La ragazza del paese stregato
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...me si stringe nel soprabito. La più giovane invece corre attorno le aiole del giardino e tenta di arrampicarsi sugli alberi.
"Non avete un teatro o qualcosa di simile da queste parti?" Chiede Tom.
Lei si gira e indica i resti di un edificio incendiato.
Il suo volto pallido mi affascina con un sorriso malizioso.
"È la prima volta che noi veniamo a Vielle..." affermo.
"No," mi interrompe, e i suoi occhi neri si fissano nei miei, "io ti ho visto ancora qui".
"È vero," convengo, "un paio di volte".
La invito a bere qualcosa di caldo nella locanda, ma rifiuta.
Nonostante il freddo rimaniamo fuori a chiacchierare di cose futili.
Una trina diventa il nostro dialogo, un cauto arricchire i discorsi convenzionali con significati più profondi e con risposte che alludono, sempre in sospeso nell'incertezza. È un gioco ai limiti del fraintendimento. Se il suo contenuto diventasse troppo trasparente la ragazza sarebbe la prima a ritirarsi, ma poiché questo non accade il gioco prosegue.
È un lento sfogliare, uno scoprirsi di veli psicologici.
Tutti e due diventiamo piacevolmente eccitati e sorpresi. E le raffinatezze si fanno sempre più complicate per me che sono in grado di ... [segue »]
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