Le migliori poesie inserite da Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

La rondine e la rana

All'apparire del solstizio estivo
vaga la rondine per il ciel sereno
e tutt'intorno inonda del garrir festivo.
Ora repente in alto, ora s'abbassa
or brevemente librasi, ora il terreno
volteggiando lambe con scattante mossa.
Nella belletta posasi per la materia
del costruendo nido e alla rana
che nella fanghiglia sguazza solitaria:
Rotoli sozza e gracidi contenta
e stai in cotanta puzzolente melma.
In acqua, però, poi, mi rituffo attenta
dice la rana; non tu che ne fai letto
e giorno e notte ci rimani accolta.
Mira il tuo sporco e ner'aspetto
così t'accorgi che d'essa resti avvolta.
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    Scritta da: Nello Maruca

    L'amico

    Se in disgrazia per sfortuna cadi
    E aita chiedi a quello ch'è tuo amico
    Allora conoscere puoi quant'è sincero.
    Se alle tue necessità dona calore
    Di certo è sincero e amico vero
    Ma se, di contro, si squaglia e cerca
    Scusanti mancando del suo aiuto
    Non è amico vero ma bacato
    E somiglia a mela ch'è lucente fuori
    Ma dentro è marcia e d'invertebrati
    Laidi succhioni è popolata.
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      Scritta da: Nello Maruca

      L'onest'uomo

      Nel corso di sua vita un sentimento
      unico l'ha sempre accompagnato
      mai, in nessun tempo, nemmeno per un momento
      tal'alto sentimento l'havea abbandonato
      finché avvenne un dì scompiglio in mente
      sua che quale gran macigno schiacciavagli
      la coscienza e lo rendeva niente.
      Da energici e vitali flemmi

      i pensieri furo, tutto abbagliato
      vide e il male quale tarlo rodeva
      i buoni intenti e lo sbagliato
      al giusto s'imponeva e vile lo rendeva.
      Più pace mai s'avrà ché il sentimento
      se pur per poco lasso s'è dipartito
      altrove rendendolo sgomento
      talché triste morire non è ma desiato.
      Purità! Per tanti lunghi anni stata
      gli sei vicino, l'hai per man portato,
      l'hai sempre ben guidato: Eri appagata:
      Perché o purità lo hai abbandonato?
      Vero che in abituale tua dimora
      sei tornata ma il segno dell'assenza
      chi lo cancella mai? Quel ch'era allora
      più non sarà da ora. Più non è l'essenza.

      L'incerta fede che porta poco sollievo
      gli offre e chi, allora, più l'allieterà?
      Mai cercò onori, sempre ne fu schivo,
      e alla sua follia chi ora crederà?
      Fu la pazzia a travolgerlo, a fargli
      tanto male, soltanto in sette giorni
      sconvolsegli la vita come guerrieri in armi
      sconvolgono palazzi, rovesciano governi.

      Maligno maledetto! tutto gli togliesti:
      La sposa stanca e buona, i figli,
      i nipotini: Quanto cattivo fosti!
      Eri in agguato, colpisti con gli artigli.
      Dell'orto distrutto hai albero e frutto
      perciò desiderio della fine avverte
      così, Maligno, sei contento in tutto
      mentr'egli riposo avrà perché inerte.

      Vergogna nel guardare i figli porta,
      indegno d'abbracciare la sposa amata,
      non ha argomento no, nulla gl'importa,
      non ha coraggio a dire: O mia adorata.
      Il cuore t'ha trafitto o dolce donna
      per futile motivo e sciocco orgoglio;
      per lui sei stata portante colonna
      non piangere più di tanto la sua spoglia.

      Per lungo tempo di te pur degno fu,
      fu la pazzia a sviarlo da sentier verace
      e tu, soltanto tu, puoi sol saperlo tu
      che solo per te vorrebbe riaver pace.
      Al Creatore credeva ed al creato,
      mai prima aveva in sé alcun reato,
      dell'onestà teneva culto assai
      ma cadde in burrone profondo, ormai.

      La mente er'intontita e lui vagava,
      svaniva il sogno di restar coi suoi
      giacché il male per strada lo ghermiva
      e lo gettava infra immensi guai.
      Non fece, no, per nulla alcuna ruberia
      od offesa a qualunque esser vivente;
      giammai la mente sfiorò tal cattiveria
      ma di tal'azioni è meno che niente.

      Commise illecito che vergogna mena
      per quell'essere ch'è certo cristiano
      poiché irregolarità comporta pena
      di profonda ferita dentro l'animo.
      L'illegalità non fu contro persona
      e nemmanco ad essere vivente
      in generale, può parere strano
      ma il danno verso altri è inesistente.

