E' vero, Giulio, ciò che dici; ma se ipotizzi una ideale bilancia, su un piatto della quale poni la meditazione, sull'altro ciò che la meditazione produce in parole e scritti a beneficio dei terzi, il primo piatto risulterà sempre e di gran lunga il più pesante. Questo è nell'ordine naturale delle cose, alla stessa maniera in cui altro è trovarsi in un luogo o in una situazione, altro descrivere luoghi e situazioni, fosse anche con i mezzi più perfezionati.
Tuttavia, a compensazione, si verifica un fenomeno inatteso e spesso inavvertito: il meditare, oltre che produrre effetti su ciò che si può dire, produce lentamente effetti su ciò che si può fare e che si fa. In questi casi, il muto linguaggio delle azioni, e direi quasi dell'essere, incredibilmente riesce a comunicare infinitamente di più di tutte le possibili parole.
In ogni caso, il pensiero, e in particolare l'introspezione, rimane la più grande (e faticosa) avventura che ci sia dato di poter vivere.
11 anni e 8 mesi fa
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Solo due concetti:
1) Perfetto il commento n.5 di Yang. Giudicare sempre le azioni, mai le persone.
2) L'emergere contestuale di aspetti molto positivi e molto negativi della personalità è con ogni probabilità da ricondursi alla circostanza che, in condizioni di particolare sollecitazione emotiva, emerge la verità sulle maschere del self control e della "buona creanza". Maschere di cui è bene sforzarsi in ogni modo di liberarsi, nella ricerca di un'AUTENTICA dimensione di sé che comporti insieme animo sereno e radicati princìpi di tolleranza, affabilità, rispetto ed educazione. Se vi si riesce, non vi sono più maschere che possano improvvisamente cadere.
A proposito delle maschere di buona creanza, il mio destino è, in taluni casi, di provocarne senza intenzione la repentina caduta. E i fatti sono questi.
Sono solito, per mia stessa natura, camminare per strada assorto nei miei pensieri, senza badare a dove metto i piedi. Il problema sorge sempre e solo nei luoghi affollati, e in estate, epoca in cui le signore sono solite vestire scarpe che lasciano libere e nude le dita. Ebbene, per quanto io possa ricordare, in ogni estate è malauguratamente capitato che UNA (solo una: non di più) di queste signore sia rimasta, per mia colpa, vittima di un involontario "pestone", particolarmente doloroso se sul dito mignolo.
Orbene, nel tempo, ho dovuto accertare che la cosa, pur nella sua indiscutibile connotazione di violenza fisica sulle donne (eccone un altro tipo! ) rappresenta una vera e propria prova del 9 della signorilità della vittima. Le vere signore (coloro cioè che non mutano essenza di fronte all'improvvisa sollecitazione emotiva), alle mie scuse si limitano a reagire con un sibilo dolente (ma talora addirittura anche sorridente), o con un "prego" a gamba appena sollevata e lacrime agli occhi; le altre, talora agghindate come fate e quindi irriconoscibili come lavandaie, rispondono viceversa, sempre alla medesima sollecitazione emotiva, con improperi ed epiteti da carrettiere.
Epiteti cui naturalmente non replico, ritenendoli in definitiva ben meritati.
11 anni e 8 mesi fa
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... E con lo studio del marziano antico, a che punto sei?
Guarda che è quella la lingua madre, risolutiva di ogni genere di problema comunicativo... : )))
11 anni e 8 mesi fa
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Un padre o una madre proveranno certo un acerbo dolore di fronte al tuo dolore; ma sarà AUTONOMO dolore loro, patrimonio loro... dI cui si può anche m0rire, ma senza riuscire a provare ciò che tu provi. Questo è il limite della comunicazione umana, purtroppo; ma non ritengo la verità diseducativa: anzi, credo che la crudezza e la solitudine della vita, quanto più la conosci prima, più non la temi poi.
Avanti senza timori ! La vita è meravigliosa in tutti i suoi aspetti...
C'è un fatto che mi turba assai: la circostanza che Napolitano, come riportato da corriere.it, abbia espresso ai marò "l'apprezzamento per il senso di responsabilità con cui hanno accolto la decisione del Governo e (...) assicurato loro la massima vicinanza nel percorso che li attende con l'augurio di un sollecito, corretto riconoscimento delle loro ragioni."
Questa sviolinata, stante che si tratta di due persone quanto meno responsabili di omicidio colposo (salvo che i pescatori siano rimasti vittime di folgorazioni divine o di meteoriti imprevisti), e stante che per giunta non possono darsela a gambe, mi sembra sinceramente degna del premio Nobel per l'ipocrisia; e mi porta alla mente, segnatamente per le decisioni di domani, foschi scenari circa il nostro futuro di... " poveri marò " (ché anche noi lo siamo, e nel vero e più autentico senso della parola).
