La Bella e la Notte
Capitolo: 5 - Casi della vitaScegli la pagina:
...gli scalini, sotto l’entrata. Quanto ad Isa Bella, l’invidiabile coordinazione podo-manuale di cui era dotata, e che sfoggiava nell’esecuzione di un unico movimento: l’arrotolamento in alto delle dita della mano con l’estensione in avanti della punta del piede, in quei magici momenti sconfiggeva finanche l’invidiabile peso dei monili che le abbellivano polsi e caviglie. L’addomesticamento di noi assidui frequentatori, belve umane alla ragionier Fantozzi, anche a quel giro era assicurato: la sensualità viscerale di Isa Bella aveva avuto ragione delle Regole dei Gravi. Pesi mica da poco; si trattava di anelli e collane adornati con pietre dalle dimensioni di giuggiole, piene e rotonde, quelle maturate al sole incandescente di luglio. Dei pallozzi così, insomma, avviluppati ad entrambi i polsi ed entrambe le caviglie, serpenti che vibravano i sonagli, a dissuadere ipotetici approcci, alla ragionier Fantozzi, di noi belve umane. Come non avrei potuto, in simili circostanze? ; grazie al tremore dei sonagli a pallozzi io andavo in brodo di giuggiole, ascendevo ai cieli del Paradiso con l’aureola intorno al cranio e le mani giunte; il serpente simbolo del peccato? Non nel mio caso. Guidato dallo scampanellio dei monili isabelliani, salivo su, al settimo cielo, e ci restavo in beata sospensione,... [segue »]
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