Spesso il vero errore è convincersi di essere in errore, mentre invece si sta facendo la cosa migliore, o comunque l'unica cosa giusta possibile, o addirittura l'unica cosa possibile.
Un tempo abitavo in un luogo sperduto, in cui era difficile arrivare. Molti sbagliavano strada, ma poi arrivavano. Non arrivavano solo quelli che... non volevano venirci. Morale: quello che conta è il motore, e la volontà e la forza di guidare. Poi, anche se sbagli strada, se VUOI DAVVERO arrivare da qualche parte, ci arrivi sicuro.
Conclusione pratica: chiunque si rammarichi di non essere arrivato da qualche parte, guardi bene in fondo a se stesso, e molto probabilmente scoprirà che in quel luogo, in definitiva, arrivarci non gli interessava un gran che. : ))
11 anni e 4 mesi fa
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Non scantonare. TU hai detto SIAMO sulla buona strada, concordando quanto meno in parte con l'affermazione che la bontà non è sufficiente, ma occorre la conoscenza del male e il suo rifiuto.
Credo sia lecito chiedere il motivo del rifiuto: giacché se uno rifiuta il male "a capocchia", che senso ha?
Viceversa - guarda guarda - per definizione la BONTA' è la qualità di chi è buono, ed è BUONO chi segue la legge morale.
Che non sia per via della BONTA' che si rifiuta il male? : ))
Inoltre, ritengo che la conoscenza dl male serva a ben poco, e sia anzi tempo perso: serve viceversa il ripudio, la nausea del male. Se questa nausea c'è, il male lo rifiuti anche senza conoscerlo: se non c'è, lo conosci e rischi seriamente di non rifiutarlo.
Dice: ma come si fa a rifiutare una cosa che non si conosce? Risposta: hai forse bisogno di ficcare la testa nella bocca di un leone per sapere che si tratta di cosa poco prudente? O hai bisogno di sapere cosa si prova a drogarsi, per sapere che la droga può ammazzarti? Alla stessa maniera, la puzza del male, chi ha quella certa nausea che dicevo, la sente lontano un miglio.
Conclusione: per il rifiuto del male basta la bontà. Basta, ed avanza anche.
E ringraziami per averti salvato dalla "buona strada" della perdizione. :)
11 anni e 7 mesi fa
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Un tempo abitavo in un luogo sperduto, in cui era difficile arrivare. Molti sbagliavano strada, ma poi arrivavano. Non arrivavano solo quelli che... non volevano venirci. Morale: quello che conta è il motore, e la volontà e la forza di guidare. Poi, anche se sbagli strada, se VUOI DAVVERO arrivare da qualche parte, ci arrivi sicuro.
Conclusione pratica: chiunque si rammarichi di non essere arrivato da qualche parte, guardi bene in fondo a se stesso, e molto probabilmente scoprirà che in quel luogo, in definitiva, arrivarci non gli interessava un gran che. : ))
Credo sia lecito chiedere il motivo del rifiuto: giacché se uno rifiuta il male "a capocchia", che senso ha?
Viceversa - guarda guarda - per definizione la BONTA' è la qualità di chi è buono, ed è BUONO chi segue la legge morale.
Che non sia per via della BONTA' che si rifiuta il male? : ))
Inoltre, ritengo che la conoscenza dl male serva a ben poco, e sia anzi tempo perso: serve viceversa il ripudio, la nausea del male. Se questa nausea c'è, il male lo rifiuti anche senza conoscerlo: se non c'è, lo conosci e rischi seriamente di non rifiutarlo.
Dice: ma come si fa a rifiutare una cosa che non si conosce? Risposta: hai forse bisogno di ficcare la testa nella bocca di un leone per sapere che si tratta di cosa poco prudente? O hai bisogno di sapere cosa si prova a drogarsi, per sapere che la droga può ammazzarti? Alla stessa maniera, la puzza del male, chi ha quella certa nausea che dicevo, la sente lontano un miglio.
Conclusione: per il rifiuto del male basta la bontà. Basta, ed avanza anche.
E ringraziami per averti salvato dalla "buona strada" della perdizione. :)