      Il cruccio ch'à è d'essersi discosto
      da quant'imposto da Dio Salvatore
      perché, inopportunamente, con furbizia
      ha ricevuto ciò che lecito era
      in altro corretto modo, comunque, avere

      Da retta via dal diavolo distorto
      agli uomini non voleva esser di torto
      e preso da enorme orgoglio sciocco
      resta stordito in immenso fosso.
      Sol Dio può dare ristoro all'alma sua,
      ridare la serenità che prima aveva,
      chetar la pena che gli arde in petto
      giacché non volea mancargli di rispetto.
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        Scritta da: Nello Maruca

        La morte

        S'è crudeltade la Morte o s'e pietade
        nessuno fino a ora l'ha mai saputo.
        Sol si conosce che con sforzo alcuno
        il forte leone abbatte e l'agnellino
        e non si cura del ricco uomo potente
        e nemmanco del misero e meschino
        e tutti stende senza alcun rimpianto
        e da sulla terra elimina ognuno.

        Là, dove giunge, non fa differenza
        né di regnanti o poveri accattoni;
        per essa tutti quanti sono uguali
        e in egual maniera ghermisce ognuno.
        Dinnanzi ad essa cede l'attacchino
        come s'inchina pure il re supremo.
        La secolare quercia strugge e ingoia
        e il sacro fusto dell'odoroso alloro.

        Non vale per fermarla oro o argento,
        ignora sia il signore che il poverello:
        Non guarda in faccia ne s'è brutto o bello
        e il debole risucchia senza sforzo
        come il forte atterra con un soffio.
        Alfine altro non è che affilata falce
        che stende l'erba tutta sulla propria
        ombra e inerte la ridona alla madre

        Terra forse perché rinasca in vigoria
        o allontanarla dal terreno tormento...
        Nessuno, invero, sa perché ghermisce
        s'è per crudeltade o per pietade.
        Un solo Libro tratta l'argomento
        ma il contenuto arduo è interpretare.
        Solo chi tiene fede e spera in Dio
        capisce ciò che non conosco io.
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          Scritta da: Nello Maruca

          Il dono della vita

          Da quando Iddio tutto creò d'un fiato
          È risaputo che la vita umana
          Per dono l'ha donata Madre Natura
          E concepita l'avrebbe sì perfettamente
          Che di difetto dovrebbe essere assente.
          Constato, invece, ahimè, amareggiato
          Che il dono è dono sì ma osteggiato
          E che non è in toto, indi, compiuto
          Ch'appare albero spoglio e mal pasciuto.
          Qual dono essere può la vita umana
          Se nasce gente storpia e senza mani?
          Se gente muore di stenti e carestia,
          in guerre, pestilenze e malattie?
          Se tanto definirsi è esser dono
          Mi si risponda: cosa c'è di buono?

          Forse di buono è che all'altro Mondo
          delle privazioni si arriva mondo
          e si è elevati a dignità di Santo
          per non avere in terra avuto vanto.
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            Scritta da: Nello Maruca

            Falerna mia

            Sorridono sui monti gli alti faggi,
            cantano in mare l'onde schiumeggianti,
            il sol li sassolini fa splendenti,
            rosso sul mar tramonto di suoi raggi.

            Al core distensione loco dona,
            dolce, lieve torpor la mente avvolge
            ch'anima e core entrambi coinvolge
            e tiepido calor le membra sprona.

            Posto a ridosso de li verdi monti
            ch'ossigeno gli dan e mane e sera,
            olézzo di fior d'inverno a primavera,
            l'addorme mormorio di pure fonti.

            Una sol piaga, ahimè, è di tormento:
            l'assenza di suoi nati miglior figli
            che son per esso qual candidi gigli;
            perciò si spira a poco, lento lento.

            Spira pensando li lontani gigli,
            spira, ma il cor trabocca di speranza
            veder un dì veliero in lontananza
            tra l'onde del Tirreno carco dei figli.
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              Scritta da: Nello Maruca

              L'affetto

              Bisogno quanto l'aria per la vita,
              quanto d'acqua bisognevole n'è corpo,
              non meno del sangue circolante in vena,
              non meno di vena trasportare sangue,
              non meno di lingua a proferir parola,
              non meno d'anca per deambulare,
              non meno d'intelletto per capire
              e quanto occhi necessitano al vedere,
              non meno di narici per l'olfatto,
              non meno di palato per sapore
              e non meno della bocca per respiro.
              Quanto di queste cose vogl'affetto.
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                Scritta da: Nello Maruca

                La fiammella

                Con lo sguardo del pensiero
                il remoto ho visitato
                del tuo cuore innamorato.
                In un angolo sta scritto
                quel ch'è noto nel di fuori:
                Il bel sogno ho coronato
                con l'amico e con l'amato.
                Son felice, son contenta,
                sono piena di speranza.
                È profonda del mio amore
                la radice nel mio cuore
                e mai alcuna circostanza
                tal'affetto incrinerà.
                Solo l'ultimo respiro
                la fiammella spegnerà.
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