Un giorno all'improvviso... e intanto il fiume scorre
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...pallido frastagliato da antenne e cime di palazzoni scuri.
Fuori da quella stanza, verso un orizzonte irraggiungibile... era lì che avrei voluto dirigere il mio corpo... Avere le ali e fuggire via dall'oppressione che mi sprofondava nel dirupo.
"Papà, proviamo a bere un sorso d'orzo?" - mi avvicinai sperando di convincerlo a fare colazione – senza aspettarmi nessun risultato. Infatti, scosse lentamente la testa in segno di diniego e accennando alla tortura di quelle cinghie che gli immobilizzavano il capo. Sul monitor al suo fianco, i suoni erano regolari ed i valori che si illuminavano ad intermittenza sembravano contenuti. "Guarda, papà, se mi prometti di bere un po' d'orzo, chiamo il medico e gli chiedo di togliere quella brutta maschera. Vuoi?". Lo vidi all'improvviso rasserenato. Voleva respirare da solo, voleva sentirsi liberato, affrancato dalla stretta di quell'aggeggio infernale che lo allontanava dal respiro del mondo. Arrivò, frattanto, il medico che, prima di togliere il "ragno" (come era definita in gergo sanitario quella maschera), prese il valore della saturazione e, dopo una verifica, concesse finalmente a mio padre il permesso di sciogliere quelle cinghie. Non so quali sentimenti si stessero accavallando in quei momenti dentro di me... Osservavo ogni movimento ma ... [segue »]
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