Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

Vedo sento non dico

Mi dai sempre ragione,
è la tua pietà.
Il tuo non voler aggiungere dolore al mio male,
forse speri che non comprenda.
Potrei anche crederti,
ma è il puzzo della medicina che mi dai
che mi fa capire,
è come mi volti le spalle
che mi fa capire,
anche se resto immobile,
non dò segni,
dentro è tutto come prima,
purtroppo.
Composta domenica 17 giugno 2012
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Mea culpa?

    Di certo sarà vero
    se ce lo dite voi
    che siete del mestiere,
    ed istruiti,
    che noi siamo un po' di tutto il peggio,
    anarchici un po' folli,
    qualunquisti,
    populisti,
    demagoghi,
    o poveracci
    che non han capito,
    e tant'altro ancora.
    Gente da poco,
    capaci solamente di sparlare
    e buttar giù,
    adatti solo a fare il solito casino.
    Distruggere
    solo distruggere,
    dite,
    è ciò che sappiam fare,
    e forse è pure vero,
    ma di una cosa
    non tenete conto,
    che noi se distruggiamo
    lo facciamo gratis,
    senza farci pagare,
    mentre voi
    lo avete sempre fatto
    facendovi pagare
    e molto lautamente.
    Composta domenica 17 giugno 2012
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      Alzheimer

      Come ogni sera,
      sai che quando lo saluterai
      al tuo ciao risponderà
      "Ma noi ci conosciamo?"
      poi si presenterà
      e ti risponderà di si,
      che accetta l'invito a cena,
      si siederà,
      ti farà i complimenti per il cibo
      ed alla fine,
      "buonanotte signora"
      ed uscirà,
      per la panchina di fronte,
      il suo letto.
      ogni sera è così,
      è la sua malattia.
      Composta sabato 16 giugno 2012
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        Fra tosse e nebbia

        Fra tanti tavoli
        tante bottiglie,
        in una nube
        fatta di fumo e fumi,
        sei caduta addosso al mio tavolo,
        col tuo parlare.
        Hai una brutta serata,
        parli di morte,
        ne parli a me,
        a me che so già tutto.
        Ascolto le tue lame di lingua nelle mie orecchie,
        ma niente più mi tocca
        di ciò che dici,
        è solo il mio vissuto in bocca a un altro.
        Composta sabato 16 giugno 2012
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          Prima mattina, fine giornata

          Le cinque di mattina
          di un giorno preso a caso,
          nel 2010.
          Le sette di sera di un venerdì
          che decide di camminarti accanto per un po'.
          Giorni non in fila,
          rifiuto del calendario,
          moneta per aria,
          non c'è croce,
          sempre testa,
          la croce è uscita dalla moneta,
          ce l'hai addosso.
          Composta lunedì 11 giugno 2012
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            Circolo Garibaldi

            Un vecchio compagno di provata fede,
            che ancora vive nella resistenza
            al non si sa più cosa,
            causa la poca vista
            legge il giornale con la lente,
            l'altro giornale è sulle gambe,
            Sotto al tavolino,
            lo tiene lì per dopo,
            l'ha prenotato a modo suo.
            Parla con un amico,
            anche lui con un giornale
            che trattiene in mano,
            pezzi di carta riservati a poi.
            È il monopolio casereccio dell'informazione
            e del possesso della stampa.
            Uno soltanto legge il giornale di partito,
            e lo traduce a modo suo con tre parole,
            una parte del poco che ha capito.
            Intanto quel che resta dell'idea
            è ciò che ognuno sente suo
            pur non possedendolo.
            Ma l'importante è aver democrazia
            e non vedere i dirigenti
            come dittatori,
            o non vederli affatto.
            E se proprio uno si dovesse trovare al perso
            vale l'antico detto
            che
            "a tre dita dal proprio cul tutto è permesso".
            E mentre osservo
            bevo il mio caffe,
            primo mattino,
            e sono pronto al resto del mio giorno.
            Intanto i primi ragazzi delle scuole,
            quelli che se ne sbattono di tutto
            stanno arrivando,
            parlano,
            urlano,
            ridono
            presi fra i compiti da ricopiare,
            lo sport ed i compagni
            non di partito
            ma di scuola.
            Forse per l'ora
            o per la troppa confusione
            s'alza dal tavolo l'anziano
            con la sua vita addosso
            e brontolando prende la strada inversa
            e se ne va
            e non si rende conto della sua fortuna,
            il non aver capito di aver perso.
            Composta lunedì 11 giugno 2012
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              Pazzi a pezzi

              Le mani al mento
              a reggere la testa che guarda in basso.
              I piedi fermi a terra
              pronti a farsi piante e crescere
              ed aver foglie e frutti,
              e figli,
              pur di sfuggire ad una brutta fine.
              Le braccia alzate
              senza le mani già occupate in altro,
              resa senza condizioni.
              La testa è spenta,
              accetta ciò che un tempo le sembrava assurdo
              ed il corpo cade a pezzi,
              nessuno più lo vuole.
              Mani guantate
              lo getteranno in pasto a tramogge rumorose
              che divideranno il troppo marcio
              da quel po' di buono che si nota.
              Ed alla fine si sotterra,
              con ciò che resta di un uomo,
              la sua storia,
              ma non si sotterrano le colpe degli altri.
              Chi lo piange
              mentre scende nella buca
              si aggiunge a chi
              conosce la ricorrenza del giorno dei morti
              come la ricorrenza del giorno dei torti
              ... subìti.
              Composta sabato 9 giugno 2012
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                Scritta da: Alexandre Cuissardes

                tonache laiche

                Le bugie a fin di male
                sono già partite per le loro missioni.
                Le bugie a fin di bene giacciono ammassate in una fossa comune.
                Il tetro pessimismo
                si è rivelato come un sano senso della realtà.
                Chi predicava male ha vinto,
                chi predicava bene aspetta la seconda occasione
                ma si sta organizzando per predicare male,
                si adegua.
                Chi ascolta,
                ascolta oggi,
                come ieri,
                come sempre,
                e forse crede.
                I nuovi nati dovranno avere orecchie larghe per sentire
                e lingua corta per non parlare troppo.
                Prima di imparare a camminare
                dovranno imparare i gesti dell'ubbidienza.
                Questo dice la nuova scuola.
                Composta sabato 9 giugno 2012
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