Scritto da: Maria Rosaria Teni

Un giorno all'improvviso... e intanto il fiume scorre


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...al respiro corto che avevo una volta arrivata nella vasta sala d'attesa del sesto piano. Il solito tram-tram del personale di servizio mentre entravo nella stanza dove mio padre mi aspettava. Era sveglio, quella mattina, e mostrava i segni della lunga nottata passata in compagnia della solita maschera d'ossigeno tenacemente avvinghiata al suo viso sofferente. La mia voce, lontana da me stessa tanto da non sembrare mi appartenesse, risuonò forzatamente vivace: "Papà, sono qui... Allora, che mi dici? Come sei stato questa notte?" - inutile chiederglielo. Sapevo già quanto fosse difficile riposare in quella posizione supina, con quella maschera sigillata che insufflava aria ma toglieva respiro. Aveva il viso gonfio ed erano evidenti i segni lasciati sulle guance dalle cinghie strette accuratamente attorno al capo per non permettere la fuoriuscita di alcun refolo d'aria. Ho voltato lo sguardo verso la finestra. Benché fossero ancora le sette del mattino, in realtà l'attività del personale ospedaliero era già fervida. Rumori di carrelli, via vai di gente per i cambi di turno, fermento tangibile di operosità. Dall'alto di quel sesto piano si poteva vedere bene il cielo che, prima completamente minacciato da nuvole sinistre, man mano si andava schiudendo a balbettanti lembi d'azzurro ... [segue »]

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