On sleepless roads the sleepless go
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...irraggiungibili. Non nei suoi. Lei vedeva il mondo nel suo modo peggiore, vedeva vittime e corpi fatti a pezzi, vedeva litri di sangue scorrere come fossero fiumi d'acqua fresca, vedeva sempre ciò che restava, il dolore e la sofferenza dei sopravvissuti, il loro senso di colpa, la disperazione e il senso di impotenza. Vedeva il male. Non era difficile sapere perché non chiudesse mai gli occhi. Non era complicato scoprire che le occhiaie, la rabbia, il nervosismo che si portava dietro potesse esplodere in un istante, contro chiunque le dicesse che aveva bisogno di riposo, che così non poteva andare avanti. Erano cose scontate, che sapeva da sé. Ma la paura era troppa, il dolore era troppo, il macigno che le opprimeva il cuore ad ogni risveglio bagnato di lacrime amare che non si era neppure accorta di aver perso. Se avesse dormito, non avrebbe potuto uscire di casa al mattino, non avrebbe avuto il coraggio di rischiare che quello che aveva visto fosse la realtà, perché le sue notti, nei suoi sogni, erano sempre in luoghi familiari, con persone conosciute o amate. Non era altro che una realtà possibile. Non un sogno irreale. Per questo non chiudeva gli occhi.... [segue »]
Composto lunedì 3 ottobre 2011
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