Scritta da: Marta Emme
Meriggio d'estate
Quando penso all'estate in campagna,
vissuta ove era il luogo della mia
infanzia (paese origine), affiora alla
mente il ronzio delle api - e allor a nessun
causava grattacapi (fastidio) - nel tempo
del dì quando il Sole dava tutto il suo
calore (ore calde del giorno); e quel frinir
di cicale... ancor sembra di sentir tra i
covoni del grano, che pure rimanda a
quel tempo lontano (giovinezza); come
carico di bei momenti è ricordar quel
filo di paglia finito tra i denti che a volte
poteva servir anche da stuzzicadenti.
Eppur ancor oggi in certe realtà (attività
agricola bio) magnificamente tutto ciò
si va a sposar, e può rincuorar ove
questo si sa apprezzar, con tutte le sue
naturali convivialità (feste nei raccolti
per esempio o nei racconti e proverbi...).
Ma che, tali realtà, son rimaste poche,
lo dico con parole fioche (addolorata):
la vita tra il cemento (cementificazione),
col tempo, ha sostituito di quella agreste
l'attrattiva, coi giochi sofisticati
(videogiochi) e la più sfrenata movida
(perché sovente anche con uso di droghe
o alcool), per non parlar di quanto assai
poco, in questo stare, beatamente (con
serenità) si sorrida (si vive con ansia il
presente, si perde il contatto diretto con
la natura e la semplicità che sa regalare).
Oibò! Così occorre la natura ritrovare, da
vivere e contemplare.
Composta domenica 23 maggio 2021