per pura felicità
          e per farvi sentire ancor più fieri di me.
          Mi spiace che tutto questo non sia possibile,
          piango sovente assieme al mio cuor ferito.
          Nessuno bussa alla mia porta,
          che stranezza!

          Eppure io come tanti altri
          busso spesso alle porte altrui.

          Aiutiamoci reciprocamente compagni.

          Aiuto, anche noi soffriamo
          e vogliamo vederci realizzati.
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            in Poesie (Poesie personali)

            I sassi salati in tasca

            Ho una casa sul mare,
            che porto sempre con me.
            La tengo nella tasca sinistra della giacca da vivo,
            nella destra ho la chiave.
            Quando il mare è brutto
            la tasca si bagna.
            Distendo la giacca da vivo ai fili da panni del giardino della casa sul mare.
            Nelle mie condizioni
            è un peso che mi costa molto portare
            e mi capita sempre più spesso di dovermi fermare,
            disteso a riprendere fiato nella stanza più buia della mia casa sul mare.
            Ad aspettare
            che si attenui il dolore che mi dà la mia larga ferita nel cuore.
            Aveva due chiavi di casa la nostra casa sul mare.
            Ho seppellito la tua,
            perché tu non possa trovarla
            perché tu non possa tornare.
            Anche se a te per entrare non serve la chiave.
            Lo sento
            quando mi stendo sul letto e ti lascio sfogare,
            mia larga ed eterna ferita nel cuore.
            Composta sabato 17 ottobre 2015
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