Ma soprattutto mi ricorda un celebre sketch dei fratelli De Rege, in cui, in un impeto di filantropica delicatezza, si comunicava ad una moglie l'avvenuto decesso del marito con il telegramma che segue: " Tuo marito Filippo infermo - funerali domani ore 11 - speriamo pronta guarigione".
11 anni e 8 mesi fa
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Vincenzo, ho scritto un commento alla tua frase (che ho votato 10), ma quello s t u p i d o del censore automatico me lo ha messo in quarantena. Te ne rendo avvertito, in modo che quando comparirà tu possa tornare indietro e leggere perché ritengo questo tuo pensiero perfettamente rispondente al vero.
11 anni e 8 mesi fa
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Cosa che sicuramente accadrà.
Tutto è ormai quasi pronto.
Tuttavia, a compensazione, si verifica un fenomeno inatteso e spesso inavvertito: il meditare, oltre che produrre effetti su ciò che si può dire, produce lentamente effetti su ciò che si può fare e che si fa. In questi casi, il muto linguaggio delle azioni, e direi quasi dell'essere, incredibilmente riesce a comunicare infinitamente di più di tutte le possibili parole.
In ogni caso, il pensiero, e in particolare l'introspezione, rimane la più grande (e faticosa) avventura che ci sia dato di poter vivere.
1) Perfetto il commento n.5 di Yang. Giudicare sempre le azioni, mai le persone.
2) L'emergere contestuale di aspetti molto positivi e molto negativi della personalità è con ogni probabilità da ricondursi alla circostanza che, in condizioni di particolare sollecitazione emotiva, emerge la verità sulle maschere del self control e della "buona creanza". Maschere di cui è bene sforzarsi in ogni modo di liberarsi, nella ricerca di un'AUTENTICA dimensione di sé che comporti insieme animo sereno e radicati princìpi di tolleranza, affabilità, rispetto ed educazione. Se vi si riesce, non vi sono più maschere che possano improvvisamente cadere.
A proposito delle maschere di buona creanza, il mio destino è, in taluni casi, di provocarne senza intenzione la repentina caduta. E i fatti sono questi.
Sono solito, per mia stessa natura, camminare per strada assorto nei miei pensieri, senza badare a dove metto i piedi. Il problema sorge sempre e solo nei luoghi affollati, e in estate, epoca in cui le signore sono solite vestire scarpe che lasciano libere e nude le dita. Ebbene, per quanto io possa ricordare, in ogni estate è malauguratamente capitato che UNA (solo una: non di più) di queste signore sia rimasta, per mia colpa, vittima di un involontario "pestone", particolarmente doloroso se sul dito mignolo.
Orbene, nel tempo, ho dovuto accertare che la cosa, pur nella sua indiscutibile connotazione di violenza fisica sulle donne (eccone un altro tipo! ) rappresenta una vera e propria prova del 9 della signorilità della vittima. Le vere signore (coloro cioè che non mutano essenza di fronte all'improvvisa sollecitazione emotiva), alle mie scuse si limitano a reagire con un sibilo dolente (ma talora addirittura anche sorridente), o con un "prego" a gamba appena sollevata e lacrime agli occhi; le altre, talora agghindate come fate e quindi irriconoscibili come lavandaie, rispondono viceversa, sempre alla medesima sollecitazione emotiva, con improperi ed epiteti da carrettiere.
Epiteti cui naturalmente non replico, ritenendoli in definitiva ben meritati.
Guarda che è quella la lingua madre, risolutiva di ogni genere di problema comunicativo... : )))
Avanti senza timori ! La vita è meravigliosa in tutti i suoi aspetti...
Questa sviolinata, stante che si tratta di due persone quanto meno responsabili di omicidio colposo (salvo che i pescatori siano rimasti vittime di folgorazioni divine o di meteoriti imprevisti), e stante che per giunta non possono darsela a gambe, mi sembra sinceramente degna del premio Nobel per l'ipocrisia; e mi porta alla mente, segnatamente per le decisioni di domani, foschi scenari circa il nostro futuro di... " poveri marò " (ché anche noi lo siamo, e nel vero e più autentico senso della parola).
Ma soprattutto mi ricorda un celebre sketch dei fratelli De Rege, in cui, in un impeto di filantropica delicatezza, si comunicava ad una moglie l'avvenuto decesso del marito con il telegramma che segue: " Tuo marito Filippo infermo - funerali domani ore 11 - speriamo pronta guarigione".