Racconti di guerra
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...sempre puntuale sorvolava la nostra città e con calma e ordine ci incamminavamo verso il rifugio in piazza d'armi.
Il rifugio esiste ancora, all'interno tanti corridoi ai lati lunghe panche. Ricordo un signore che mi prendeva in collo, mi faceva sentire il ticchettio del suo orologio da polso e mi rassicurava moltissimo.
Tante volte mi sono domandata come facevo a sentire quel ticchettio in mezzo a tutta quel immensa folla, era intenta a sentire i rombi degli aerei che minacciosi si avvicinavano. Impaurita, senza voglia di parlare, cercando di capire dove sarebbero cadute le bombe. Non ci sono parole per descrivere quanta paura e dolore nel vedere tutto questo.
In silenzio pensavano alle bombe che sarebbero cascate speravano lontano dalle proprie, case e non ci fossero morti tra i famigliari, cose che si possono pensare in silenzio. Ecco come mi spiego di avere sentito il piccolo ticchettio di un piccolissimo orologio da polso pur essendo tra tanta gente.
Alla fine la sirena ci avvertiva che l'incursione era finita, la gente si scatenava, ci urtavamo per uscire, tutti correvano verso le proprie case, in quel caos sarebbe stato impossibile sentire il ticchettio dell'orologio, che nella mia incoscienza di bambina mi rilassava ... [segue »]
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